
- Data inizio
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- Lingua
- 8 ott 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Per conoscere le variabili di mercato, prevederne gli andamenti e governare i rischi nell’ambito della finanza corporate.
Nell’epoca del gigantismo finanziario, la vera sfida per le imprese è trovare liquidità, ha detto Maurizio Dallocchio, Professore di Corporate Finance in SDA e Università Bocconi, nel corso di un incontro della serie “Idee per la Crescita,” di Repubblica Affari&Finanza e SDA Bocconi School of Management.
Il panorama è dominato da pochi colossi tecnologici americani. Nvidia, ad esempio, a fine agosto valeva in Borsa quasi il doppio di tutte le società quotate in Germania. Le prime dieci aziende al mondo hanno capitalizzazioni superiori ai mille miliardi di dollari, sostenute da multipli di fatturato che un tempo sarebbero stati giudicati irrealistici. Questa concentrazione di interesse verso poche big tech ha reso marginali le società tradizionali, tanto che il numero di imprese quotate in Europa e Nord America si è quasi dimezzato dal 2000.
In parallelo, le banche europee mostrano un evidente svantaggio competitivo rispetto a quelle americane e cinesi: nessuna figura nelle prime dieci al mondo per capitalizzazione. La ragione risiede nei diversi modelli di business: negli USA le banche ricavano la gran parte dei profitti da attività diverse dal credito, mentre in Europa oltre metà degli attivi è investita in prestiti a imprese e famiglie. Questa struttura rende meno attrattive le banche europee per i mercati e solleva il rischio che, nel medio-lungo termine, esse riducano il sostegno al tessuto produttivo per risultare più interessanti ai mercati.
Come potranno le imprese reperire capitali per crescere o sopravvivere? Le soluzioni passano da un maggiore coinvolgimento di fondi pensione, casse previdenziali e assicurazioni, che oggi investono pochissimo nelle aziende italiane pur ottenendo rendimenti medi inferiori all’inflazione. Se non cambieranno volontariamente, potrebbero essere spinti da misure legislative. Parallelamente, le imprese dovranno ricorrere maggiormente ai mercati, emettendo obbligazioni o strumenti ibridi e tornando, se possibile, alle quotazioni. Solo così potranno competere in un contesto dominato da pochi giganti finanziari.
Nel corso del dibattito stimolato da Walter Galbiati, Vicedirettore di Repubblica, e responsabile dell’inserto Affari&Finanza, Marco Mariano, Managing Director, Head of Global Corporate Banking Mid Cap di J.P. Morgan, ha ricordato come “le aziende italiane debbano continuare a crescere e a competere nel mercato internazionale, per cui l’assistenza finanziaria continua ad essere vitale”. In un contesto complesso e segnato da molteplici eventi globali, Mariano ha sottolineato che i mercati dei capitali sono rimasti “molto aperti e ricettivi per nuove iniziative di investimento”, evidenziando come gli investitori abbiano mantenuto accesa la loro propensione al rischio.
Massimo Ferrini Bronzoni, Partner KPMG, Head of Debt Advisory, ha evidenziato come il momento geopolitico attuale sia “molto interessante”, ma al tempo stesso caratterizzato da forte incertezza. Infatti, si assiste a uno spostamento del baricentro del capitalismo globale verso Stati Uniti e Cina, dove i colossi del tech e del digitale continuano a crescere grazie a dimensioni che permettono di sostenere enormi investimenti tipici del settore. Un contesto che penalizza il Vecchio Continente e, in particolare, l’Italia.
SDA Bocconi School of Management
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