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- 19 mag 2025
- 5 giorni
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- Italiano
Comprendere a fondo e implementare con efficacia la nuova dimensione della sostenibilità aziendale e saper realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG.
C’è una discrepanza evidente tra le dichiarazioni di principio a favore della sostenibilità e i comportamenti effettivi negli spostamenti urbani della Generazione Z (i nati tra il 1996 e il 2010). A colmarla, non saranno imperativi etici, ma incentivi tangibili, soluzioni semplici da usare e infrastrutture affidabili. È quanto rivela uno studio del mobiUs Lab (Smart & Sustainable Mobility) di SDA Bocconi School of Management, che ha analizzato i comportamenti di oltre 6.600 giovani equamente distribuiti tra Gen Z e Millennials nelle maggiori città di cinque grandi economie (Francia, Germania, Regno Unito, Cina e India).
I risultati mostrano una realtà più complessa di quanto rappresentata nei luoghi comuni. La sostenibilità, riconosciuta come un valore fondamentale, non è però il motore principale delle scelte di mobilità di questa generazione. A determinare scelte e comportamenti sono fattori concreti e funzionali: costi, affidabilità, semplicità d’uso e sicurezza. In altre parole, la Gen Z pensa secondo ideali, ma si muove secondo efficienza. Non perché questa generazione non abbia a cuore l’ambiente, ma perché vive una quotidianità veloce in un contesto economico in cui ogni scelta è vincolata da budget limitati, e la possibilità di muoversi agevolmente secondo necessità è irrinunciabile.
Anche quando i giovani sono interessati ad abbracciare soluzioni più sostenibili, come i veicoli elettrici, plug-in o in sharing, la scelta avviene a condizione che queste alternative siano accessibili, convenienti e semplici da usare. La geografia dei comportamenti lo conferma. In Cina, dove la sostenibilità ambientale del veicolo non è un aspetto considerato nella scelta del tipo di auto (diversamente dall’Europa, dove invece la percezione di sostenibilità ambientale ha un certo peso), la diffusione di veicoli elettrici e plug-in è più alta. Il motivo? Un sistema di massicci incentivi pubblici ha abbattuto i costi di acquisto e utilizzo, trasformando l’auto elettrica e plug-in in una opzione conveniente.
Nel dettaglio, in Cina il 43,7% dei giovani Gen Z guida un’auto a emissioni ridotte, o zero (plug-in o elettrica: rispettivamente il 22,8% e il 20,9%). Percentuali lontane dall’ Europa, dove, pur in presenza di incentivi sull’acquisto, il prezzo di mercato resta elevato, anche perché l’offerta dei produttori locali è ancora polarizzata sui modelli di alta gamma. In Francia solo il 20,7% della Gen Z guida un’auto elettrica o plug-in (precisamente l’11,2% un’auto elettrica e il 9,5% una plug-in), in Germania il 23,8% (20,3% elettrica e 3,5% plug-in) e in UK il 35,3% (23,9% elettrica e 11,4% plug-in).
In India, la strategia è stata diversa dal vicino cinese ma altrettanto efficace: puntare su modelli economici, con prezzi accessibili, incentivati dallo Stato e da un’offerta commerciale aggressiva. Il risultato? Il 28% della Gen Z nelle grandi città indiane guida un’auto full electric e il 7,8% una plug-in.
Se c’è un punto in comune tra tutte le regioni analizzate è il ruolo del trasporto pubblico, che continua a rappresentare una scelta diffusa per gli spostamenti urbani. Ma anche qui le differenze non mancano. Nelle grandi città europee le principali criticità segnalate riguardano la percezione di sicurezza personale, in particolare nelle ore serali, e la scarsa integrazione tra linee e mezzi. Nelle grandi città dell’Estremo Oriente, invece, il trasporto pubblico viene percepito come efficiente e rapido, complice anche l’evoluzione urbanistica molto recente di queste città, che ha beneficiato delle soluzioni tecnologiche e urbanistiche più aggiornate. L’India rimane un po’ più arretrata, sebbene negli anni recenti stia facendo passi da gigante verso lo sviluppo di reti sostenibili di trasporto pubblico urbano. La Gen Z percepisce il trasporto pubblico urbano come sostenibile, ma non lo sceglie per questo motivo: lo sceglie perché è meno esposto al traffico e quindi affidabile in termini di certezza dei tempi di percorrenza.
Ma per chi può permetterselo, l’auto resta la prima scelta anche qui: il suo costo marginale di utilizzo in ambito urbano è spesso inferiore a quello dei mezzi pubblici sulla singola corsa, soprattutto per le auto a basse emissioni (elettriche e plug-in) che godono di agevolazioni come l’accesso gratuito alle ZTL o i parcheggi gratuiti e diffusi. Ancora una volta non è la sostenibilità a guidare le scelte, ma l’efficienza.
Il car sharing trova nella Gen Z un pubblico selettivo. In Europa i giovani Gen Z sono più inclini ad adottarlo rispetto ai Millennials (con l’eccezione della Germania) ma solo quando i servizi sono economicamente accessibili e le vetture capillarmente disponibili. Le due principali barriere segnalate dagli utenti sono, infatti, il prezzo del servizio e l’incertezza sulla disponibilità dei veicoli. Senza un’offerta capillare e conveniente, anche la generazione più abituata all’economia dell’accesso sceglie soluzioni più affidabili.
La Gen Z non sogna l’impossibile. Quello che chiede è un miglioramento concreto dell’esistente. Il 58% degli intervistati ritiene che l’innovazione debba concentrarsi sul potenziamento delle infrastrutture attuali, piuttosto che su nuove soluzioni radicali. Il desiderio è quello di una mobilità urbana economica, più integrata, sicura e facile da usare.
Il messaggio che arriva è inequivocabile: per ottenere una mobilità urbana davvero sostenibile, non basta appellarsi ai valori. Serve agire sulle condizioni che determinano le scelte reali. La Gen Z è sensibile all’ambiente, ma non è disposta a rinunciare a praticità, sicurezza e convenienza. Per convincerla a scegliere opzioni più sostenibili, occorre renderle più accessibili, più semplici e più vantaggiose. La sostenibilità, da sola, non basta: deve diventare una scelta conveniente, per poter essere anche una scelta etica.