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- 14 mag 2025
- 9 giorni
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- Italiano
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Nell’Ottobre 2020 la Banca Centrale Europea (BCE) ha pubblicato un report che ha segnato un punto di svolta nella politica monetaria europea: l’avvio ufficiale del progetto Euro Digitale. Con quel documento, la BCE ha tracciato i confini strategici di quella che può essere considerata una delle innovazioni potenzialmente più trasformative nel panorama finanziario dei prossimi anni.
In un mondo sempre più digitale e interconnesso, anche le banche centrali cominciano a guardarsi intorno per emettere quelle che vengono chiamate CBDC, ossia Central Bank Digital Currencies – nel caso europeo, l’Euro Digitale.
Ma cosa spinge davvero la BCE a intervenire in un sistema dei pagamenti che, almeno in apparenza, funziona già in modo efficiente e vede la presenza capillare di attori consolidati – dalle banche tradizionali ai colossi fintech? Per i decision maker del mondo economico e finanziario, è importante comprendere che l’Euro Digitale non è solo una questione di tecnologia monetaria, ma una leva strategica che potrebbe ridefinire gli equilibri del sistema economico europeo.
Il panorama dei pagamenti in Europa presenta un'evidente frammentazione: ogni Stato membro segue dinamiche e abitudini diverse. Mentre i circuiti internazionali come Visa e Mastercard dominano le transazioni elettroniche, i sistemi nazionali faticano a imporsi. Questa dipendenza da attori non europei crea una vulnerabilità sistemica: la mancanza di un'infrastruttura unitaria limita l'efficienza e la resilienza del mercato unico.
La mappa seguente offre una rappresentazione visiva chiara di questo scenario frammentato.
Anche le abitudini di pagamento evidenziano una marcata eterogeneità tra i cittadini europei. Nei Paesi Bassi, l’utilizzo dei pagamenti elettronici è largamente predominante: solo il 22% delle transazioni avviene in contanti (17% in termini di valore). Una situazione analoga si osserva in Finlandia, dove il contante rappresenta il 27% delle operazioni (28% in valore), mentre i pagamenti elettronici coprono rispettivamente il 75% e il 67% delle transazioni nei due Paesi. Lo scenario si inverte in Austria e a Malta, dove il contante domina con il 62% e il 67% delle transazioni. L’Italia non è da meno, con il 61% dei pagamenti effettuati in contanti, seguita dalla Germania con il 53%.
Fonte: ECB, SPACE 2024
Un altro trend rilevante emerge osservando l’evoluzione temporale delle modalità di pagamento. Nel 2016, nell’area Euro, i pagamenti in contanti rappresentavano il 79% delle transazioni in termini di volume. Nel 2024, questa percentuale è scesa al 52%.
Nonostante il quadro resti eterogeneo tra i diversi Paesi, la direzione del cambiamento è evidente: l’utilizzo del contante è in costante diminuzione.
Le ragioni di questo cambiamento sono molteplici: dalla crescente percezione dell’uso del contante come poco pratico, ai timori legati alla sicurezza, fino alla sempre maggiore diffusione e semplicità d’uso dei sistemi di pagamento digitali. Le abitudini dei consumatori si stanno orientando sempre più verso le carte e, più recentemente, verso i cosiddetti wearables– dispositivi indossabili come smartwatch – che consentono pagamenti ancora più rapidi, fluidi e integrati nella vita quotidiana.
Fonte: ECB, SPACE 2024
Oggi, ogni volta che un cittadino europeo utilizza un sistema di pagamento digitale, compie – spesso inconsapevolmente – due azioni fondamentali.
In questo contesto, spesso trascurato, il contante rappresenta l’unica forma di moneta pubblica ancora disponibile al cittadino europeo: si tratta infatti di una passività diretta della BCE, e non di una banca commerciale. Malgrado venga frequentemente etichettato come strumento del “nero”, il contante resta oggi l’unico mezzo di pagamento garantito dalla BCE.
Qual è, allora, il rischio per l’Europa?
Lo ha espresso chiaramente Piero Cipollone, membro del Board della BCE, durante un’audizione alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo, l’8 aprile 2025:
“I consumatori scelgono sempre più spesso di utilizzare mezzi di pagamento digitali nei negozi e anche di acquistare online. Ma per gran parte di queste operazioni dipendiamo da operatori non europei. Oggi i cittadini di 13 paesi dell'area euro si affidano esclusivamente a circuiti di carte internazionali o soluzioni elettroniche per i pagamenti nei negozi. Eventuali circuiti di carte di pagamento nazionali si basano a loro volta sul co-branding con i circuiti internazionali per consentire i pagamenti transfrontalieri nell'Eurozona. In un futuro non molto distante questa situazione potrebbe sfociare in una dipendenza da altri mezzi di pagamento privati.”
In sintesi: l’Europa rischia di perdere il controllo diretto sulla propria moneta nel momento in cui i cittadini si affidano esclusivamente a strumenti digitali privati e non europei. Una dipendenza tecnologica e finanziaria che potrebbe avere implicazioni profonde per la sovranità monetaria dell’Unione.
L'Euro Digitale nasce per colmare questa lacuna strategica. Il progetto dell’Euro Digitale mira a introdurre una moneta pubblica digitale, gratuita e accessibile a tutti i cittadini e le imprese dell’area euro. L’obiettivo è unire la sicurezza e la privacy del contante con la praticità dei pagamenti elettronici.
L’accesso avverrà tramite un portafoglio digitale sviluppato dalla BCE ma offerto dai Payment Service Provider (ad esempio, le banche), che fungeranno da intermediari tra il cittadino e la BCE. La BCE fornirà una versione base dell’applicazione, che i PSP potranno personalizzare con funzionalità avanzate, eventualmente a pagamento.
Il pagamento potrà avvenire in due modalità:
Ogni portafoglio potrà contenere intorno a 3.000 Euro Digitali (il cap definitivo non è ancora stato scelto), ricaricabili tramite contanti, bonifici o altri strumenti bancari. Per accedere al servizio, l’utente dovrà completare le procedure di identificazione in conformità con la normativa KYC (Know Your Customer). I dati relativi alle transazioni online saranno accessibili esclusivamente al PSP che gestisce l’applicazione, mentre la BCE potrà consultarli solo in forma anonimizzata, nel pieno rispetto della privacy degli utenti, al solo fine di trasferire i fondi.
Tale limite di detenzione è stato introdotto dalla BCE per tutelare la stabilità del sistema finanziario e prevenire fenomeni di disintermediazione. Se i cittadini trasferissero in massa i propri risparmi dai conti deposito all’Euro Digitale – che è un passivo diretto della banca centrale – le banche commerciali vedrebbero ridursi drasticamente la raccolta, con il rischio di un credit crunch. L’Euro Digitale sarà quindi uno strumento mirato ai pagamenti quotidiani, non destinato all’uso all’ingrosso né a finalità professionali. Una moneta digitale calibrata per accompagnare – senza sostituire – l’attuale equilibrio del sistema bancario europeo.
Lo schema seguente illustra il funzionamento del sistema: la BCE eroga i servizi di base ai PSP, che distribuiscono l’Euro Digitale agli utenti (disponenti e riceventi), in conformità a un contratto Rulebook.
L’Euro Digitale non è soltanto un’innovazione tecnologica in fase di test: rappresenta uno strumento strategico per la sovranità monetaria dell’Europa. Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha ribadito più volte l’importanza geopolitica del progetto, sottolineando come la conclusione della fase preparatoria sia prevista per ottobre 2025. In più occasioni, Lagarde ha dichiarato che l’Euro Digitale è oggi “più necessario che mai” per rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione.
Ma la domanda da porsi è:
L’Euro Digitale, così com’è stato concepito, sarà davvero in grado di restituire all’Europa il controllo sulla propria moneta? E soprattutto, sarà adottato a sufficienza da cittadini e imprese?
Questa riflessione rappresenta il punto di partenza del progetto di ricerca avviato da SDA Bocconi nel gennaio 2025, in risposta a una call for proposal della Banca Centrale Europea. Gli autori del presente contributo fanno parte del team incaricato dell’analisi critica dell’Euro Digitale, con l’obiettivo di valutarne l’adeguatezza progettuale, identificare eventuali criticità e proporre possibili soluzioni alternative. Il prossimo appuntamento è fissato per il 21 maggio a Francoforte, dove questi temi verranno discussi direttamente dal team di SDA Bocconi e la BCE.
Stay tuned.