Teoria in pratica

La resilienza delle imprese familiari

Eventi catastrofici come terremoti, incendi o pandemie possono offrire nuove opportunità imprenditoriali che le aziende familiari, grazie alla loro minore vulnerabilità di fronte alle avversità, riescono a cogliere meglio delle altre, migliorando così le proprie performance

Il contesto

Il contesto produttivo e imprenditoriale italiano è dominato dalle PMI, la maggioranza delle quali a conduzione familiare. Più longeve delle altre organizzazioni, tale caratteristica è significativamente modellata dalla loro migliore resilienza, ovvero dalla capacità di reagire attivamente a periodi di difficoltà. 

 

Le aziende di tipo familiare hanno dunque alte probabilità di sopravvivere dopo un evento catastrofico (un terremoto, un incendio, una pandemia) perché mostrano maggiore abilità nell’affrontare l’emergenza e una migliore capacità di trasformare la minaccia in opportunità imprenditoriali. Fattori come il capitale sociale e la ricchezza emotiva della famiglia, migliori relazioni sociali, il posizionamento in settori vicini alla domanda pubblica e alla politica sono tutti elementi che determinano le migliori capacità delle aziende familiari di assorbire, rispondere e capitalizzare le avversità, migliorando così la propria performance imprenditoriale e finanziaria. 

 

La ricerca

Un recente studio ha fornito il primo test empirico rigoroso a dimostrazione della miglior resilienza delle aziende di tipo familiare.
Il lavoro si basa sull’analisi delle differenze tra le prestazioni delle imprese, familiari e no, ubicate nell’area attorno a L’Aquila – epicentro del terremoto che nel 2009 ha colpito l’Italia centrale, con danni economici stimati in 10,2 miliardi di euro – e quelle di un campione di aziende nell’area di Milano, zona non colpita dal terremoto.
Nel campione sono state incluse 145 imprese totali suddivise in un primo gruppo composto da 89 aziende con sede nell’area terremotata, scelte tra quelle che hanno registrato nel 2009 vendite superiori ai 3 milioni di euro (seppur di dimensioni contenute, abbastanza grandi per avere visibilità politica nella comunità locale, per disporre di strutture proprietarie articolate e per garantire rendiconti precisi), e in un secondo gruppo «di controllo», formato da 56 aziende lombarde. Di tutte le imprese sono state raccolte le informazioni ufficiali disponibili non solo per l’anno del terremoto, ma per il periodo dal 2004 al 2012, così da avere un’ampia finestra temporale prima e dopo l’evento. 
Il modo in cui i legami interni ed esterni all’impresa influiscono sulla capacità delle aziende familiari di affrontare con successo gli eventi avversi viene analizzato a partire da tre ipotesi di lavoro. La prima è che esse mostrano una maggiore redditività dopo l’evento disastroso a prova della loro superiore resilienza organizzativa, ovvero la capacità di assorbire efficacemente lo shock subito e di sviluppare risposte specifiche, impegnandosi a sfruttare a proprio favore ciò che potenzialmente minaccia la loro sopravvivenza. Una caratteristica unica dell’azienda familiare è che i suoi processi decisionali sono in gran parte modellati dal desiderio di tramandare l’attività alle generazioni future e da intense e durature interazioni tra i membri della famiglia, che spesso condividono gli stessi obiettivi, sono coinvolti nell’attività a vari livelli, forniscono gli uni agli altri supporto morale, sociale ed emotivo riuscendo così ad assorbire l’evento traumatico. La seconda ipotesi è che la maggiore redditività rilevata nelle imprese familiari dopo uno shock è ancora più forte se nell’attività sono coinvolti più membri della famiglia. La capacità di cogliere le opportunità e di riorganizzarsi efficacemente dopo eventi negativi improvvisi dipende cioè dalla trama delle relazioni familiari, che favoriscono la coesione, incoraggiano la cooperazione, facilitano il coordinamento e promuovono il sostegno morale e psicologico reciproco. Un numero maggiore di membri della famiglia coinvolti implica una maggiore concentrazione in azienda di risorse umane e finanziarie. In base alla terza ipotesi, infine, le imprese familiari che operano in settori fortemente dipendenti dalla domanda pubblica sanno cogliere al meglio le opportunità imprenditoriali dopo un disastro naturale, e ottengono migliori risultati finanziari: la molteplicità dei legami sociali in cui sono inseriti i membri della famiglia li mette in una posizione più forte per trarre tutti i possibili vantaggi dalla situazione. L’identificazione personale della famiglia e dei suoi titolari con l’impresa, nonché la possibilità per la comunità politica e sociale di conoscerne l’identità, facilitano l’instaurazione di forti legami all’interno del settore pubblico.
Per avere un confronto empirico tra i due campioni di aziende selezionati, è stata usata come variabile dipendente dell’analisi il ROA (Return on Assets), cioè il rapporto tra reddito operativo e attivo totale, comunemente utilizzato per valutare l’impatto della governance sulla performance aziendale e per misurare la redditività. Tra le variabili indipendenti chiave, quella di base è la natura (familiare o meno) della proprietà. Sono state costruite poi due variabili aggiuntive: una per misurare il livello e l’articolazione del capitale sociale familiare, l’altra per osservare la vicinanza dell’impresa dalle attività economiche del settore pubblico. I risultati del modello indicano che le imprese familiari del campione hanno mostrato dopo il terremoto prestazioni superiori alle altre in termini di redditività. Per quelle colpite dal terremoto è stata valutata la reazione prestazionale a seconda del numero di membri della famiglia coinvolti nell’attività e della vicinanza alla politica: i risultati confermano performance migliori per le imprese con un alto coinvolgimento dei membri della famiglia in posizioni chiave e per quelle attive in settori vicini alla domanda pubblica, un contesto in cui le risorse familiari sono particolarmente preziose.

Conclusioni e implicazioni

Sebbene la validità dei risultati di questo studio sia parzialmente limitata dall’unicità del contesto indagato e dalla mancanza di dati più dettagliati, lo studio:

  • offre prove empiriche conclusive della superiore resilienza dell’impresa famigliare dopo una catastrofe: la famiglia fornisce i legami sociali e le risorse affettive necessarie per affrontare e superare le emergenze;
  • dimostra che, in presenza di un disastro naturale, avere forti rapporti industriali, sociali e politici è un elemento complementare ai legami familiari nel determinare la superiore resilienza dell’azienda familiare. Le condizioni contestuali locali e specifiche (quali la struttura della famiglia, il posizionamento nel settore, le reti politiche) determinano e modellano i processi di recupero;
  • rivela che i disastri naturali possono offrire nuove opportunità imprenditoriali che le aziende familiari riescono a cogliere meglio delle altre, grazie alla loro minore vulnerabilità di fronte alle avversità, e che si concretizzano in iniziative a sostegno della ricostruzione e per alleviare la sofferenza collettiva. Cogliere queste opportunità consente alle aziende familiari di guardare oltre e di impegnarsi in attività di crescita post-traumatica, migliorando al contempo la propria performance imprenditoriale e finanziaria.

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