Branded World

Ancoraggi e Paradossi del 2024

Benvenuto 2024 e Bentornato Branded World

Un nuovo anno porta nuovi inizi, agganciati a un vecchio passatempo: prevedere le tendenze che potrebbero emergere. Del resto, quando si ha a che fare con il brand, il branding e il brand marketing…ci sono sempre tendenze che riflettono i cambiamenti negli ambienti sociali, culturali, economici, tecnologici e politici.

 

Nel tentativo di circoscrivere e descrivere le tendenze del branding per il 2024 e volendo evitare la “palla di cristallo”, ho fatto i compiti a casa e non mi sono fatta mancare niente!

 

Dallo studio degli aggiornamenti su parole/temi/argomenti più popolari e/o su altre caratterizzazioni (Google Trends, Exploiting Topics, Treendly, Trend Hunter, Insider Intelligence, etc.) e dei classici motori di ricerca (Google, Bing, Baidu, Yahoo, etc.), all’analisi - con l’ausilio di alcuni algoritmi usati in modo scientifico - dell’enorme quantità di dati raccolti da digital e social “world” (così mi piace definirlo!), e non solo; allo studio con tecniche di ricerca visiva su di un numero estremamente ampio di immagini postate, scambiate e inserite su testate, social media, etc. (tutto online) e alla recensione dei recenti progressi tecnologici applicativi per il branding (da ChatGPT a ML e AI), sino alla content analysis focalizzata/applicata su alcuni argomenti studiati a livello accademico, e applicati a livello manageriale (CSR, ESG, ambiente, D&I, empowerment al femminile, greenwashing, etc…).

 

Le previsioni sulle tendenze se, da un lato, contengono ipotesi ben supportate, dall’altro, potrebbero presentarne di avveneristiche, più improbabili o non veritiere.

 

Nel parlare di tendenze la vera sfida per vedere il futuro è cimentarsi nell’ipotizzarlo o nell’immaginarlo!

Cosa ho capito?

Il brand (e il branding) è un cappello molto ampio, difficile quindi racchiudere le numerose tendenze, connesse a cambiamenti sempre più repentini e tech-connected, senza ricadere in termini, strumenti, media (POSE), touchpoint, obiettivi, strutture/funzioni organizzative, expertise e pratiche professionali, nonché approcci al branding, che divengono buzz-word (abusate e/o impiegate a sproposito) con una enorme cassa di risonanza e che, al contempo, ne evidenziano la complessità gestionale e richiedono però semplicità per comprenderle a fondo al fine di poterle gestire.

 

Tra il serio e il faceto: alcuni esempi di tendenze (…già in atto!)

La customer-centricity (per user, consumatori, clienti BtoB, visitatori, sperimentatori, edonisti, etc.), uno dei pilastri più saldi del marketing e del branding sempre citata, che però richiede veramente “centralità” (intesa come profondità nel conoscerla, comprenderla e saperla analizzare e interpretare) perché molto/troppo variegata e con un ruolo centrale nel processo di branding; digital-social marketing è con noi sempre, sino ad essere etichettato come digital o social branding; è tutto un content, come per il branded content; la capacità di influenza o una delle vie alla persuasione – citando uno storico libro di Kapferer (1982) – di personal brand/influencer, sempre più simili a celebrity (personal brand anch'essi), reali o virtuali; il potere delle immagini e dei visual connessi a comunicazione, elementi identitari e AI, che divengono sempre più IP, e pertanto dovrebbero essere poste ad attente verifiche legali, nonché controlli per la cyber-security e così via; l’accountability per le risorse e gli asset - digitali e non - per misurarne il tasso di rendimento sugli investimenti partendo da KPI e obiettivi; responsabilità sociale e sostenibilità alla luce del riscaldamento globale nonché rispetto alla necessità delle aziende di mostrare un atteggiamento più attento nei confronti della società e dei problemi sociali con brand purpose ….e tanto tanto altro!

Ancoraggio e Paradosso

Rifacendomi dunque alle numerose sfide che la marca si trova ad affrontare, come già accaduto negli anni precedenti (curiosità, creatività, dietro le quinte, etc.), per attribuire un orientamento a Branded World-2024 che rispetti quanto analizzato, studiato, osservato, sperimentato, imparato e insegnato, applicando, adattando, innovando e cercando di rendere l’operato e la pratica mai ripetitivi o automatici nel corso del tempo, quest’anno due le priorità verso cui indirizzare la gestione di marca.

 

Ancoraggio

L’ancoraggio (o gli ancoraggi) quanto mai necessario per non perdersi o non perdere la direzione/bussola, affinché ci aiuti effettivamente nel comprendere, discernere e fare all’interno di sistemi complessi, incertie e meno prevedibili, sempre più connessi, definiti da alcuni come liquidi.

L’ancoraggio per il brand significa, quindi, capire ciò che si può e non si può essere o fare, decidere, scegliere, seguire un percorso, saper pianificare, definire obiettivi, impiegare gli strumenti adatti (e non solo di moda!), divenire un po’ strateghi (nel pensiero, visione e lungo termine) non perdendo l’operatività e non “cadendo” solo in quest’ultima (azione, obiettivo, breve termine), farlo in modo etico evitando che etica sia un versus fattibilità, facendole viaggiare all'unisono!

Insomma, mettere a frutto conoscenza, studio, metodo, interpretazione e approfondimento continuo, che divengono gli alleati perfetti dell’ancoraggio.

 

Paradosso

Il paradosso (o i numerosi paradossi collegati ai nostri tempi) con cui conviviamo quotidianamente e che richiede una buona dose di capacità, fermezza, pazienza, coerenza nella sua accettazione/rifiuto, nonché “conciliazione” e integrazione. Attività queste ultime possibili se effettivamente compreso, interpretato, introiettato sino in fondo e fatto proprio nel portarlo/non portarlo avanti con consapevolezza (ma troppo spesso inconsapevolmente!) da parte dei brand.

Paradosso per il brand significa quindi accettare le possibili dicotomie provenienti, ad esempio, da: intelligenza vs. artificiale, proprio perché l’intelligenza per come comunemente intesa è umana e pertanto non può essere artificiale; semplice vs. complesso, la semplicità è necessaria, ad esempio se ci si riferisce alle architetture che la marca e le corporate devono sposare e spiegare seppur in ambienti e contesti fortemente articolati e complessi; io (più genericamente il “self”) vs. noi, per cui sussiste una forte centralità del singolo o dell’io, in cui riconoscersi o semplicemente su cui addossare le responsabilità (è più semplice!) rispetto a community e “noi” tanto importanti e rilevanti nel brand management.

Insomma, allenamento (nel discernerli e accettarli/rifiutarli), convivenza, abbandono del “me too”, conciliazione e integrazione, divengono le effettive modalità per accettare e gestire il paradosso.

 

 

 

 

Il Branding per Branded World nel 2024 vuol dire: ricerca di ancoraggi continui per gestire i paradossi quotidiani! 

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