Teoria in pratica

I benefici della formazione manageriale per i medici

L’acquisizione di competenze manageriali favorisce un maggiore coinvolgimento dei professionisti con responsabilità gestionali nei processi decisionali aziendali, a vantaggio dell’intera organizzazione

Il contesto

Professionisti «ibridi», a cavallo tra la pratica clinica e l’organizzazione delle risorse aziendali: così si caratterizza il lavoro dei medici con responsabilità gestionali. Un caso esemplare è quello dei responsabili di struttura all’interno delle aziende sanitarie. La loro capacità di esercitare un ruolo non soltanto clinico, ma anche di natura manageriale, è fondamentale per mettere gli altri professionisti nelle condizioni di lavorare al meglio.

 

Un raccordo efficace tra i c.d. hybrid professionals e il top management aziendale può facilitare l’individuazione delle buone prassi e contribuire così a migliori performance dell’organizzazione nel suo complesso. L’allineamento tra gli obiettivi professionali e quelli aziendali è tuttavia, spesso, ostacolato da barriere di carattere culturale: mentre l’approccio clinico si basa tradizionalmente sulla centralità del rapporto con il paziente e sulla delega della responsabilità decisionale ai singoli professionisti, quello manageriale richiede un coordinamento tradizionalmente esercitato attraverso la distribuzione gerarchica dell’autorità. Per questi motivi, nelle organizzazioni di natura professionale i processi di indirizzo delle decisioni risultano spesso rovesciati rispetto a quanto accade nelle organizzazioni tradizionali (per questo motivo, infatti, si parla di «piramide organizzativa inversa»).

 

Per facilitare l’efficacia dell’azione del personale medico con funzioni manageriali, le aziende sanitarie pubbliche promuovono programmi di formazione dedicati. Nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per esempio, ai dirigenti di struttura complessa è richiesto di partecipare a un corso di formazione manageriale per poter prendere servizio in ruoli di natura gestionale. Questi programmi, generalmente, mirano a sviluppare competenze di leadership, human resource management e performance management.

 

La promozione di programmi di formazione dedicati rappresenta un significativo investimento per le aziende, di cui sarebbe opportuno verificare il rendimento effettivo: raramente, tuttavia, la comunità scientifica e di pratica hanno provato a dare risposta al quesito «Does it pay back?».

 

La ricerca

Studiare l’efficacia della formazione non è impresa facile. Molto spesso la validità di corsi e programmi viene valutata solo sulla base di survey relative all’immediata soddisfazione dei partecipanti; inoltre, dato che i possibili benefici sui partecipanti si osservano a distanza di tempo, risulta complicato distinguere l’impatto della formazione in sé da quello di altri possibili fattori intercorsi nella vita lavorativa dei professionisti.

 

Nel tentativo di superare questi limiti, è stato condotto uno studio* sulla partecipazione dei medici italiani ai programmi di formazione manageriale promossi dai Servizi Sanitari Regionali (SSR) di appartenenza. In particolare, sono stati analizzati i dati di un’estesa survey sul clima organizzativo somministrata al personale di 69 aziende sanitarie di cinque diversi SSR. Lo studio si è concentrato sulle risposte fornite da oltre 3000 medici con incarichi di natura manageriale.

 

L’analisi si è focalizzata su quanto la formazione manageriale sia in grado di contribuire a un maggior coinvolgimento dei professionisti nelle decisioni assunte dal top management aziendale. In letteratura è infatti ampiamente dimostrato che la partecipazione del personale medico nei processi decisionali può apportare ampi benefici, sia in termini di miglior qualità del servizio offerto sia di riduzione dei costi. L’ipotesi dello studio è che la formazione possa aumentare il coinvolgimento dei medici in maniera indiretta, incrementando tanto le loro conoscenze quanto le loro competenze (cioè la capacità di mettere in pratica le conoscenze) relative – in particolare – alla misurazione della performance. I sistemi di performance, nelle organizzazioni ad alta intensità di conoscenza (knowledge-intensive), svolgono infatti un ruolo di «traduttore» dei diversi linguaggi (tipicamente, quello professionale e quello manageriale): in altre parole, i numeri consentono alle diverse componenti dell’organizzazione di convergere sui fatti, superando le fisiologiche barriere culturali e professionali.

 

Nel caso dei medici italiani, sono stati confrontati i dati relativi a due gruppi: il primo, composto da partecipanti a corsi di formazione manageriale per direttori di struttura complessa e il secondo, composto da professionisti che non hanno partecipato a tali corsi. Sono state quindi analizzate: la conoscenza degli obiettivi annuali dell’organizzazione; l’impiego di dati e di sistemi di pianificazione, programmazione e controllo nella gestione della propria unità organizzativa; il livello di coinvolgimento da parte del top management nelle decisioni relative alla propria unità organizzativa. Dallo studio è emerso che la formazione manageriale tra i medici ha un concreto impatto sulla loro capacità di partecipazione ai processi decisionali; in questo senso, giocano un ruolo importante sia l’acquisizione di conoscenze manageriali sia l’effettiva applicazione di competenze relative alla misurazione della performance. Non a caso, le Regioni in cui quest’ultimo fattore emerge come più rilevante sono anche quelle in cui il programma di formazione manageriale per i medici ha una componente piuttosto estesa dedicata agli indicatori del sistema sanitario, a livello nazionale e regionale.

 

Conclusioni e implicazioni

La professione medica, ai livelli manageriali, ha una caratterizzazione naturalmente ibrida: oltre all’aspetto clinico, infatti, il ruolo dei professionisti medici con responsabilità di coordinamento abbraccia una dimensione gestionale, che può essere padroneggiata al meglio dal personale in presenza di un’adeguata formazione. Partecipando a programmi di training dedicati, i medici acquisiscono conoscenze e competenze tali da favorire una migliore interazione con il top management e un più efficace coinvolgimento nei processi decisionali.

 

Acquisire una maggiore familiarità con il linguaggio, le pratiche e i codici del ruolo manageriale consente ai medici di vincere le possibili resistenze dei diversi gruppi professionali e disciplinari, e di ridefinire il proprio ruolo al di là della dimensione strettamente clinico-professionale. Il contributo di idee ed esperienze provenienti direttamente da ambulatori e corsie, d’altra parte, offre al top management una prospettiva più chiara delle possibili best practice da implementare per perseguire, congiuntamente, il miglior valore possibile per i pazienti e la sostenibilità economica di lungo periodo.

 

Se la formazione manageriale tra i medici ha quindi un indubbio impatto positivo sull’esercizio del loro ruolo nell’organizzazione, resta da capire quali siano le più efficaci metodologie formative e le tipologie di competenze richieste, così come quali condizioni ambientali possano agevolare – o al contrario inibire – l’effettiva trasformazione delle conoscenze acquisite in buone pratiche. Allo stesso tempo, rimane da capire quale sia l’impatto indiretto della formazione manageriale sulla performance complessiva delle aziende sanitarie.



*La ricerca è stata sviluppata nell’ambito del progetto «Sistema di valutazione della performance dei sistemi sanitari» del Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

 

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