Se l’obiettivo di misurare e valutare è funzionale al controllo della gestione (e, quindi, a conoscere cosa funziona e cosa no per riaggiustare il tiro delle scelte di allocazione o di gestione, ma anche un po’ per rendere conto esternamente dell’utilizzo delle risorse e del valore generato) le logiche, gli strumenti e gli oggetti occorre che siano riorientati a questo fine. Se, al contrario, ci interessa avere un sistema di feedback individuale funzionale a favorire lo sviluppo delle persone nell’organizzazione, le logiche, gli strumenti e oggetti sono in larga misura diversi. Eppure, il modello che ci ritroviamo oggi – a colpi di riforme stratificate negli anni – fatica a scindere gli oggetti (performance organizzativa e individuale) e soprattutto confonde le finalità, al punto che da sempre l’unico vero sostanziale scopo dei SMVP è stato (e temo resti) quello di produrre la pezza d’appoggio amministrativa per poter erogare i premi, a pioggia o no che sia (per gli appassionati del tema, un piccolo excursus della storia della retribuzione di risultato nella PA italiana mischiato all’imminente Festival di Sanremo lo si può trovare qui e così rispolveriamo anche quanto la narrazione del merito sia tutt’altro che nuova).
In coerenza con questa strategia, il Ministro indica la via mettendo al centro il ruolo della dirigenza e della sua funzione chiave nella gestione delle persone, e pone come cruciale il tema della leadership, secondo aspetto di rilevante interesse di questa direttiva. Che per la prima volta sia scritto nero su bianco in un documento a firma del Ministro resta un fatto culturalmente e simbolicamente importante, tanto più in un contesto culturale in cui la (piccola) parte più retriva e sbeffeggiatrice verso il management e la leadership (considerate al meglio “cialtronate”) si annida proprio tra i più blasonati vertici del mandarinato a livello centrale (e, talvolta, anche locale). Ora, però, a voler essere seri, occorrerebbe non già limitarsi a dire che è un’area di competenze cruciale, su cui fare valutazione e formazione, ma occorrerebbe anche mettere in circolo più risorse (che pur ci sono, copiose come mai prima) e strumenti di accompagnamento: perché, che ci si creda o no, non mancano gli enti e i dirigenti (o aspiranti tali) che stanno provando a segnare un cambio di passo proprio sulle competenze di public leadership, anche pagando di tasca propria l’investimento.
Un terzo elemento di novità è il suggerimento dei sistemi di feedback 360°. Anche qui, occorre riconoscere che c’è chi si era già portato avanti (ne abbiamo raccontato di recente qui).