Teoria in pratica

Quali metodi per studiare la pubblica amministrazione

Combinando ricerca qualitativa e quantitativa, gli studi basati sui mixed method consentono una comprensione più profonda e sfumata della PA

Le premesse

Quello della pubblica amministrazione è un settore ibrido: a intersecarsi e sovrapporsi sono logiche di efficienza ed efficacia caratteristiche del mondo dell’impresa, un contesto altamente politicizzato che influenza in maniera profonda i meccanismi decisionali, la necessità di tenere in considerazione le multiformi esigenze di stakeholder che coincidono spesso con l’intera comunità di riferimento. Un tale livello di complessità si riverbera inevitabilmente anche sugli studi in materia: la ricerca di soluzioni pratiche e ottimali, volte a risolvere problemi concreti, non può non tenere conto delle dinamiche amministrative e dell’impatto della politica.

Per poter cogliere appieno le peculiarità della pubblica amministrazione, è quindi imperativo utilizzare dei metodi adeguati. Metodi, possibilmente, che non antepongano postulati di natura teorica allo sforzo di comprendere la realtà. È per questo che nello studio della pubblica amministrazione appare particolarmente calzante adottare un approccio di natura pragmatica: un approccio, cioè, che non tenga lo studioso prigioniero di questo o quel paradigma epistemologico, ma consenta di mettere a frutto le potenzialità e le intuizioni di una varietà di metodologie e di prospettive diverse.

È questo il caso dei mixed method, che combinano metodi e punti di vista propri della ricerca quantitativa con quelli caratteristici della ricerca qualitativa. L’amalgama dei diversi strumenti e prospettive non deve ovviamente essere improvvisato, ma il portato diretto di un ragionamento esplicito e conseguente, che parta da un’analisi del problema da risolvere. Ma fino a che punto gli studi sulla pubblica amministrazione si sono sinora dimostrati capaci di mettere davvero a frutto le potenzialità dei mixed method?

La ricerca

Per comprendere lo stato dell’arte riguardo alla diffusione dei mixed methods negli studi sulla pubblica amministrazione, è stata svolta una ricerca su sette delle principali riviste scientifiche internazionali peer-reviewed di settore. L’analisi non si è limitata ad articoli che si basassero esplicitamente su una metodologia mixed method, ma è stato esteso a tutte le ricerche con una metodologia ibrida qualitativo-quantitativa, anche se non dichiaratamente mixed.

Sono stati così individuati 104 studi classificabili come mixed method: di questi, solo un terzo rimandava esplicitamente a tale metodologia. La maggior parte degli studi (75 per cento) ha impiegato la metodologia qualitativa dell’intervista combinata con dati statistici tratti da survey (nel 43 per cento dei casi) o di archivio (il rimanente 33). Meno diffusi l’analisi sia qualitativa sia quantitativa di interviste o di dati d’archivio, l’uso di survey miste quantitative e qualitative (con domande cioè sia chiuse sia aperte) o ancora il ricorso ai case study.

Le motivazioni principali all’adozione dei mixed method vanno ricercate anzitutto nello sforzo di ottenere risultati più solidi e testarne la validità: per esempio, laddove venisse impiegata una survey, andando a chiedere ai rispondenti spiegazioni qualitative nel merito delle risposte date. Una seconda motivazione riguarda la possibilità di individuare spiegazioni multidimensionali di un determinato fenomeno, come nel caso dell’impatto percepito del cambiamento tecnologico sulla performance. Infine, i mixed method possono contribuire a spiegare i meccanismi di casualità che intercorrono tra diverse variabili.

Per quel che riguarda il nesso tra i diversi metodi impiegati, nel 31 per cento delle ricerche questi sono stati portati avanti in parallelo: lo studio quantitativo è stato cioè condotto indipendentemente da quello qualitativo. In genere, i risultati delle due direttrici di studio sono stati successivamente analizzati assieme a valle per verificare l’effettiva coerenza dei risultati conseguiti.

Nel restante 69 per cento degli articoli, i due metodi sono stati impiegati in maniera sequenziale: i risultati ottenuti nella prima fase sono stati spiegati ed esplorati in maggior dettaglio nella seconda. L’esempio più diffuso è quello di uno studio su dati di survey o di archivio accompagnato (in genere a valle) a interviste volte a fornire interpretazioni più precise dei risultati ottenuti, come nell’esempio di in una ricerca condotta sui controlli in strada effettuati dalla polizia a New York.

Nel caso in cui invece vengano condotte prima le interviste qualitative, queste servono generalmente per sviluppare le ipotesi di ricerca da verificare successivamente tramite survey: è il caso, per esempio, di una ricerca condotta sulla burocratizzazione delle procedure amministrative, in cui la survey ha esplorato in modo sistematico la percezione individuale, alla luce della rilevanza che questo aspetto aveva assunto nelle interviste preliminari.

La fase cruciale, e anche la più problematica, nell’impiego dei mixed method è quella che riguarda il collegamento tra le diverse metodologie. Nel caso degli studi condotti in parallelo, il collegamento è risultato efficace laddove i ricercatori non si sono limitati a sottolineare che lo studio quantitativo e quello quantitativo si concentravano sullo stesso contesto o base dati, ma si sono dimostrati capaci di integrarne realmente i risultati.

Nel caso degli studi sequenziali in cui la fase quantitativa ha preceduto quella qualitativa, è stato fondamentale passare dall’analisi di un campione rappresentativo a quella di un campione significativo: per esempio selezionare per la seconda fase intervistati che per profilo ed esperienze fossero davvero in grado di fornire intuizioni utili sui risultati ottenuti ella prima fase.

Infine, negli studi sequenziali in cui la fase qualitativa ha preceduto quella quantitativa, l’elemento determinante è la capacità di individuare in fase di intervista temi e domande di ricerca incorporate effettivamente nella successiva fase di raccolta dati. Un esempio in questo senso è quello di uno studio sull’importanza dei network personali dei sindaci: alcune frasi significative ricavate dalle interviste svolte in fase preliminare sono state successivamente incorporate verbatim nella survey quantitativa.

Conclusioni e implicazioni

Negli ultimi dieci anni, gli studi sulla pubblica amministrazione sembrano essersi effettivamente orientati in maniera crescente all’impiego dei mixed method. A seconda dello specifico disegno di ricerca, questi possono contribuire a validare delle intuizioni, a fornire delle interpretazioni multidimensionali di fenomeni in essere, così come a illuminare dei meccanismi causali in azione. Fondamentale è in ogni caso che il collegamento tra la fase qualitativa e quella quantitativa sia esplicito e ben congegnato.

Particolarmente interessante è il caso in cui i mixed method producano risultati contrastanti o vengano utilizzati per spiegare la mancata verifica di una prima ipotesi di ricerca: come dimostrano alcune delle ricerche analizzate, questo non significa un fallimento dello studio, ma può rappresentare invece un’occasione per arrivare a migliori e più sfumate intuizioni.

Incoraggiando interpretazioni più sfumate, intellettualmente oneste e ragionate dei fenomeni, i mixed method possono così aiutare a capire meglio la complessità dei fenomeni che attraversano la pubblica amministrazione – contribuendo non solo a un avanzamento della ricerca, ma anche a un miglior funzionamento della macchina pubblica.

 

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