#ValorePubblico

Cosa abbiamo imparato fino a qui della PA alla prova dell’emergenza

Venerdì scorso, in occasione di una giornata di lavoro con la community degli ex allievi EMMAP in parte presenti e in parte connessi online, con Silvia Rota e gli altri colleghi della faculty per il 10° anniversario del programma, abbiamo fatto il punto delle esperienze di gestione delle Istituzioni Pubbliche in questo momento di crisi. Di seguito alcuni spunti di riflessione emersi nel corso della giornata. Nella speranza che possano ispirare le pratiche che dobbiamo portare avanti nei mesi a venire.

Il ruolo delle istituzioni pubbliche in tempi di crisi

La grande “sorpresa” del 2020 è che quando c’è una crisi globale, non arrivano gli eroi della Marvel, ma sono le istituzioni pubbliche, dall’OMS al più piccolo comune, il riferimento per le comunità, dal livello globale a quello locale. Come ci ha detto Titti Postiglione (EMMAP6), Direttore Generale dell’Ufficio per il Servizio Civile Universale (grande esperta di gestione delle emergenze, per i suoi precedenti incarichi) “in emergenza succede una cosa straordinaria, si riscopre il valore e il senso di quello che si fa ogni giorno”. Riprogettare le modalità di prestazione del servizio civile volontario di oltre 30.000 ragazzi in tutta sicurezza è stato anche un modo per partecipare al superamento dell’emergenza. L’ostacolo, però, era costituito dalle regole: “occorreva uscire dalle gabbie delle nostre stesse procedure e, quindi, in 20 giorni abbiamo riscritto le regole”. Ripensare al proprio ruolo come istituzione pubblica a servizio della collettività è anche l’esito dell’esperienza presentata da Cosimo Palazzo (EMMAP5) ed Emanuela Losito (EMMAP6), rispettivamente Dirigente e PO dell’Area Diritti Inclusione e Progetti della Direzione Servizi Sociali del Comune di Milano, che hanno dato vita a “Milano Aiuta”, un servizio allestito per dare risposta ai nuovi bisogni emersi durante la quarantena (tra cui accesso facilitato alle consegne a domicilio di alimenti, farmaci e beni di prima necessità, per chi era solo in casa, magari ammalato). Come tutti i servizi che ancora non esistono, non è chiaro come farli, dove collocarli, a chi affidarli, con quale personale, ma a fare la differenza è una visione molto chiara su quali sono i bisogni cui dare risposta, senza la pretesa di avere tutte le risposte e le risorse. Attorno a quella visione, attori privati e del terzo settore fanno meno fatica a convergere e a portare soluzioni e risorse.

La grande “sorpresa” del 2020 è che quando c’è una crisi globale, non arrivano gli eroi della Marvel, ma sono le istituzioni pubbliche, dall’OMS al più piccolo comune

Collaborazione e comunicazione come svolta di metodo non retorica

“In questi momenti abbiamo capito che la leva gerarchica non è l’unica che funziona” dice Cosimo Palazzo. Nelle emergenze, tutti i limiti dei modelli organizzativi troppo rigidi vengono al pettine. Dai racconti emersi è chiaro che servono modelli flessibili, adhocratici, adattivi, collaborativi e basati su fiducia e responsabilità diffusa. E’ l’esperienza del Comune di Cremona, comune tra i primi e i più duramente colpiti dalla prima ondata epidemica, raccontata dal suo Segretario Generale, Gabriella Di Girolamo (EMMAP3). “Aprire, invece di chiudere: abbiamo parlato di più con gli stakeholders e le categorie del territorio più colpite dalla crisi, abbiamo fatto di più e meglio ascolto sul territorio, li abbiamo coinvolti anche nelle decisioni di bilancio”. Ma come, in emergenza? Quando bisogna decidere in fretta? “Sì, si sono accelerati i processi di comprensione”. La stessa diagnosi emerge dal lavoro di Maurizio Barbati (EMMAP6), DG ESACOM SpA, Impresa pubblica di un consorzio di comuni veronesi per la gestione ecologica dei servizi ambientali comunali. “Abbiamo rivisto tutte le procedure per mettere in sicurezza il personale – ancor più esposto al contagio con un regime di raccolta porta a porta – senza retrocedere sulla qualità del servizio, che è un fattore di igiene pubblica. (…) E’ stato fondamentale tenere un canale di comunicazione costantemente aperto non solo con i sindaci, per permettere loro di dare risposte certe ai propri cittadini, ma anche direttamente con l’utenza, per essere certi di riuscire a rispondere in maniera tempestiva alle loro mutate esigenze (come l’esigenza di conoscere le procedure di differenziazione della raccolta in caso di contagio)”.

Innovazione e digitalizzazione come risorse imprescindibili

“Siamo sati ripagati degli investimenti fatti e dal coraggio che abbiamo saputo metterci” ci dice Claudia Colaiacomo (EMMAP9), Direttore Generale in staff al Capo del Dipartimento degli Affari Generali del Ministero dell’Economia e Finanza, Valeria Vaccaro (EMMAP8). Gli investimenti già fatti sullo smart working al MEF – che ha al suo attivo anni di politiche avanzate sui temi legati alla conciliazione – hanno portato i loro frutti. Gli investimenti fatti sin dal 2017 con il progetto di lavoro agile “Be Mef Be Smart”, rivolto a circa 200 dipendenti, ha permesso di arrivare a rendere operativi da casa fino a 8600 persone nel pieno della Pandemia.

“Va bene lavorare sulla business continuity, ma attenzione a non perdere di vista il business” dice in chiave provocatoria Claudia Marcolin (EMMAP6), Direttore della Business Area ICT presso DBA PRO, dopo una lunga carriera sempre a cavallo tra settore pubblico e privato. Non si tratta solo di essere resilienti, ma occorre anche ripensare a quali nuovi bisogni emergono e quali servizi sono più coerenti con lo scenario aperto dall’attuale crisi e come le tecnologie possono essere di supporto allo scopo. In questo scenario la digitalizzazione può essere la chiave di volta.

Il tempo nelle emergenze, il tempo delle emergenze

Il tempo delle emergenze non è sempre uguale. “Abbiamo affrontato emergenze diverse, nel corso dei mesi”, spiega Gabriella Di Girolamo. “Nella prima fase, è prevalsa la necessità di mettere in sicurezza i dipendenti. Ma subito dopo, la priorità è diventata come ripensare i servizi per fare fronte ai nuovi bisogni (si pensi all’anagrafe e ai servizi cimiteriali travolti dall’impennata dei decessi). Infine, gli ultimi mesi sono stati dedicati a costruire le condizioni della ripresa: dai servizi educativi, alla gestione dei pubblici esercizi e commercio su area pubblica.” In emergenza, la gestione del tempo è un fattore critico, da amministrare con intelligenza. “Soprattutto ora, la PA ha bisogno di imparare a tenere il passo” – dice Maurizio Pirazzini (EMMAP8), Vice Segretario Generale della Camera di Commercio di Ferrara – “oppure rischia di fare la fine del BancoBol, una cosa che non sappiamo più nemmeno a cosa serviva”.

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