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Offline per scelta

Si respira aria di rientro dalle ferie, e la frenesia della “tipica giornata d’ufficio” è già in agguato. L’essersi disconnessi per qualche settimana sembra già un lontano ricordo.

Disconnettersi…parola impronunciabile da molti…

 

Nel corso dello scorso anno in cui il lavoro da remoto ha regnato sovrano, l’essere offline è stato vissuto come il peggior incubo da molti.

 

Connessione non sufficiente o assente.

 

Messaggio terribile che a tutti o quasi sarà capitato di veder apparire sui propri schermi con un tempismo ineffabile durante le riunioni e presentazioni più importanti. Ed ecco immediatamente sopraggiungere ansia, senso di impotenza, nervosismo, imbarazzo, etc.

E se per una volta fossimo noi a decidere di essere offline e di disconnetterci per un certo periodo di tempo dai vari social e email account, senza dover necessariamente attendere le prossime ferie?

Non fraintendetemi, non si tratta del solito dibattito contro i social. No, affatto. Si tratta di un invito a prendere sul serio il proprio DNA. Non il DNA inteso come acido desossiribonucleico, ma piuttosto come l’insieme di tutte le esperienze che caratterizzano il nostro vissuto.

Avete mai riflettuto sul fatto, che, così come ognuno di noi ha un patrimonio genetico unico, allo stesso modo possiede un set di esperienze che, per entità, sequenza, persone coinvolte, momento storico in cui sono avvenute, è altrettanto unico?

Per quanto condivise, raccontate, ripetute, queste esperienze non sono mai perfettamente replicabili. Sono avvenute in un dato momento, prima e dopo altri momenti o eventi, hanno scatenato in noi determinate emozioni e pensieri, ci hanno insegnato alcune cose, certe immediatamente comprensibili, altre che hanno richiesto tempo per essere metabolizzate.

Ecco, questo preciso insieme di esperienze e momenti vissuti, è unico per ognuno di noi.

 

A questo dato di fatto, si unisce l’insieme di tutte quelle informazioni e input che riceviamo costantemente ogni giorno dal mondo che ci circonda.

Questo mix esplosivo ha bisogno di tempo per sedimentare. Il nostro cervello, definito come l’organo più avanzato e complesso del nostro organismo, è ciò che ci permette di assimilare e comprendere ciò che vediamo e sentiamo. Questo processo, appunto, richiede tempo. 

Quante volte nell’arco di una giornata, settimana o mese ci fermiamo esattamente con lo scopo di voler capire più a fondo il significato di un’esperienza vissuta? Credo molto raramente, visti i ritmi che solitamente caratterizzano le nostre giornate lavorative.

Purtroppo però è un’occasione persa. Non solo perché il rischio è quello di vivere costantemente in superficie, rimanendo schiavi delle proprie abitudini, modi di pensare e interpretare la realtà, ma anche quello di non crearsi il giusto spazio per formare connessioni tra i vari input ricevuti. Connessioni che solo noi possiamo creare, perché solo noi abbiamo vissuto esattamente quella sequenza di esperienze.

A che scopo allora fermarsi? Per creare ed innovare.

Per darsi il tempo e la calma di riflettere e unire i puntini, a volte anche quelli più inaspettati.

 

Può succedere di cadere nella trappola di pensare che più si occupano posizioni gerarchicamente elevate, più sia possibile ritagliarsi questi spazi.

Numerosi studi hanno evidenziato come CEO e top manager dedicano a ogni singola attività una media di 5-6 minuti. Le giornate sono sempre piuttosto intense e frenetiche. Quindi sappiamo bene che un conto è capire l’importanza di fermarsi a riflettere, un altro è concretamente e intenzionalmente trovare questi momenti.

 

Non pensate che per farlo occorra necessariamente prendersi un giorno off alla settimana, come ci invita a fare Tiffany Shlain nel suo libro 24/6. Basterebbe iniziare da piccoli momenti come quando vi viene rivolta una domanda. Quanto tempo vi prendete prima di rispondere?

 

Esistono poi svariate altre modalità che numerosi manager hanno già intrapreso con successo come ad esempio quella di sfruttare il tempo in cui viaggiano per sconnettersi.

 

E voi? Quando e dove vi ritagliate momenti di assoluta tranquillità per riflettere?

 

Fare spazio a momenti offline mi sembra un ottimo proposito per affrontare la ripresa dopo la pausa estiva. Buon inizio!

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