#ValorePubblico

Civic Leadership: il potere fuori dal palazzo

Greta Thumberg incarna una nuova forma di leadership pubblica? Quanto è nuova questa forma di influenza? In che relazione è con le forme più tradizionali di esercizio del potere? Ne parliamo con Alessandro Sancino, che studia la Civic Leadership tra Milano e Londra. 

 

 

E se la leadership pubblica prendesse forme nuove?

Oxxxymiron è forse il più famoso rapper russo, capace di riempie gli stadi di Mosca e San Pietroburgo. Non avrà la raffinatezza poetica di Pasternak, eppure è una spina nel fianco per il regime autocratico di Putin, dal quale ha pubblicamente preso le distanze più volte negli ultimi anni. Qualche giorno fa, in segno di protesta, ha annullato tutti i suoi prossimi concerti già sold-out da tempo e ha non solo espresso il suo sostegno ai manifestanti scesi in piazza nonostante la certezza dell’esito di questo gesto (tutti arrestati per manifestazione non autorizzata, ormai circa 6000), ma ha chiesto la nascita di un movimento contro la guerra all’Ucraina. Di sicuro, le dichiarazioni di artisti come Oxxxymiron e altri personaggi pubblici russi in aperto dissenso col regime hanno più eco ad Ovest che in patria. Molto più incerta, al momento, la fiducia nell’emersione di un fronte di dissenso interno al regime autoritario di Mosca che possa giocare un qualche ruolo nel conflitto. Eppure, lo sguardo occidentale non può che nutrire curiosità e forse anche speranza verso gesti come quelli di Oxxxymiron e colleghi.

In questa parte di mondo, infatti, ci siamo abituati al fenomeno di leader pubblici che prendono le mosse in luoghi lontani da quelli istituzionali tradizionali e sono capaci di influenzare lo spazio politico. Lo stesso fenomeno Greta Thumberg può essere visto sotto questa lente: un giorno una ragazzina con le trecce decide di protestare, da sola, davanti al Riksdag a Stoccolma per esprimere tutta la sua rabbia e indignazione contro i governi del mondo che non si adoperano per mettere in salvo il pianeta dal riscaldamento globale. Nel giro di poco diventa il simbolo di un nuovo movimento ambientalista globale che comincia a scalare le agende politiche dei governi del mondo.

Stiamo assistendo all’affermazione di un nuovo modello di leadership pubblica? Che arriva dalla società civile, invece che dai palazzi del potere? Chiedo ad Alessandro Sancino, Professore di Public Management associato all’Università Bicocca di Milano e alla Open University di Londra, esperto di Civic Leadership, di aiutarci a capire di cosa si tratta.

R: Alessandro, che cos’è? La Civic Leadership? In che rapporto è con altre forme di leadership pubblica? Competizione? Collaborazione?

A: La Civic Leadership è una forma di leadership che parte dalla posizione e ruolo di cittadino attivo e da lì origina una followership in grado di far accadere alcune cose: azioni di protesta nel caso di Oxxxymiron, di advocacy nel caso di Greta Thunberg o di co-produzione di valore pubblico nel caso di cittadini che ad esempio si impegnano a ripulire le città o ad organizzare eventi. Di solito guardiamo alla leadership pensando che riguardi solo i leader formali in posizione di potere. Ma la leadership oggigiorno è una cosa più complessa e distribuita, proprio perché il potere è multi-dimensionale, disperso in vari attori e segmenti della società e contestuale a seconda della istanze in gioco.

 

R: Cosa ha in comune la Civic Leadership con le riflessioni habermasiane sul suolo della società civile nello spazio pubblico?

 

A: Hai centrato il punto. Habermas parla di democrazia e sfera pubblica come di arene discorsive, in cui processi di comunicazione e scambio di informazioni orientano i comportamenti degli attori socio-economici e degli individui. Habermas ha una concezione razionalista di queste arene; altri studiosi come Chantal Mouffe hanno mostrato i limiti di questo approccio. Lasciando ad altri spazi il dibattito teorico, possiamo dire in sintesi che con Internet ciò che media la vita sociale non sono solo le organizzazioni ma anche queste nuove arene ospitate da varie piattaforme. Internet ha aperto spazi di potere per leadership nuove, ma non tutte sono forme di Civic Leadership perché alcune forme di leadership possono essere civiche e creare valore pubblico aggiunto, mentre altre possono distruggere valore pubblico.

La Civic Leadership può essere il sintomo di una crisi delle democrazie liberali tradizionali?

R: La disintermediazione dello spazio politico offerta dalle nuove tecnologie apre anche questioni spinose legate ad esempio alle innovazioni delle forme di manipolazione e controllo dell’informazione. Ma torniamo alla Civic Leadership. Mi viene in mente un altro esempio, quello dell’iniziativa “Alleanza contro la povertà” una federazione di soggetti straordinariamente diversi tra loro per origine e matrice culturale, accomunati dall’idea di introdurre misure a sostegno delle forme più gravi di povertà, guidata da Cristiano Gori, professore all’Università di Trento. Nei fatti sono riusciti a far diventare priorità un tema che non lo era, come il reddito di inclusione prima e di cittadinanza dopo. Da Thumberg a Gori (se mi è consentito questo paragone un po’ ardito), sembrano emergere alcuni punti chiave della Civic Leadership: focalizzazione puntuale su una proposta circoscritta e trasversalità dei consensi, oltre i confini tradizionali coi quali di solito si organizza lo spazio politico. Ma forse questo mostra anche il suo più grande fattore critico: è la fine dei corpi intermedi capaci di difendere un più ampio sistema di valori in cui si riconosce una parte della società e capaci di interpretare in chiave più ampia e sistemica i problemi sociali? La Civic Leadership può essere il sintomo della crisi delle democrazie liberali tradizionali?

 

A: È l’esatto opposto. La Civic Leadership è uno dei più grandi dividendi delle democrazie liberali. Certo, la sfida è incanalare la Civic Leadership e innovare le forme di governance democratica rispettando i principi costituzionali su cui si fondano le istituzioni pubbliche. Ma c’è bisogno di più Civic Leadership, da insegnare e sviluppare fin dalle scuole elementari. E i nostri politici e manager pubblici devono imparare a pensarsi non come leader gerarchici, ma come designer di spazi democratici di leadership generative di valore e valore pubblici. Sul tema della Civic Leadership c’è tanto da fare e grazie a Te per iniziare a gettare l’attenzione sul tema!

 

R: In effetti, la difesa della libertà di espressione di Oxxxymiron e colleghi – e quindi del loro potere di influenza – resta un principio cui in questo pezzo di mondo restiamo molto affezionati. Grazie a Te, Alessandro, per il contributo su #ValorePubblico.

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