
- Data inizio
- Durata
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- 16 giu 2025
- 4 giorni
- Class
- Italiano
Approfondire il contesto in cui operano gli attori del sistema salute, le principali tecniche per veicolare il valore di un farmaco e per una negoziazione sostenibile.
L’Organizzazione mondiale della Sanità stima 6 milioni di decessi ogni anno per il fumo e le stime del Ministero della Salute per l’Italia si attestano tra le 70.000 e le 83.000 vittime. L’evidenza inoltre mostra come in Italia il consumo di tabacco sia decresciuto dopo l’introduzione del divieto di fumare nei luoghi pubblici (legge Sirchia) per poi ricominciare a crescere con l’introduzione delle sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.
Uno degli interventi periodicamente invocato per ridurre il tabagismo è l’aumento delle accise sulle sigarette e gli altri prodotti del tabacco. Poiché si tratta di un intervento impopolare, è importante chiedersi se sia efficace. Con i colleghi Michela Meregaglia, Laura Giudice e Simone Ghislandi del CeRGAS (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale), abbiamo condotto una rassegna dell’abbondante letteratura scientifica esistente, in un studio condotto per Fondazione Umberto Veronesi ETS, che da anni è impegnata in progetti contro il tabagismo.
A costo di svelare l’assassino, preferisco chiarirlo subito: sì, l’aumento della tassazione sul tabacco è una misura capace di contrastare il tabagismo. Secondo la gran parte della letteratura scientifica, l’aumento genera diminuzioni della domanda di tabacco, del consumo e della percentuale di popolazione utilizzatrice. Una recente metanalisi che riunisce tutta l’evidenza scientifica fino ad ora prodotta mostra che un aumento del prezzo del 10% può produrre effetti rilevanti quali la diminuzione della domanda di tabacco del 5,4%, dei fumatori del 1,3%/2,4%, questo anche nella popolazione più giovane. Detta altrimenti, aumentare il prezzo di un pacchetto di sigarette da 5,4 euro a 5,94 euro porta a fumare una sigaretta in meno per pacchetto. Si comincia anche ad accumulare evidenza che questo porti a benefici in termine di salute e anni di vita. Ad esempio, negli Stati Uniti è stata osservata una correlazione tra l’aumento della tassazione sul tabacco e la riduzione non solo della mortalità per tumore, ma anche della mortalità generale e di quella infantile.
Un’analisi approfondita della letteratura scientifica evidenzia, inoltre, che alcune delle obiezioni più comuni all’aumento delle accise risultano inconsistenti alla prova dei fatti. Una di queste è la preoccupazione che un aumento della tassazione possa incentivare il commercio illegale di sigarette. In realtà, si è osservato che il prezzo del tabacco illegale tende a seguire quello del tabacco legale. Se il prezzo delle sigarette aumenta per via di un’accisa più alta, i contrabbandieri non mirano a guadagnare quote di mercato, ma a guadagnare di più a parità di quantità venduta. In alcuni casi (e specificamente in Australia e Vietnam) si è addirittura osservato che a un aumento delle accise è seguita una diminuzione delle vendite di sigarette illegali.
Non è neppure vero che accise e prezzi più alti penalizzino le persone con reddito più basso, esacerbando così problemi di equità. Anzi, sono proprio queste persone che, riducendo di più i consumi, ne traggono i maggiori benefici in termini di salute. Il 50% degli studi pubblicati evidenzia, infatti, benefici superiori nei gruppi di livello socio-economico più basso (per istruzione e reddito). Negli Stati Uniti, per esempio, è stato osservato che l’aumento di $1 del prezzo del pacchetto genera effetti doppi sul gruppo a più bassa istruzione rispetto al campione generale.
La terza obiezione è che l’aumento della tassazione penalizzi il settore della coltivazione del tabacco e l’economia del Paese produttore. Anche in questo caso, l’evidenza scientifica prodotta dalla Banca Mondiale ci mostra invece che tassare il tabacco porta ad un Paese un doppio beneficio in termini di salute e di sviluppo economico. Questo perché la coltivazione del tabacco è tra le meno redditizie per gli agricoltori, è facilmente automatizzabile e porta con sé anche importanti rischi ambientali. Anche se quindi la tassazione portasse gli agricoltori a convertirsi ad altre colture questo non sarebbe uno svantaggio per loro o per il Paese. Anzi, l’opposto.
Rispetto ad altri Paesi, l'Italia è stata fino ad ora timida nell’applicare politiche di tassazione del tabacco con un chiaro obiettivo di prevenzione e salute pubblica. Abbiamo applicato incrementi modesti delle accise che non modificano i comportamenti delle persone e rimangono principalmente un modo per aumentare gli introiti dello Stato. L’Italia mostra accise inferiori alla media europea e prezzi delle sigarette che sono quasi la metà di quelli francesi e un terzo di quelli irlandesi. Abbiamo quindi ancora molto spazio di manovra per adottare provvedimenti finalizzati a migliorare la salute della popolazione e a salvare vite umane.
Pubblicato originariamente su Fortune Italia