
- Data inizio
- Durata
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- Lingua
- 8 set 2025
- 16 giorni
- Class
- Italiano
Migliorare le capacità decisionali nel contesto di un’attività bancaria interfunzionale, puntando all’integrazione delle aree manageriali con quelle di business.
Con il post di oggi l’esperienza di #ValorePubblico si conclude, per lasciare spazio a nuovi progetti di SDA Bocconi, editoriali e non, anche sui temi del pubblico.
È un post un po’ più lungo. Anche se non abbastanza per fare un bilancio. E nemmeno per dire grazie a tutti e confessare quanto mi sono divertita.
È più un modo per dirci arrivederci. E per testimoniare un modo di interpretare questo mestiere. Trovare canali nuovi, anche più informali, per costruire più connessioni, più conversazioni, più scambi tra accademia e pratica è una via promettente per restituire alla ricerca sociale la sua vocazione civile e rifuggire dal rischio di autoreferenzialità. Oltre che un modo di mettersi a servizio dello sviluppo delle istituzioni e delle sue persone.
Era la domanda con cui il 10 febbraio del 2020 si apriva #ValorePubblico, uno dei primi blog di SDA Bocconi, il primo sui temi dell’amministrazione pubblica. Scrivevo di una domanda crescente di istituzioni pubbliche che mi pareva osservare: dopo una lunga fase di sfiducia nel settore pubblico (dagli anni ’70 in avanti) dalle ceneri degli anni 10’ di questo secolo emergeva una rinnovata, per quanto contraddittoria, domanda di istituzioni pubbliche, alimentata dalle crisi economiche e sociali che hanno portato a riscoprire la necessità di istituzioni pubbliche forti in grado di porre rimedio ai fallimenti del mercato.
A conferma di quella facile profezia, di lì a poco sarebbe scoppiata la più grande pandemia globale che la contemporaneità ricorda e #ValorePubblico è stato un luogo di osservazione del ruolo centrale che le istituzioni pubbliche hanno svolto per uscire dalla crisi, dalla gestione di operations vaccinali senza precedenti, fino al piano di investimenti di Next Generation EU e la sua declinazione nel nostro Paese col PNRR. Come mi è capitato di scrivere, quando ci sono le vere catastrofi, non arrivano gli eroi della Marvell, ma entrano in gioco le professioni della pubblica amministrazione, dai medici e infermieri ai tecnici degli uffici comunali, passando per gli insegnanti.
Osservavo inoltre che, parallelamente, la produzione di valore pubblico non è più monopolio della PA ma è diventata: campo di innovazione sociale con nuove alleanze col terzo settore, che hanno acquisito sempre maggiore centralità; luogo di collaborazione pubblico-privato, alla ricerca di nuovi paradigmi di sostenibilità economica; interesse del business, nella logica ESG e impact investing, per quanto il rapporto tra business e interesse pubblico sia in riscrittura (ne ho scritto recentemente in Valore che vieni, valore che vai).
Quest’anno un tema cui ho dedicato un certo spazio, a partire da questo post, è il DOGE, l’iniziativa lanciata da Donald Trump dopo il suo insediamento e affidata a Elon Musk. La luna di miele tra i due è durata poco per vari motivi, scandagliati nel dettaglio da tutti i media. Tra questi, un punto evidente a molti era che questo programma non sarebbe arrivato lontano come prometteva. Non solo perché alcune ricette erano davvero fantasiose, ma anche perché i sistemi istituzionali delle grandi democrazie (quali l’America è) sono attrezzate per arginare le picconate agli equilibri di check and balances che l’ideologia DOGE voleva resettare. Resta, però, un fatto di tutta questa esperienza. Il DOGE ha avuto una buona dose di consenso interno, ha riattizzato la brace della critica alla burocrazia come ostacolo al funzionamento dell’economia, come spesa improduttiva da sfrondare, come nemica del popolo. A ben guardare, questo è un sentimento che ben si sposa con l’emergere di nuove istanze anti-sistema che stanno crescendo nei consensi in tutte le democrazie occidentali e stanno preoccupando molte cancellerie d’Europa. E, più in generale, funziona quando occorre contrarre la spesa, come sta già accadendo in UK o in Francia (ne ho scritto in Pubblico impiego in Europa: il futuro alle spalle?). Il punto vero del prossimo futuro, è monitorare che piega prenderanno queste nuove ondate di riforma.
Da un lato, le nuove tecnologie AI-powered aprono spazi di innovazione e di efficientamento straordinari, al punto da essere ad oggi la pista più promettente per porre rimedio al sottodimensionamento sistematico dei servizi pubblici. Certo, perché questo accada, occorre sviluppare una visione nuova di come guidare la trasformazione tecnologica e di come ripensare il rapporto uomo-macchina nei servizi pubblici di domani.
Dall’altro, la richiesta della politica di una burocrazia non solo più snella, forse anche più mansueta è ancora una volta un grande ritorno del contemporaneo. In Italia, un segnale in questo senso è la riforma della Corte dei Conti in corso: la necessaria revisione di una disciplina che ha preso una piega paralizzante dell’azione amministrativa rischia, allo stesso tempo, di annichilire il sistema dei controlli. A questa tendenza si aggiunge il cambiamento della relazione tra politica e management, di cui si osserva un’evoluzione dal livello locale a quello internazionale: di fronte a cicli politici sempre più brevi, che impongono un turnover vorticoso della classe politica a tutti i livelli, non sorprende che lo spazio di collaborazione tra eletti (o nominati) e dirigenza si faccia più insidioso e minato. Come si è discusso in occasione di una bellissima reunion EMMAP (qui una sintesi ), se c’è una cosa di cui abbiamo parlato senza sosta in questi vent’anni è di come sia cambiata la politica. Eppure, se c’è una cosa di cui non abbiamo parlato abbastanza è di come è cambiata la dirigenza in relazione a questa trasformazione. Questa è un’altra pista di lavoro per i prossimi anni, per chi studia e chi vive le amministrazioni pubbliche.
Nel 2018 ho avuto l’onore di essere invitata ai lavori di EPPA (European Perspectives of Public Administration), un incontro che si svolge ogni vent’anni per riflettere sul presente e il futuro delle amministrazioni pubbliche in Europa: all’epoca, mi fu affidato il compito di riflettere sul rapporto tra la ricerca e la pratica manageriale nella pubblica amministrazione. Nel contributo di sintesi (qui) riflettevo sulla necessità di innovare gli strumenti di disseminazione e di dialogo tra comunità accademica e dirigenza pubblica. E raccomandavo di smettere di affidare agli articoli accademici o a voluminosi libri le implicazioni per la pratica della nostra ricerca: immaginavo che si potesse investire nell’uso di strumenti più informali e più immediati, come web e social media, per intensificare il dialogo tra teoria e pratica. Di lì a poco mi è stato chiesto di tenere un blog per la mia Scuola grosso modo con questo scopo: l’ho preso come un segno degli astri e non mi sono sottratta.
Quanto #ValorePubblico abbia contribuito al dibatto sulla pubblica amministrazione in questo paese è una valutazione che lascio ad altri. Quello che ho imparato facendolo è che chi lavora negli enti pubblici e lo fa con passione è alla ricerca di reti con cui connettersi per alimentare il senso del proprio operare, per confrontarsi e anche per raccontarsi. Ho scoperto che in queste reti ci sono tante voci da ascoltare e con cui in questi anni, tramite #ValorePubblico, ho dialogato con passione, talvolta anche accesa. Il contributo delle mie osservazioni è stato, post dopo post, setacciato con rigore dal metro della rilevanza per la pratica e la congruenza con l’empiria soggettiva dei lettori di questa rubrica. Criteri ignorati nelle review dei journal accademici, eppure forse da riscoprire per chi fa il mestiere di studiare per informare la pratica, come una Scuola di Management deve fare.
In queste settimane, grazie al contributo del team di colleghi che in questi anni ha seguito SDA Insights, il progetto editoriale di SDA Bocconi nel quale #ValorePubblico si è sviluppato, ho recuperato un po’ di numeri.
In 65 mesi di vita di questo blog, sono stati pubblicati in tutto 160 pezzi e alcuni di questi sono diventati un ebook gratuito (qui il link).
Tra questi, il pezzo in assoluto più letto, con numeri piuttosto sorprendenti per un blog tutto sommato piuttosto specialistico e di nicchia (oltre 43.000 visualizzazioni), era dedicato al tema degli stipendi degli statali, che qualcuno in tempi di COVID (era il 2020) proponeva di abbassare per solidarietà con le imprese in crisi (qui).
Nel 2021 ha avuto una certa eco un pezzo sulla scuola e sui suoi tempi (si discuteva di allungarla un po’ d’estate, viste le chiusure d’inverno): una delle cose più belle successe dopo quel pezzo fu non solo vederlo ripreso su alcune testate specializzate sul tema, ma soprattutto il dibatto franco e aperto che si svolto spesso fuori dai social, con tanti insegnanti che si stavano interrogando sul tema in modo libero da logiche corporative e conservative.
In tempi di riforma PNRR, ha girato un articolo dedicato a spiegare la riforma dei concorsi per l’accesso alla dirigenza e il ruolo della valutazione delle competenze, tema per me non solo di ricerca, avendo avuto l’occasione di sperimentarlo anche nella pratica.
Dal 2023, anche grazie all’emergere del tema casa nel dibattito pubblico, ho cominciato a scrivere di diseguaglianze abitative – oggetto più recente nei miei interessi di ricerca. Uno dei primi pezzi aveva un titolo che hanno capito solo i fan dei B-movies anni ’80: “Vado a vivere da solo?” e poneva il tema dell’abitare oltre il perimetro degli studenti, sui giovani in generale: oggi è argomento mainstream, ieri un po’ meno.
L’anno scorso ha girato soprattutto tra gli allievi del Co.A e dei giovani in cerca di un concorso pubblico un pezzo sul mestiere di segretario comunale, ruolo che negli anni mi ha appassionata, per la sua storia, evoluzione e potenzialità, come sanno gli amici segretari.
Quest’anno… chissà!
È stato un grande onore (e anche una grande responsabilità) essere stata per qualche tempo la cosa più letta di SDA Bocconi. Spero di aver contribuito a raccontare che SDA Bocconi è anche questo: un posto dove si parla non solo delle e alle imprese, ma anche delle e alle amministrazioni pubbliche.
Chiudono con questa estate i primi blog che hanno aperto la prima esperienza editoriale di SDA Insight, di cui #ValorePubblico fa parte, per lasciare posto a nuovi blog, con altri temi e altri volti, con un format un po’ diverso, che non spoilero per non rovinare la sorpresa. Tra i temi rilevanti per l’interesse pubblico, quello della crescita economica e delle riforme ad essa collegate è probabilmente il più vicino agli interessi dei lettori di #valorepubblico. Un piccolo indizio: se non lo avete ancora fatto, cominciate a seguire il collega Carlo Altomonte sui social… Io potrei riapparire con qualche contributo sotto questo nuovo prodotto editoriale.
Nel frattempo, #ValorePubblico diventa #PublicValue, il nome di un nuovo Lab di SDA Bocconi, che raccoglierà alcune delle più rilevanti ricerche sui temi del management pubblico e collegati. Ma di questo, ci diciamo a settembre.
Non credo smetterò questa esperienza di commentare l’attualità della PA e di dialogare sui social con quanti hanno voglia di confrontarsi: dove e con che frequenza, si vedrà man mano. Intanto, il mio è un arrivederci!
E un grazie, per quanti hanno seguito e partecipato a questa piccola avventura.
"La scienza presuppone inoltre che ciò che è prodotto dal lavoro scientifico sia importante nel senso che vale la pena di essere conosciuto. In questo, ovviamente, sono contenuti tutti i nostri problemi."
Max Weber, La scienza come professione, 1917