#ValorePubblico

Il problema dei concorsi-fornitura

Il Rapporto Formez PA 2022 e in particolare la parte dedicata alla selezione di personale per le pubbliche amministrazioni è un documento molto prezioso, per due ragioni. La prima è che Formez si è qualificato come partner privilegiato per l’allestimento di procedure concorsuali a servizio delle amministrazioni pubbliche, soprattutto per la larga maggioranza delle amministrazioni centrali, e ha maturato una buona esperienza in quelle territoriali: solo nel biennio 2021-2021 ha bandito 124 procedure per poco meno di 40.000 posti e circa 1.600.000 candidature. Pertanto, non esiste un soggetto più autorevole e con più esperienza e dati a tale riguardo.

La seconda ragione è che per la prima volta questa enorme mole di dati raccolta negli anni (soprattutto negli ultimi due) diventa oggetto di un’analisi accurata e dettagliata e consente alcune riflessioni puntuali.

 

Rileggendo in controluce i dati presentati si evince che

il profilo medio del candidato al concorso pubblico è quello di una donna, del Sud, poco più che 40enne, laureata in giurisprudenza, che si candida anche a tre concorsi per volta.

È verso questo segmento che il concorso resta oltremodo attrattivo. Inoltre, a ben guardare, preparare un concorso sembra proprio un buon affare: poco meno 1/10 di chi si presenta agli esami vince un posto e grosso modo 1 su 5 ottiene l’idoneità e può quindi sperare nello scorrimento della graduatoria. Un’impresa tutt’affatto impossibile.

 

Il problema è che il concorso appare largamente inadeguato non solo a cercare i giovani, ma a cercare altri profili, soprattutto quelli tecnici (ingegneri, architetti, ma anche statistici e informatici): benché siano stati tra i profili più ricercati (circa il 23% sul totale dei posti in tempi recenti), i candidati ingegneri ed architetti non arrivano nemmeno al 12% del totale. E, pure quando si candidano, meno del 30% si presenta davvero il giorno delle prove. In più, pure se passano il concorso non è detto firmino la proposta di lavoro. L’esito netto è che, prendendo come concorso campione una procedura per i funzionari da reclutare per la realizzazione del PNRR e destinati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, i posti per statistici ed informatici sono stati coperti solo per circa il 50% dei posti disponibili e quelli per ingegneri ed architetti solo per 1 su 4. Ok, era un bando per contratti a tempo determinato: ma le stesse norme che hanno istituito questi posti hanno previsto anche le procedure relative alla loro stabilizzazione, quindi difficile sostenere che l’ostacolo fosse solo il contratto a termine.

 

Ora, questo post potrebbe finire con l’unirsi ai già vorticosi fiumi di parole in merito a quanto la PA abbia bisogno di parlare ai giovani ed essere più attrattiva. Ma c’è un pezzo della soluzione che è forse più abbordabile di “cambiare l’immagine della PA”. Ovvero, invitare gli enti a

smettere di fare i concorsi come se fosse pesca a strascico o una procedura di approvvigionamento di materie prime un tanto al chilo.

Chi ha a cuore la propria professionalità non ci sta a vederla (s)valutata da un test a crocette. Né è disposto ad accettare un generico posto più o meno fisso per fare non si sa bene cosa e con chi. Giustamente, Formez misura l’efficienza dei propri processi contando i giorni dalla pubblicazione del bando al completamento delle procedure concorsuali. Ma, per quanto efficiente, occorre ricordare che il tempo che passa da quando l’ente determina un certo fabbisogno di organico a quando incarica Formez dipende dai processi interni agli enti: può aumentare a dismisua i tempi e questo porta sovente le amministrazioni a ricevere personale quando non sanno più dove avevano pensato di destinarlo. Ma i professionisti non sono forniture che si possono stoccare in magazzino, mentre si decide cosa serve e dove.

L’alternativa al concorso-fornitura di materiale umano è un processo che comincia con un accurato disegno organizzativo del profilo di ruolo e si conclude con la progettazione di un bando coerente con quanto elaborato e che non cada nella tentazione di barattare la precisione della ricerca di profili ben definiti, nominati con job title più accattivanti ed evocativi, con la comodità del concorsone (la media è di 322 posti a procedura). Le economie di scala, piuttosto, possono essere ricercate proprio nella potenza di un soggetto aggregatore come Formez che può bandire concorsi trasversali a più enti per cercare profili professionali più precisi, favorendo quelle pratiche collaborative che possono stimolare l'innovazione. 

 

Infine, a giudicare dai dati Formez,

sembrerebbe esserci in giro almeno un mezzo milione di persone che risponde ai vari bandi in giro per l’Italia.

Negli ultimi due anni, tra i concorsi Formez e tutti gli altri, forse un quinto di questo popolo dei concorsi ha trovato un posto. Ne restano ancora 400.000 mila: abbastanza per intasare anche le prossime procedure. Ma il punto vero dell’attrattività non è nel numero, ma nel profilo: siamo sicuri che questi 400.000 mila siano quelli giusti? Sperimentare nuove modalità concorsuali, rendere i profili sempre più specifici può aiutare anche a ridefinire il perimetro di reclutamento, restringendolo e qualificandolo.

 

In conclusione, i dati hanno il potere di aiutare a descrivere la realtà uscendo dall’impressione e questo è il grande potere di questo rapporto, che permette non solo di documentare l'impresa titanica compiuta in pochi mesi, ma anche di contribuire a comprendere il funzionamento degli accessi nella PA. Purtroppo, a fronte della ricchezza di dati messa a disposizione da questo rapporto, dei concorsi non-Formez i dati si perdono negli archivi degli enti: non sono tracciati e non utilizzati per le politiche pubbliche.

L'auspicio è che questo studio possa stimolare una raccolta dati più estensiva e capillare, che contribuisca a comprendere a che punto siamo col rinnovamento del profilo dell'impiego pubblico.

SHARE SU