Come vi piace l’Euro Digitale?

A un convegno, la discussione su una ricerca di SDA Bocconi con Revolut sulle caratteristiche che aiuterebbero l’accettazione da parte dei cittadini europei

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L’Euro Digitale è un’idea più che utile: necessaria per salvaguardare la sovranità monetaria europea in un mondo in cui il contante è sempre meno utilizzato e i pagamenti elettronici sono gestiti da operatori privati quasi sempre non europei.

 

Ma per avere successo, dovrà piacere ai cittadini. Per questo SDA Bocconi School of Management, in collaborazione con Revolut, ha risposto a una call della BCE e ha fatto valutare a 17.000 cittadini europei tre scenari: l’Euro Digitale come concepito dalla BCE e due ipotesi più disruptive, che avvicinano la moneta elettronica, da una parte, a una forma di digital cash o la spingono, dall’altra, nel mondo cripto, tokenizzandola attraverso l’uso della blockchain.

 

I cittadini europei sono ben disposti e utilizzerebbero l’Euro Digitale, ma sembrano preferire le alternative più radicali. CLICCA QUI per leggere una sintesi della ricerca.

 

“È il momento in cui le banche centrali devono entrare nel campo di gioco e diventare davvero innovatrici,” ha commentato il Dean di SDA Bocconi e co-autore della ricerca, Stefano Caselli, introducendo ieri un convegno che ha visto confrontarsi gli accademici con Banca d’Italia, ABI e gli operatori di Intesa Sanpaolo, Conio e Revolut. “Il processo è ancora agli inizi, questo è il momento giusto per discuterne, perché sono ancora possibili finali diversi.”

 

Gianmaria Scocca, Head of Branches Europe di Revolut ha illustrato le finalità della ricerca e ha definito l’introduzione dell’Euro Digitale, “una sida di sostituzione, vista la varietà di pagamenti digitali già a nostra disposizione. Esercenti e clienti cambiano se hanno convenienza economica o pratica.”

 

Giampaolo Gabbi, Leonardo Maria De Rossi e Nico Abbatemarco hanno raccontato metodologia e risultati della ricerca, sottolineando l’esistenza di due zoccoli duri, quantitativamente pari a circa il 30% della popolazione ciascuno, fermamente intenzionati a utilizzare con entusiasmo o a non utilizzare qualsiasi forma di Euro Digitale. Il 40% rimanente decreterà o meno il successo dell’iniziativa, a seconda delle caratteristiche che si finiranno per scegliere.

 

Nicola Branzoli Head of the Regulation, Research and Technical Support Division, Digital Euro Unit di Banca d’Italia, ha fatto comprendere la necessità di un cambiamento importante mostrando il telefonino a tastiera che, al momento dell’introduzione dell’euro, 25 anni fa, era considerato frontiera tecnologica. Ha espresso, inoltre, la convinzione che il progetto debba avere il minore impatto possibile sulla resilienza degli intermediari.

 

Qualche preoccupazione, da questo punto di vista, è stata espressa da Mauro Pernigo, Direttore Global Transaction Banking di Intesa Sanpaolo. Da una parte, ha affermato, se l’Euro Digitale funzionerà come un wallet digitale sul quale spostare liquidità attualmente sui conti correnti, le banche potrebbero mettersi alla ricerca di nuova liquidità, con possibili effetti anche sui tassi. Dall’altra, l’Euro Digitale potrebbe prestare il fianco all’ingresso nel mondo dei pagamenti di giganti del tech come Meta o Amazon, che già dispongono di una base di clienti senza pari.

 

Christian Miccoli, CEO e fondatore di Conio, ha appoggiato l’idea di un Euro Digitale che utilizzi la blockchain. Se partirà come progettato ora, ha detto, non costituirà una nuova moneta, ma solo un nuovo sistema di pagamento.

 

Silvia Attanasio, Responsabile Innovazione di ABI, si è soffermata sull’ammontare degli investimenti che le banche hanno fatto negli ultimi anni per infrastrutture diverse e non sempre interoperabili. L’infrastruttura da creare per l’Euro Digitale dovrebbe, perciò, dovrebbe superare questa frammentazione e dare la possibilità alle banche di fornire anche servizi ad alto valore aggiunto senza la necessità di utilizzarne altre.

 

Anche Nicola Vicino, General Manager di Revolut Italia, si è soffermato sull’importanza dell’infrastruttura, sottolineando come l’allineamento tra istituzioni e operatori abbia decretato il successo di nuovi sistemi di pagamento in geografie diverse dall’Europa. Da noi, però, il compito è più difficile perché, a differenza di luoghi come il Brasile e l’India, altre forme di pagamento elettronico sono già molto diffuse.

 

CLICCA QUI per leggere una sintesi della ricerca.

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