Monti alla guida della Commissione pan-europea dell’OMS: “una sola salute per il pianeta”

Un incontro con i partecipanti di EMMAS

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L’unico modo di uscirne è uscirne tutti insieme. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase nell’ultimo anno? Prima di liquidarla, nella migliore delle ipotesi, come una esortazione alla solidarietà fatta da anime belle di fronte al dramma collettivo della pandemia, proviamo ad allargarne la portata e l’impatto. A immaginare che quel tutti insieme non si fermi al confine di una nazione o di una comunità internazionale, e nemmeno a quello del genere umano, ma riguardi l’ecosistema e il pianeta nella sua interezza. E non abbia a che fare solo con gli ideali e le speranze, ma imponga una concreta e lungimirante azione politica.

Questa nuova prospettiva ha un nome: One Health, una sola salute. È la prospettiva assunta dalla Commissione Pan-Europea sulla Salute e lo Sviluppo sostenibile, un organismo creato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alla cui direzione è stato chiamato Mario Monti, Presidente dell’Università Bocconi, già Presidente del Consiglio italiano e Commissario europeo. Ad affiancarlo, tra i 23 membri della Commissione provenienti dai diversi Paesi della Regione pan-europea dell’OMS, c’è anche, in funzione di special advisor, Aleksandra Torbica, direttore del CERGAS, Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale di SDA Bocconi. Entrambi erano presenti a un incontro con i partecipanti alle edizioni 2019 e 2020 di EMMAS, l’Executive Master in Management delle Aziende Sanitarie e Socio-Assistenziali, introdotti dal direttore Francesca Lecci, per condividere con la platea questa nuova e impegnativa esperienza.

“Da capo del governo ho avuto modo di vedere da vicino la complessità delle politiche sanitarie ma non mi ritengo un esperto in materia”, ammette Monti, “e sono rimasto molto sorpreso qualche mese fa quando ho ricevuto questa proposta da Hans Kluge, Direttore della Regione pan-europea dell’OMS (che comprende 53 paesi). Quello che mi ha portato ad accettare la direzione della Commissione è il suo ‘sottotitolo’: Ripensare le priorità politiche alla luce della pandemia”. Si parte da una constatazione semplice e drammatica: la crisi globale generata dal Covid-19 supera decisamente i confini del settore sanitario, non minaccia solo la nostra salute ma la tenuta dell’intero tessuto sociale ed economico e deve diventare l’occasione per conoscere e affrontare le carenze sistemiche di tutti i settori.

La pandemia insomma deve insegnarci ad allargare lo sguardo, a unire i punti: “Siamo convinti che si debba raggiungere una maggiore integrazione dei sistemi sanitari all’interno dei sistemi economici e sociali, su tre diversi livelli”, prosegue Monti. “Il primo riguarda l’approccio interdisciplinare ed è quello chiamato One Health: non è più possibile pensare alla salute umana separatamente da quella animale e ambientale. È ormai fondamentale che i quattro principali organismi delle Nazioni Unite che si occupano di questi temi – oltre all’OMS, la FAO per l’alimentazione, l’UNEP per l’ambiente e l’OIE per la salute animale – operino congiuntamente”.

C’è poi il piano dell’azione dei governi. Anche qui è necessario un coordinamento strutturale tra le politiche economiche e quelle sanitarie, queste ultime portate ora bruscamente al centro della scena dalla pandemia ma da sempre subalterne alle prime. “Se le politiche della salute sono trascurate alla lunga ‘si vendicano’ sulle altre”, ammonisce l’ex premier.

Il terzo piano di integrazione è quello internazionale. Ricordando la lezione della crisi finanziaria del 2008, Monti sottolinea che “anche oggi per rimettere in piedi i sistemi economico-sociali serve il lavoro congiunto dei governi. La nostra proposta è quella di istituire presso il G20 un Global Health Board, un organismo leggero ed efficace sulla falsariga del Financial Stability Board nato per contrastare un’altra emergenza globale, quella finanziaria, e presieduto dall’allora presidente della BCE Mario Draghi”.

Ad Aleksandra Torbica, poi, il compito di entrare più nel dettaglio dei lavori della Commissione, il cui mandato è appunto quello di trovare soluzioni per rafforzare la resilienza dei sistemi socio-politici, e non solo sanitari, andando oltre la gestione della pandemia e preparandoli a reagire ad altri possibili shock (ad esempio quello climatico). “C’è un legame bidirezionale tra la salute e lo sviluppo economico, così come tra la salute e la sicurezza”, ricorda.

In attesa del report conclusivo dei lavori previsto per il prossimo settembre, la Commissione ha delineato una Call to action ai governi articolata su cinque punti:

  • Rendere operativo il concetto di One Health a tutti i livelli creando un panel intergovernativo sulle minacce alla salute, aumentando gli investimenti pubblici in misure di prevenzione e sistemi di preallarme e sviluppando un sistema di controllo delle malattie pan-europeo che si integri con le strutture esistenti.
  • Agire a tutti i livelli della società per ricomporre le fratture che hanno reso troppe persone vulnerabili alla pandemia con sistemi sanitari più inclusivi, maggiore accesso delle donne agli organi decisionali, possibilità di incrociare i dati sanitari, raggiungimento della copertura sanitaria universale.
  • Modificare il sistema finanziario globale, inserendo nella valutazione dei rischi il concetto di One Health e differenziando la spesa per consumi e investimenti – “la sanità non dev’essere considerata solo un costo”, ribadisce il direttore del CERGAS.
  • Promuovere il bene comune a livello globale attraverso un possibile Trattato internazionale sulle pandemie e l’istituzione del Global Health Board a livello di G20 che può evolvere in un Global Public Goods Board.
  • Sostenere l’innovazione nei sistemi sanitari incoraggiando la ricerca per nuovi farmaci, tecnologie e innovazioni organizzative, nonché l’armonizzazione delle legislazioni sanitarie e lo sviluppo di partenariati pubblico-privato efficaci e trasparenti.

Sono tutti temi sensibili per i partecipanti EMMAS, manager della salute che operano in ambiti differenti ma con un problema comune, quello del coordinamento non sempre facile tra i diversi piani di governo – centrale, regionale, locale – e del conseguente gap tra regole ed execution. Una distanza che loro cercano quotidianamente di ridurre con il lavoro e le competenze, ma che fa emergere dalla platea una domanda pressante: come garantire che i punti della call to action non rimangano solo enunciazioni di principio? E in particolare, come assicurarsi che il PRRN non sia un’occasione sprecata per la sanità e per il nostro paese?

“È importante l’occhio dell’Europa e un buon livello della politica italiana”, risponde Monti che si dice convinto, “senza fare del facile ottimismo”, che al momento ci siano entrambi: una UE collaborativa e attenta e un governo italiano competente e determinato. Ma per rialzarsi dopo il “pugno in faccia” ricevuto dalla pandemia occorre un sostanziale cambio di mentalità a tutti i livelli, vale a dire – espressione significativa per i partecipanti di un executive master – una capitalizzazione degli apprendimenti: “Quando c’è un forte shock c’è anche una forte attivazione delle menti – tecniche, politiche, nell’opinione pubblica – alla ricerca di soluzioni. L’obiettivo deve essere quello di ridurre al mimino i danni, ma di rendere durevoli gli effetti dello shock sulle coscienze e sulla capacità di ripensare le nostre priorità”.

SDA Bocconi School of Management.

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