#ABOUTLEADERSHIP

Insoddisfazione e conoscenza in-finita (parte 2)

Riprendiamo da dove avevamo interrotto nell’ultimo pezzo di #AboutLeadership: come gestire l’insoddisfazione che si sperimenta nel vissuto quotidiano?

 

La bella notizia è che questa insoddisfazione non va eliminata, anzi. Se ben compresa e analizzata, rappresenta il punto di partenza fondamentale perché avvenga un cambiamento positivo e sostenibile nel tempo per l’individuo e per le persone che lo circondano. Se riflettiamo, tutti coloro che sperimentano questa insoddisfazione desiderano apportare un cambiamento nelle loro vite (i dati su disengagement, great resignation e quiet quitting ce lo testimoniano). Ma cambiare per cambiare a volte non produce i benefici sperati. Bisognerebbe allora soffermarsi e capire come questa insoddisfazione può essere lo spunto per raggiungere un cambiamento capace di migliorare efficacemente la vita dell'interessato/a e del suo entourage.

 

Ammesso che l’insoddisfazione risulti evidente, questa, infatti, non è in grado da sola di muovere il soggetto verso questo tipo di cambiamento. Occorre, in primis, che sia accompagnata da una visione chiara del punto di arrivo (cioè una visione del futuro desiderato o riconosciuto come migliore) e da un piano dettagliato per implementare il cambiamento. Da un lato, infatti, anticipare con l’immaginazione lo scenario futuro auspicato funge da incentivo e permette al soggetto di comprendere a fondo il valore del cambiamento. Dall’altro, per mettere in atto il processo di cambiamento e diventarne promotori, occorre che siano chiari i primi passi concreti da fare. Questo spianerà la difficoltà iniziale a lasciarsi alle spalle la propria «comfort zone» e andare verso il tanto temuto ignoto. Ecco dove avere accesso a una serie infinita di informazioni può aggiungere effettivamente valore: nella misura in cui ci aiuta a dotarci di tutti gli spunti e strumenti necessari per confezionare quella che definiremmo una visione del nostro futuro entusiasmante e allo stesso tempo realizzabile.

 

Per arrivare a definire il quadro completo che porta a un cambiamento positivo e sostenibile occorre aggiungere un’ultima riflessione.  

 

Immaginiamoci di avere tra le mani una bilancia e di doverla usare per soppesare il tutto. A sinistra posizioniamo tutto ciò che ci farebbe propendere verso il cambiamento (insoddisfazione, visione del futuro e primi passi concreti da compiere), a destra tutto ciò che invece ci frena. A seconda di ciò che metteremo sulla bilancia e del suo corrispondente peso, questa penderà più da una parte rispetto all’altra. Se dovesse venire a mancare uno dei tre componenti a sinistra, la bilancia favorirà verosimilmente il mantenimento dello stato attuale. Per esempio, un’insoddisfazione legata allo status quo e una chiara visione del futuro desiderato raramente producono di per sé un cambiamento se non vi è un’esplicitazione dei primi passi da compiere.

Immaginiamo di trovarci in un reparto ospedaliero; come si può pretendere che la propria assistente neo-assunta sappia come preparare il paziente per l’operazione dopo il primo tentativo mal riuscito? Se l’unico trattamento che le riserviamo è quello di farle presente che «mio figlio che ha due anni lo avrebbe certamente fatto meglio di come lo hai fatto tu», senza spiegarle quali sono i primi passi da compiere, l’assistente, probabilmente, sentirebbe la necessità sì di cambiare…cambiare lavoro però, non approccio! E questo non coinciderebbe esattamente con quanto auspicato.

 

Così come, d’altra parte, la mancanza di una chiara visione provocherebbe un’insoddisfazione fine a se stessa e sarebbe capace solo di alimentare un grande senso di amarezza rispetto al vissuto, senza intravederne una via d’uscita. L’essere umano non è fatto per sostare a lungo in questa dimensione e pertanto, pur di scrollarsi di dosso il più velocemente possibile questa sensazione negativa, sarebbe portato a identificare quei “primi passi” apparentemente più convenienti o a portata di mano, che in realtà, proprio perché non “ illuminati” da una chiara visione, non farebbero altro che far deviare ancora di più l’individuo rispetto ad una crescita ideale.

 

In sintesi, è utile domandarsi quale ruolo specifico ricoprano i diversi fattori che entrano in gioco (e devono entrare in gioco!) nel processo di cambiamento positivo e sostenibile nel tempo che stiamo perseguendo o vorremmo perseguire. Valutarne l’entità ed il peso. Solo a questo punto potremo capire la nostra vera e reale propensione a favorire o ostacolare il cambiamento in atto. E soprattutto, capiremo a fondo se questo cambiamento produrrà i benefici sperati per noi e per le persone che ci circondano.  

SHARE SU