
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 21 mag 2025
- 17 giorni
- Blended
- Italiano
Fornisce le conoscenze e gli strumenti fondamentali per un effettivo esercizio della funzione di direzione della PA.
La PA non è un argomento da campagna elettorale, come le tasse o le pensioni. Eppure, è un tema cruciale: da un lato l’efficace gestione degli investimenti del PNRR dipende anche dal miglioramento della capacità amministrativa e, dall’altro, è in corso un ampio programma di riforma che non può permettersi rallentamenti o una guida poco sicura. Cosa promettono i partiti quanto a riforma della PA?
Abbastanza, per quanto il tema sia periferico. In cinque degli otto* programmi analizzati la pubblica amministrazione è un tema cui dedicare se non un punto del programma, quanto meno un sotto punto. Ad esempio, per Fratelli d’Italia (FdI), Lega e Forza Italia, la pubblica amministrazione è trattata all’interno dei paragrafi dedicati alle più ampie riforme istituzionali. Similmente, il Partito Democratico (PD) dettaglia alcune delle proposte all’interno della sezione dedicata all’amministrazione locale. Solo il programma di Azione-Italia Viva (Azione-IV) dedica un capitolo ad hoc alla Pubblica Amministrazione. Ma vince il campionato del programma PA più dettagliato Più Europa che, di tredici punti, ne riserva ben due al tema, di cui uno genericamente alla pubblica amministrazione ed un altro al funzionamento della macchina dello Stato. Negli altri programmi consultati, le proposte sono sparse nei diversi punti del programma e non sono trattate a sé.
Le ricette sul piano strettamente gestionale sono rare e, occorre ammetterlo, poco originali.
Le ricette sul piano strettamente gestionale sono rare e, occorre ammetterlo, poco originali. Come la fiducia incrollabile nella taumaturgia della programmazione: FdI propone di aggiungere nel PIAO un programma degli obiettivi di efficientamento misurabile (forse un po’ ridondante, essendo l’efficienza una delle dimensioni già oggetto di monitoraggio tramite PIAO, almeno sulla carta) e Più Europa propone di assegnare nientemeno che agli stessi ministri (!) obiettivi quinquennali (!!) in linea con il PNRR che si articolino a cascata per tutta la dirigenza, cui legare la retribuzione di risultato. Dei premi si occupa anche Azione-IV, che propone di togliere il tetto per i progetti legati al PNRR.
Insieme alla programmazione, compare un altro evergreen, ovvero la valutazione: dei programmi di spesa e delle politiche pubbliche ad opera di soggetti terzi esterni (tipo gli OIV?), per Più Europa; valutazione di impatto ex-ante e ex-post delle proposte di legge e dell’attività del governo (tipo la VIR?), per il M5S.
Per quanto riguarda le persone e le politiche di sviluppo del capitale umano, non mancano gli spunti su assunzioni, formazione e carriere. In punto reclutamento, il PD si impegna genericamente a dare attuazione al grande piano di assunzione nella PA, oltre il 2026, con clausole volte a favorire l’occupazione giovanile e femminile. La proposta più dirompente (e controversa) è quella di Più Europa, che non si limita a proporre selezioni basate sulle competenze trasversali (soft skills) e digitali, anche col supporto di società esterne ed anche al fine di attrarre competenze anche dal privato: promette il superamento del concorso (riformando la Costituzione) a vantaggio di un non meglio specificato meccanismo di cooptazione con verifiche ex post sul risultato. In merito alle carriere, sempre il prolifico programma di Più Europa propone di ancorarle a produttività ed efficienza, mentre Azione-IV alla valorizzazione delle competenze trasversali (oltre a quelle tecnico-specialistiche). Gli stessi due programmi promettono anche più investimenti in formazione, grazie alla ritrovata centralità della SNA in stretta collaborazione col mondo delle Università e della ricerca per Azione-IV, mentre Più Europa punta sulla formazione amministrativa, ma anche manageriale per i dirigenti, disegnata in modo da assicurare – punto interessante – più interazione tra i livelli di governo.
Serve una diagnosi più raffinata per aiutare a capire che cambiare le norme non coincide con cambiare le pratiche: tanto vale smettere di incaponirsi sulle prime e provare a lavorare in modo sistemico sulle seconde.
Non si può dire che la PA sia fuori dai radar, quanto meno di quelli degli estensori dei programmi. Allo stesso tempo, mancano un po’ di fantasia e di realismo. Molte delle proposte avanzate sono in agenda da tempo. Talvolta sono strumenti già a disposizione dell’ordinamento, ma che poca traccia hanno lasciato nella pratica. E allora serve una diagnosi più raffinata per aiutare a capire che cambiare le norme non coincide con cambiare le pratiche: tanto vale smettere di incaponirsi sulle prime e provare a lavorare in modo sistemico sulle seconde. Ma per cambiare le pratiche serve uno sforzo di accompagnamento localizzato, paziente, che parte dalle persone ed è per le persone, con le persone. Il PNRR offre alcuni preziosi strumenti per fornire agli enti il supporto che serve loro: un pezzo del lavoro del prossimo governo dipenderà anche dalla capacità di sfruttare appieno questi strumenti e magari inventarne altri, per portare a termine il tanto atteso cambio di passo, su cui, a quanto pare, concordano tutti.
*Dei 35 partiti che hanno registrato il simbolo sono stati considerati: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia per il centro-destra; Partito Democratico, Più Europa e Alleanza Verdi e Sinistra per il centro-sinistra; Movimento 5 Stelle e il raggruppamento Azione-Italia Viva per le alternative ai due poli. I programmi analizzati sono quelli ufficiali, scaricabili dal sito del Ministero dell’interno.