Il Meglio del Piccolo

Capitana Coraggiosa

CAPITANA CORAGGIOSA scritto in prima persona da Maria Catena Ingria Lupoi è un libro che si presta a diverse prospettive di lettura. La prima, la più immediata, è quella dichiarata anche nel sottotitolo. Il testo racconta, oltre alla storia secolare del mestiere del farmacista condensata nelle primissime pagine, la nascita, l’evoluzione e la rivoluzione della farmacia Igea fondata negli anni settanta dall’autrice stessa.

 

Di fatto questo primo livello permette di conoscere un caso aziendale dirompente che ha letteralmente e fattivamente rivoluzionato il sistema delle farmacie in Italia sfidando lo status quo e proponendo un nuovo modo di occuparsi della salute. Questo prima chiave di lettura è senz’altro utile per gli operatori del settore o per chi si occupa di piccola e media distribuzione (oggi il gruppo Igea occupa circa duecento persone) ma non è sinceramente quella che più mi ha ispirato. Il caso è straordinario e merita di essere letto ma lo conoscevo già (lo avevo trattato in un precedente post de “Il meglio del piccolo”) e non sono rimasta stupita come invece accadde al primo incontro con questa sorprendente realtà.

 

C’è poi un secondo piano del libro che viene sviluppato soprattutto negli ultimi paragrafi, quelli in cui si parla di gestione d’impresa. Sono pagine importanti dove la fondatrice (immagino coadiuvata nella stesura di questa parte da sua figlia Chiara che l’affianca in azienda con un piglio più manageriale) fa capire in modo cristallino e netto la sua visione, la sua strategia, i valori sottesi alla stessa, i rapporti tra fine strategico e scelte organizzative che ne conseguono, l’importanza della squadra. Sono parti del testo in cui vengono spiegate le sue “bussole” ovvero i pilastri, sette punti fermi che hanno guidato in quarant’anni l’agire imprenditoriale della fondatrice. Si tratta insomma di temi di management sicuramente utili per un pubblico di uomini e donne d’impresa, anche impegnati in ambiti diversi dal commercio di farmaci. Quest’ultima sezione può servire da spunto di riflessione per molti piccoli e medi imprenditori alla ricerca di conferme o di ulteriori stimoli. Validissima senza dubbio, essendo scritta in modo estremamente chiaro e convincente, ma, come è naturale che sia per delle note di economia aziendale, non particolarmente emozionante.

 

Le vibrazioni invece arrivano forti, già dalle primissime pagine, se si approccia questo libro per capire chi è veramente un imprenditore. Questa terza chiave di lettura, per me, è stata folgorante. Leggendolo si viene conquistati dal modo di fare tipico di questi eroi del quotidiano capaci di identificarsi totalmente in un’idea, di trasformarla con dedizione e caparbietà, andando controcorrente, dando vita ad un progetto che si fa impresa e genera lavoro e ricchezza per una comunità di persone. Già nell’incipit si intuisce la stoffa dell’autrice:

“Il libro che avete tra le mani, l’idea di scriverlo, come molte delle cose che nella vita ho deciso di fare, è qualcosa che col ponderato ha poco a che fare……E’ la storia narrata con gli occhi di una giovane donna che a un certo punto si trova calata in un mondo di negozi e dinastie. Di una outsider, direbbero quelli bravi, cioè di una che nel mondo delle farmacie ci era entrata in un certo senso in punta di piedi, da esterna e da neofita totale. Proprio per questo, per mettere a fuoco quel mondo, quella giovane donna ha usato delle lenti particolari, incapaci di legarsi a qualsiasi stereotipo o automatismo mentale avesse invece influenzato chi in quell’ambito ci bazzicava da tempo. Scrivere un libro così è una sfida. Ma a me le sfide piacciono. Così ho preso la penna e ho iniziato …..”

Ci sono alcune parole che si ripetono non casualmente nel racconto di Maria Catena Ingria Lupoi: idee, intuito, istinto, dedizione, sudore, caparbietà, orgoglio, motivazione, passione, sogno e Amore (più spesso scritto con l’A maiuscola). Sono vocaboli che, come pennellate di colore su una tela raffigurano, tratto dopo tratto, l’imprenditore, questa figura fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Il dipinto che ne esce è vitale e seducente come solo il positivo di questa esperienza sa essere, all’opposto di quello proposto da certi saggi accademici e a differenza di taluni ritratti imprenditoriali che rasentano l’agiografia o, ancor peggio, sembrano pubblicità redazionale. Noiosi i primi e lacchè i secondi. Qui no. Qui c’è la vita pulsante di una vera imprenditrice.

 

Imprenditrice. Ecco a mio avviso l’ultima chiave di lettura che questo libro può offrire. La storia di una donna che ha saputo magistralmente evitare di cadere nella trappola della carriera e del successo: “Ci sono donne che per la carriera azzerano il loro essere, rami privati di germogli che chiudono e seppelliscono in fondo ad un cassetto qualsiasi desiderio di una vita, di una famiglia, di un amore più grande del tempo. Mentre tiravo su le fondamenta della mia rivoluzione ho lottato per trovare il tempo anche per arricchire la famiglia concependo una figlia (prima dell’avvio della sua farmacia aveva già messo al mondo tre maschietti e una bimba purtroppo mancata dopo due mesi dalla nascita ndr)…. Tutto il mio mondo l’ho plasmato appositamente per rispettare questo equilibrio, con le nostre case e la farmacia che si passavano sempre qualche centinaio di metri appena”.

La Dottoressa - come tutti la chiamano al lavoro - alias Titti  - in famiglia - non ha mai seguito lo stereotipo maschile del capo azienda. Il suo carisma non viene dall’imitazione dell’uomo al comando ma dal credere profondamente in tutto quello che ha fatto trasmettendolo alle “sue” persone: “per fare il meglio del meglio”. Nulla in lei si avvicina al cliché della virago e della donna manager: la sua storia, il suo modo di essere è la dimostrazione che femminilità e leadership posso coniugarsi in modo efficace. Questo è un libro che può far riflettere molto sulla necessità di tenerle insieme, di imparare a cucire in modo armonico ruoli assai diversi, piuttosto che azzerare la propria natura con la convinzione che sia l’unico modo per emergere professionalmente.

Che non vi resti in mente però che questo è un libro solo per donne che lavorano o sulla leadership femminile (sarebbe una barba pazzesca). No, questo è un libro per tutti coloro che fanno o vogliono fare impresa. Anzi dovrebbe essere soprattutto una lettura per ispirare i giovani, i ragazzi, i nostri figli: dipendesse da me lo inserirei tra i testi da leggere alle superiori insieme ovviamente all’avventuroso romanzo di Kipling - “Capitani Coraggiosi” - da cui la Dottoressa ha preso spunto per dare il titolo alla narrazione della sua impresa. Prendetevi il lusso di leggerli entrambi. Non sarà tempo perso.

 

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