
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 25 nov 2025
- 12 giorni
- Class
- Italiano
Sviluppare la mentalità del progetto e acquisire le metodologie fondamentali per impostarli e gestirli e per guidare il team di progetto verso il risultato atteso.
Alla vigilia del Conclave del 2025, pochi avrebbero scommesso sul nome di Robert Francis Prevost. I bookmaker, infatti, gli assegnavano l’1% di probabilità di essere eletto Papa. I giornalisti lo citavano a stento. I modelli basati sull’intelligenza artificiale non lo rilevavano nemmeno. Alcuni studi che hanno applicato tecniche di Natural Language Processing (NLP) per analizzare i testi scritti dai cardinali—omelie, interviste, discorsi—al fine di misurare similarità dottrinali e identificare i candidati più papabili non annoveravano il Cardinale Prevost tra i nomi più credibili.
Poche ore prima dell’elezione, però, una ricerca condotta da ricercatori del Dipartimento di Management and Technology e del Network Innovation Lab di SDA Bocconi e poi ripresa dal Corriere della Sera offriva un punto di vista alternativo. Basandosi sull’analisi delle reti sociali tra cardinali, il team composto da Giuseppe Soda, Alessandro Iorio e Leonardo Rizzo collocava Prevost in cima a tre indicatori strutturali di potere e influenza. Lontano dalle luci dei media, ma al centro delle reti di relazioni che contano in un conclave.
La ricerca si inserisce in un filone consolidato nella letteratura organizzativa ed in ambito aziendale, ma che lo studio applica al contesto cardinalizio: l’analisi delle reti sociali. L’ipotesi di fondo è che, in un’organizzazione (e dunque anche nella Chiesa cattolica), la posizione nelle reti di relazioni possa essere più rilevante del titolo formale o della visibilità pubblica.
Nel passato, i tentativi di analizzare l’elezione del papa si sono concentrati su tre elementi: la carica formale (ad esempio Segretario di Stato), l’orientamento dottrinale (conservatore o progressista) e più recentemente l’analisi automatizzata dei testi scritti dai cardinali tramite NLP. Tuttavia, questi approcci ignorano un elemento importante per la teoria delle reti: l’embeddedness relazionale, ossia la posizione di ciascun cardinale nella rete di legami costruita negli anni.
Dall’analisi di Soda, Iorio, e Rizzo è scaturito un paper scientifico, pubblicato sulla rivista internazionale Social Networks, che risponde a una semplice domanda:
È possibile identificare i candidati “papabili” analizzando la loro posizione nella rete di relazioni all’interno del collegio cardinalizio?
Il team ha ricostruito un multiplex network, cioè una rete composta da più tipi di relazioni che coesistono tra gli stessi nodi (i cardinali che hanno preso parte al conclave). In particolare, due cardinali possono essere collegati tramite:
La costruzione del dataset si è basata su fonti pubbliche ufficiali come archivi vaticani, schede biografiche, ed il sito Catholic-Hierarchy.org, integrando dati su età, nazionalità, e orientamento dottrinale.
A partire da questa rete, sono state calcolate tre misure chiave. Sebbene le tre misure siano abbastanza tecniche e complesse, possono essere spiegate in maniera intuitiva:
Queste metriche sono state calcolate e rese pubbliche su diverse piattaforme prima della fumata bianca del conclave dell’8 maggio, escludendo quindi qualsiasi analisi retrospettiva finalizzata a fittare i risultati.
Secondo tutte e tre le misure, il Cardinal Prevost risultava tra i candidati più forti:
Il modello ha quindi indicato il Cardinale Prevost (oggi Leone XIV) tra quelli con la maggiore possibilità di essere eletti papa. La chiave è stata quindi utilizzare un’ottica diversa, la struttura delle reti per l’appunto, che va oltre un focus sulle caratteristiche singole dei cardinali come la leadership e l’orientamento dottrinale.
L’approccio utilizzato nello studio ha implicazioni profonde anche per il mondo delle imprese e delle organizzazioni. Analizzare le reti sociali, infatti, permette di andare oltre gli organigrammi e di scoprire chi davvero esercita influenza, anche se non ha un titolo formale di leadership.
Queste reti offrono strumenti utili, ad esempio, per intercettare i leader informali che guidano i flussi di informazioni o che hanno la fiducia dei colleghi. In questo modo è possibile valorizzare risorse “nascoste”, come giovani talenti che, pur non avendo ruoli dirigenziali, sono già centrali nella rete informale dell’organizzazione. Questo approccio permette anche di analizzare e intervenire per prevenire il burnout di quelle figure che, essendo al centro della rete, vengono continuamente sollecitate da tutti, rischiando un sovraccarico informativo e relazionale che può sfociare in turnover.
Inoltre, in contesti straordinari come fusioni o acquisizioni, le mappe relazionali possono aiutare a individuare silos comunicativi o attori che fanno da ponte tra culture aziendali differenti, favorendo un’integrazione più fluida tra l’organizzazione formale e quella informale.
Come osservano gli autori, il caso del conclave mostra chiaramente che conta non solo il ruolo che si ricopre, ma anche dove si è posizionati nella rete di relazioni. Un principio che vale per i cardinali, ma anche per manager, consulenti, e policy maker.
Giuseppe Soda, Alessandro Iorio, Leonardo Rizzo (2025). “In the network of the conclave: Social connections and the making of a pope.” Social Networks, (83): 215–232, DOI: https://doi.org/10.1016/j.socnet.2025.07.003.