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- 14 mag 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
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Tra i fattori che possono influenzare il processo decisionale degli investitori e degli intermediari finanziari, gli aspetti linguistici delle informative finanziarie (come leggibilità, tono e stile) riscuotono oggi un certo interesse. Questo studio analizza le conseguenze economiche in termini di valore di mercato, liquidità del titolo e accuratezza previsionale associate ad alcune caratteristiche di una innovativa tipologia di informativa societaria, la rendicontazione integrata (IR).
Secondo l’International Integrated Reporting Council (IIRC), che nel 2013 ha pubblicato il primo rapporto internazionale per indicarne i princìpi fondamentali, l’obiettivo primario della rendicontazione integrata è quello di spiegare in un documento chiaro e conciso come un’organizzazione crea valore nel tempo. La rendicontazione integrata si differenzia da altre informative esistenti perché combina informazioni finanziarie e non finanziarie, incorporando anche le tematiche ESG (Environmental, Social, Governance) in un unico documento. In questo modo, la rendicontazione integrata permette all’azienda di comunicare chiaramente il proprio modello di business e di rappresentare le complesse interconnessioni tra le risorse utilizzate per creare valore.
Questo nuovo approccio ha assunto un’importanza crescente non solo perché la divulgazione di informazioni non finanziarie è già obbligatoria in diversi paesi (come in Europa, Regno Unito, Giappone e India), ma anche perché le aziende ne vedono l’adozione come un’opportunità per creare un sistema di reporting innovativo e più trasparente. L’utilizzo della rendicontazione integrata è così cresciuto costantemente in tutto il mondo: nel 2017, il 14% delle 250 maggiori aziende inserite nella classifica Fortune500 (tra cui Coca-Cola Company, General Electric e Microsoft Corporation) ha pubblicato un report aziendale di questo tipo.
Dal 2010, le imprese quotate alla Borsa di Johannesburg (JSE) devono obbligatoriamente pubblicare una rendicontazione integrata. In base al King III Code sulla Corporate Governance, il Sudafrica è stato infatti il primo paese a richiedere a tutte le aziende quotate di produrre una IR, pur senza imporre l’obbligo di dimostrarne l’adozione. Le aziende possono scegliere se accompagnare alla rendicontazione un «assurance statement», ovvero un documento redatto da un terzo ente competente, che trae conclusioni indipendenti rispetto all’attendibilità delle informazioni contenute nel rapporto. In questo modo, il JSE garantisce alle aziende un certo grado di discrezionalità rispetto a cosa/come divulgare e se/come assicurare esternamente il proprio report integrato. Ciò ha portato a una situazione piuttosto eterogenea sia nella qualità della rendicontazione presentata dalle aziende sia nell’adozione di una asseverazione esterna.
Per questi motivi il campione alla base dello studio è stato scelto tra le prime 160 aziende quotate al JSE, che ne rappresentano oltre il 97% della capitalizzazione di mercato. I dati sono stati raccolti tra il 2011 e il 2016, dopo che la rendicontazione integrata è diventata obbligatoria. Le caratteristiche chiave prese in considerazione sono tre: la lunghezza, la facilità di lettura e il tono. Da queste dipendono potenziali conseguenze economiche ed effetti sui mercati dei capitali, come il valore di mercato dell’azienda, la liquidità delle azioni e l’accuratezza previsionale degli analisti. Dallo studio emerge infatti che caratteristiche diverse si associano a differenti benefici economici: la concisione è associata a una maggiore liquidità del titolo, la leggibilità a una più elevata valutazione di mercato, il tono a stime meno dispersive. Affinché abbia una qualità elevata, la IR deve dunque essere concisa, avere un linguaggio semplice, offrire una elevata leggibilità, fornire una rappresentazione neutrale e non manipolata delle informazioni.
Il ricorso a un audit esterno è motivato dall’intenzione di mettersi al riparo da inesattezze, siano esse dovute a dolo o errore. Non solo: verificando l’accuratezza delle informazioni finanziarie, l’auditor esterno garantisce anche una maggiore credibilità alle affermazioni fatte dal management. Nel caso dei report sulla sostenibilità o CSR (non finanziari), gli effetti positivi di una asseverazione esterna possono sommarsi a quelli legati ad alcune caratteristiche del testo, come concisione e leggibilità, oppure possono, al contrario, attenuare le conseguenze negative legate a una bassa qualità linguistica del report.
Attraverso la valorizzazione delle informazioni divulgate, la rendicontazione integrata dovrebbe attenuare l’incertezza, aumentare la trasparenza e migliorare la valutazione degli analisti sulle performance future. La ricerca conferma le ipotesi di base: innanzitutto che una rendicontazione caratterizzata da difficoltà di lettura, verbosità e tono preconcetto non porta benefici economici (e viceversa), e in secondo luogo che l’asseverazione esterna indebolisce l’ipotetica associazione negativa tra una rendicontazione integrata di bassa qualità e i suoi presunti effetti economici.
Lo studio dimostra che una rendicontazione integrata di bassa qualità, cioè caratterizzata da difficoltà di lettura e verbosità, è associata a effetti economici negativi in termini di valutazione del mercato e di liquidità: in poche parole, questo significa che il mercato finanziario apprezza i report leggibili, brevi e mirati. Dimostra poi che una asseverazione esterna modera le conseguenze economiche negative che potrebbero derivare da una rendicontazione di scarsa qualità testuale. Se un’azienda pubblica un report difficile da leggere ma lo certifica, l’influenza negativa della difficoltà di lettura sul suo valore di mercato verrà compensata; se pubblica un rapporto troppo lungo ma lo certifica, l’effetto negativo della prolissità sulla liquidità azionaria verrà smorzato.
Lo studio ha implicazioni manageriali e politiche. Suggerisce possibili strategie di gestione che si basano sul «tone management» e si rivolgono a lettori esperti di report aziendali. Inoltre, attesta che una asseverazione esterna aumenta la fiducia del mercato nella credibilità delle informazioni divulgate, in particolare se i certificatori appartengono alla professione contabile. La Federazione Contabile Internazionale (IFAC) ha recentemente approvato il lavoro dell’IIRC del 2013, affermando che certificare la rendicontazione potrebbe servire l’interesse pubblico e soddisfare le esigenze delle parti interessate: anche le autorità di regolamentazione e gli organismi normativi interessati alla promozione e all’applicazione dell’obbligo di informativa societaria integrata potrebbero trarre spunti interessanti da queste evidenze. Ricordiamo infatti che già alcune Borse, tra cui quelle di San Paolo, Singapore, Kuala Lumpur e Copenaghen, richiedono una rendicontazione integrata simile a quella implementata dal JSE.