
- Data inizio
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- 11 giu 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
Il nostro sistema sanitario deve interrogarsi sull’evoluzione dei servizi offerti e delle richieste dei cittadini e su come incoraggiare una maggiore integrazione tra i diversi attori del settore
36-40 miliardi di euro di finanziamento privato a fronte di 115 miliardi di spesa pubblica: ecco le cifre ufficiali dei consumi sanitari in Italia. Sono dati, però, che risentono di una scarsa chiarezza riguardo al confine tra «pubblico» e «privato»: a seconda delle definizioni, il perimetro dei consumi privati in Italia può così oscillare tra i 27,5 e i 49,5 miliardi di euro.
Tabella 1 - Perimetri e range di stima della spesa sanitaria privata
Troppo spesso il dibattito sull’offerta al di fuori del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) finisce infatti per assumere connotati ideologici: lo sviluppo del settore privato viene da molti visto semplicemente come l’altra faccia della medaglia del fallimento del sistema pubblico.
In realtà, i servizi disponibili in ambito sanitario stanno diventando sempre più ampi e variegati, mentre la popolazione manifesta esigenze che si fanno via via più specifiche. Queste nuove tipologie di offerta non sono alternative, ma complementari alla sanità pubblica, che non è in grado di farsene carico direttamente: la compresenza di offerta pubblica e privata rappresenta così di fatto un ampliamento complessivo del mercato.
A partire da queste premesse, uno studio ravvicinato delle dinamiche dei consumi sanitari privati può fare luce sulle tendenze effettive del mercato, e sulle problematiche che il sistema sanitario italiano si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
In Italia, i consumi sanitari privati sono un fenomeno strutturale e crescono in misura proporzionale all’aumento del reddito: è questa una prima evidenza di uno studio dell’Osservatorio sui Consumi Privati in Sanità (OCPS) di SDA Bocconi School of Management. A riprova della complementarità tra pubblico e privato, la spesa privata pro capite più elevata si registra nelle regioni a reddito più alto e in cui il sistema sanitario pubblico funziona meglio, come la Val d’Aosta e la Lombardia.
Figura 1 - Quota di spesa sanitaria pubblica sulla spesa sanitaria totale
La tipologia di prodotti acquistati nell’ambito dei consumi privati è molto diversificata: l’acquisto di beni sanitari (farmaci, ma non solo) rappresenta il 34,6 per cento del totale della spesa privata, quello di servizi ospedalieri il 13,6 per cento; la parte del leone (51,6 per cento) va però ai servizi ambulatoriali, tra cui spiccano soprattutto quelli odontoiatrici (8,5 miliardi di euro di spesa privata). Ai diversi tipi di prodotti si associano profili di spesa differenti: mentre la spesa dentistica segue la dinamica dei beni di lusso, l’acquisto di farmaci può essere equiparato all’acquisto di beni primari.
Per quel che riguarda la ripartizione della spesa tra pubblico e privato, la quota di spesa sostenuta direttamente dai cittadini risulta elevata soprattutto per l’acquisto di apparecchi terapeutici (74 per cento del totale) e di prodotti farmaceutici (38 per cento), per l’assistenza ambulatoriale (39 per cento) e per l’assistenza ospedaliera di lungo termine (34 per cento). Al contrario, l’assistenza ospedaliera in regime ordinario e quella in day hospital risultano preponderantemente a carico della sanità pubblica (rispettivamente 96 e 92 per cento).
Figura 2 - Spesa per funzione e regime di finanziamento
Un aspetto peculiare riguarda gli schemi di finanziamento dei consumi. Nel nostro Paese, la spesa privata è per circa l’85-90 per cento spesa out of pocket, cioè sostenuta direttamente dai cittadini; la spesa intermediata (riconducibile a forme assicurative volontarie) resta minoritaria: rappresenta, a seconda delle stime, tra il 10 e il 15 per cento della spesa privata. Si tratta di un livello di diffusione inferiore rispetto a quello di altri Paesi come la Francia (dove l’assicurazione complementare copre l’83 per cento della popolazione) o la Spagna (dove le assicurazioni private riguardano il 25 per cento dei cittadini).
Il numero di italiani che beneficiano di coperture integrative è in ogni caso in crescita, soprattutto grazie agli accordi definiti in sede contrattuale: dal 2010 al 2017 è passato da 6 a 13 milioni di persone. L’ampliamento della platea dei beneficiari non solo rafforza il carattere «multipilastro» del sistema sanitario nazionale, con un ruolo crescente dei consumi intermediati; ma potrebbe anche avere un impatto positivo sui prezzi e sulla redditività delle strutture di offerta.
I dati raccolti da OCPS sui consumi sanitari in Italia fanno capire l’urgenza di una riflessione sull’evoluzione del sistema sanitario italiano, al di là di una schematica contrapposizione tra pubblico e privato. In particolare sono tre le aree su cui deve concentrarsi l’analisi.