Europa, crisi sanitaria e crescita sostenibile

REInnovation Lab Webinar Series

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“Il Covid-19 è un campanello d’allarme, probabilmente legato al degrado della bio-diversità:  speriamo che fra qualche anno non ci diciamo che il suo effetto è stato piccolo in confronto a quello di un eventuale innalzamento eccessivo della temperatura o del livello delle acqua” La fase-2, che ci porta fuori dal periodo più nero dell’emergenza, deve essere sfruttata soprattutto per incrementare gli investimenti che possono avvicinare la nostra crescita economica al modello della sostenibilità, migliorando il nostro rapporto con l’ambiente e riducendo la probabilità degli scenari estremi è questa la sintesi del pensiero di Mario Nava, economista bocconiano formatosi con un Ph.D. alla London School of Economics, già Presidente della CONSOB, attualmente Direttore della DG. FISMA presso la Commissione Europa e Visiting Professor presso l’Università Bocconi, nel REInnovation Lab Webinar Series, una serie di Forum finalizzata a comprendere le implicazioni economiche di breve e medio periodo della pandemia. 

Il REInnovation Lab, una piattaforma di ricerca e formazione nata per iniziativa di SDA Bocconi School of Management e Assoimmobiliare, finanziata dai principali player internazionali dell’industria del real estate come BNP Paribas RE Italy, CBRE, Colliers International, Cushman&Wakefield, Deloitte, Duff&Phelps, Generali Real Estate, GVA Redilco, JLL, PWC, e Sigest, ha l’obiettivo di contribuire all’evoluzione del settore creando un «laboratorio» di conoscenza indipendente in grado di rielaborare i dati primari e le esperienze dei diversi player dell’industry trasformandoli in strumenti operativi. La serie su “Gli impatti della pandemia nel breve e medio periodo” ha l’obiettivo di raccogliere e dibattere ”in tempo reale”  le opinioni di accademici, policy-maker e Chief in merito alle dinamiche e alle interrelazioni dal punto di vista economico, strategico e finanziario, con particolare focus sugli impatti nel real estate. La formula di discussione moderata con l’obiettivo di trattare precisi pilastri dello specifico special seminar, prevede una struttura fortemente interattiva di dibattito. 

Sollecitato da Andrea Beltratti, Full Professor nel Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi, Ph.D. a Yale, e Direttore assieme ad Alessia Bezzecchi, Associate Professor of Practice Corporate Finance e Real Estate SDA Bocconi School of Management, del REInnovation Lab, il Prof. Nava ha presentato argomenti e risposto a varie domande dei partecipanti sugli strumenti di policy usati per gestire la crisi e il loro impatto di breve, medio e lungo periodo, con particolare attenzione alle implicazioni sulla sostenibilità della crescita. ”Non sprechiamo la crisi! Usiamola invece per attenuare i rischi delle crisi future, che verranno probabilmente dall’impatto negativo del nostro punto di vista sull’ambiente. In altre parole, facciamo in modo che il futuro recupero della perdita di output odierna avvenga in modo da avvicinarci ad un percorso di sostenibilità” ha affermato in chiusura il guest speaker, che tra l’altro conosce bene la SDA Bocconi School of Management per il suo recente intervento al convegno ”Il wealthtech e le nuove dimensioni nell’asset/ wealth management” organizzato dalla Allfunds Academy.

 

La crisi del Covid19 e la reazione di policy

“Quanto è rilevante lo shock causato dalla comparsa del Covid19?” chiede Beltratti. L’invitato spiega che lo shock è di un ordine di grandezza mai visto prima, perché combina aspetti di disruption dell’offerta e di riduzione della domanda aggregata. Per trovare shock altrettanto forti occorre tornare indietro di un secolo, ad esempio le guerre mondiali o l’influenza spagnola. E’ interessante osservare l’evoluzione della percezione dell’opinione pubblica in merito alle conseguenze della pandemia: siamo partiti negando la rilevanza del fenomeno per giungere a una previsione di caduta del Pil del 10%. Proprio ieri si è registrato per la prima volta da due mesi un lieve miglioramento nella previsione di crescita economica di breve periodo, ma un ulteriore peggioramento per quella di lungo periodo. La situazione sta assumendo connotati che rischiano di essere definibili come New Normal, vale a dire una situazione in cui le attività di svago e di lavoro potranno essere condotte con formule nuove e diverse, rispettose del distanziamento sociale e mediante l’utilizzo di strumenti di protezione che riducano il rischio di contagio di ciascuno di noi.

“In tale scenario, come valuta la risposta di policy?” chiede il moderatore del dibattito, un tema già affrontato in altri episodi della Webinar Series. La prima linea di difesa è stata adottata con estrema rapidità dagli enti locali e nazionali. Sono state reazioni tempestive di blocco dell’attività economica e sociale che hanno portato alla identificazione di “zone rosse” che hanno avuto purtroppo l’effetto collaterale di impedire lo scambio di merci e persone e ridurre fortemente l’attività economica. Ma, subito a ruota, la Commissione Europea ha agito molto più rapidamente di quanto fatto nella crisi precedente, la cosiddetta crisi dei paesi periferici iniziata nel 2010, dove ci sono voluti anni per comprendere che sarebbe stato necessario annunciare pubblicamente l’intenzione di “fare qualsiasi cosa” per consentire l’uscita dalla crisi, e poi mostrare la credibilità dell’annuncio mediante misure di policy come il Quantitative Easing, il fondo salva-Stati (MES) e l’Unione Bancaria. La differenza della risposta di policy è eclatante: a circa un mese dall’inizio dell’emergenza l’Europa ha presentato un piano di interventi fiscali da 540 miliardi di euro, comprendente tra strumenti: 1. Il fondo SURE per la garanzia ai sussidi di disoccupazione, 2. l’intervento della Banca Europea per gli Investimenti con un fondo in grado di convogliare prestiti con garanzia alle piccole medie imprese che formano l’ossatura della struttura industriale europea, 3. Il MES per erogare prestiti equivalenti al 2% del PIL di ogni paese. E’ inoltre estremamente importante non solo il “quanto” ma anche il “come”: il Recovery Fund è parte integrante del Bilancio Europeo, una decisione presa all’unanimità, e di conseguenza il Bilancio passa da 1,2% a 2% del PIL europeo, con una espansione potenziale di 120 miliardi di euro. 

   

Covid19 e sostenibilità

Beltratti chiede: “Possiamo alzare lo sguardo e interpretare la crisi sanitaria come espressione di un modello di sviluppo poco sostenibile?”. Il guest speaker porta l’attezione alla la Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 gennaio 2020, nota come European Green Deal, all’articolo 5 sostiene che ‘the UN Sustainable Development Goals (SDGs) should be at the centre of the EU’s process of drafting and implementing policies so that the EU promotes a model for human development compatible with a healthy planet; underlines, in this regard, the fact that the European Green Deal must combine social rights, environmental integrity, regional cohesion, sustainability and future-proof industries that are globally competitive, to the benefit of all’. Si tratta di una dichiarazione forte, rilasciata proprio alcune settimane prima dell’inizio della pandemia, e coerente con le ipotesi, avanzate da molti, relative a un legame diretto tra Covid-19 e inquinamento, evidente dalla rilevazione secondo cui il numero dei morti è molto alto in città contrassegnate da bassa qualità dell’aria. Il legame tra pandemia e situazione ambientale è di estrema importanza: qualcuno a febbraio sosteneva che l’attenzione per la situazione ambientale dovesse passare in secondo piano a causa dei nuovi problemi, anche economici, causati dal virus, in primo luogo la disoccupazione, che avrebbero potuto essere affrontati solo mediante un deciso piano di rilancio. Ma l’interpretazione dello speaker è esattamente opposta. La situazione economica è certamente peggiorata con la pandemia, ma la necessità di avere un modello di crescita economica che non abbia continui impatti negativi sul clima non è una decisione di un gruppo di burocrati, bensì il risultato del moderno paradigma scientifico, che avverte che le scadenze del 2030 e del 2050 sono da rispettare per impedire  il disastro delle nostre vite. Anche nel caso del Covid-19 abbiamo ascoltato le opinioni degli scienziati e preso, a malincuore, decisioni fortemente influenzate dalla conoscenza scientifica e dalle analisi statistiche, che sembravano assurde per il loro impatto immediato ma che adesso riconosciamo come indispensabili. E’ un ottimo paradigma di come la scienza ci può guidare nei momenti difficili, costringendoci a fare cose che altrimenti non faremmo a causa della nostra tendenza a non uscire dalla comfort zone.

“Il Covid-19 può allora anche essere considerato come una opportunità per la finanza sostenibile?” chiede il moderatore. “Certamente” risponde Nava senza esitazioni  argomentando poi che la perdita del 10% di prodotto interno lordo prepara il terreno per il recupero dell’attività produttiva. La realizzazione di investimenti pubblici e privati che favoriscono la sostenibilità anche ambientale è necessaria per avere una ripresa compatibile con gli obiettivi di medio e di lungo periodo. Gli investimenti devono essere fortemente orientati a obiettivi come la neutralità sul clima, la protezione delle risorse naturali come l’aria e l’acqua. Diverse aziende private stanno accogliendo questa opportunità. Un esempio sono le compagnie aeree che dovendo fare scelte su quali aeromobili far ripartire, privilegiano quelli con minore impatto in termini di inquinamento.

 

Regolamentazione, policy e sostenibilità   

L’uscita dalla crisi del 2008 ha implicato un forte aumento delle emissioni che ha portato il mondo alla presa di coscienza del 2015 alla COP di Parigi. L’Europa ha spinto per un action plan completamente adottato nel dicembre del 2019, dove in particolare la tassonomia suggerisce ai gestori finanziari quali investimenti possono avere un impatto positivo e quali un investimento negativo sulla sostenibilità della crescita. Attualmente, la Commissione sta lavorando sugli atti delegati riguardanti sia la mitigazione sia l’adattamento al cambiamento climatico. Le caratteristiche dell’intervento sono assimilabili a quello di Pilastro 3 nel mondo della regolamentazione bancaria, vale a dire finalizzate all’aumento della disclosure invece che alle prescrizioni che impediscono le scelte, sposando i risultati economici secondo cui l’approccio di command-and-control ha un risultato inferiore a quello che si può ottenere aumentando l’informazione e consentendo il riaggiustamento dei prezzi relativi a causa delle libere decisioni di consumatori e imprese. La filosofia di fondo è quella che si basa sull’ipotesi di capacità di vigilanza da parte del mercato e degli investitori. Beltratti ricorda che i mercati finanziari possono non essere sempre efficienti, ad esempio, proprio seguendo l’esempio appena fatto, non sono stati in grado di sfruttare le informazioni rese disponibili dalla regolamentazione bancaria di Pillar 3 rese disponibili nel periodo precedente la crisi finanziaria. L’evidenza dimostra che le banche quotate nel mondo che hanno avuto la performance borsistica migliore nel periodo precedente la crisi del 2008-2009 sono anche quelli che hanno perso di più durante la crisi. Speriamo che gli investitori siano davvero maggiormente capaci di discriminare tra aziende sostenibili dal punto di vista ambientale e aziende altamente inquinanti.   

Un altro tema affrontato ha riguardato le modalità di misurazione del Prodotto Interno Lordo che ignorano elementi quali lo sfruttamento delle risorse naturali e allo stesso tempo contano come contributo positivo anche i consumi e gli investimenti che sono in realtà considerabili come spese difensive. Una letteratura economica sulla felicità ha illustrato come il benessere a livello internazionale non sia determinato esclusivamente dal Prodotto Interno Lordo, che può invece aumentare anche in situazioni di crisi. C’è chiaramente un legame tra i criteri di calcolo del PIL e il perseguimento della sostenibilità.

Un altro tema importante introdotto dal moderatore riguarda il potenziale impatto della nuova Tassonomia in economie che sono meno orientate al mercato di quelle anglosassoni e più orientate agli intermediari. Gran parte del capitale produttivo in Italia e in altri paesi non è quotato sui mercati. Questo è particolarmente vero in alcuni settori, come il real estate. La tassonomia e le altre norme relative al comportamento degli asset manager possono avere un impatto indiretto sul capitale non quotato, ma quanto forte può essere tale impatto?

Va detto che la nuova regolamentazione guarda anche ai prodotti come ad esempio ai green bond, non solo agli attori. Prodotti come i ‘ mutui verdi’ sono molto apprezzati anche dalle banche perché aumentano la capacità di rimborso del debitore grazie al risparmio di costi associato al miglioramento qualitativo dell’edificio e grazie all’aumento del valore dell’abitazione. Quindi, certamente non è sufficiente limitarsi ad indirizzare le attività di asset e wealth manager, e ci sono numerose altre misure che devono essere prese prima dell’intervento sul capitale quotato. Le misure che impediscono l’inquinamento nelle grandi città impedendo il traffico ne sono un esempio.    

E’ Silvia Rovere, Presidente di Assoimmobiliare e Amministratore Delegato di Morgan Stanley Real Estate SGR, a formulare l’ultima domanda, riguardante l’omogeneità della risposta di politica economica tra paesi: “La regolamentazione non rischia di produrre effetti eterogenei tra paesi?”. Nava sottoinea che l’arbitraggio regolamentare è un elemento estremamente negativo specialmente in periodo di crisi e che per questo dalla crisi precedente del 2008 è cambiato l’approccio della regolamentazione, che si è spostato dall’uso intensivo delle Direttive all’uso più frequenti dei Regolamenti. Questi ultimi impediscono un processo di ulteriore rivisitazione nazionale che può attenuare l’impatto delle norme. Peraltro, proprio le misure direttamente prese a livello nazionale e locale rischiano di creare eterogeneità che non è interesse di nessuno mantenere. Per esempio, le misure di restrizione alla circolazione delle auto con motore a scoppio rischiano di impedirne l’utilizzo tra cinque anni in una città e tra sette in un’altra, rendendo impossibile l’uso della stessa autovettura per spostarsi da una città all’altra distante pochi chilometri.

Beltratti conclude il webinar, ringraziando il Direttore Nava per la capacità di fornire uno schema logico in grado di guidarci in questo shock: il legame tra Covid-19 e sostenibilità è un aspetto cruciale su cui non ci siamo soffermati abbastanza, e il ruolo degli investimenti sostenibili e della finanza verde per il recupero dei punti percentuali di PIL persi è una grande opportunità per non sprecare questa crisi.

Parte integrante del Real Estate Innovation Lab è la REInnovation Academy, programma di formazione manageriale ed economico-finanziaria per creare professionisti junior in grado di essere direttamente inseriti dalle Aziende Partner del progetto didattico.

 

 

SDA Bocconi School of Management

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