Sotto la lente

Quale mobilità urbana sogna la Generazione Z

Se l’aforisma di Pitigrilli, secondo cui “si nasce incendiari e si finisce pompieri,” contiene un minimo di verità, forse faremmo bene a riconsiderare, con un certo distacco, la narrativa delle differenze generazionali. 

 

La Generazione Z (quella dei nati tra il 1997 e il 2012, alcuni dei quali cominciano ad affacciarsi al mondo del lavoro e ad avere figli) è stereotipicamente descritta come quella che, forte del suo essere nativa digitale e al passo con la velocità delle sfide dei nostri giorni, ci porterà dentro alla rivoluzione della crescita e del consumo sostenibile.  

 

Tuttavia, il rapporto Gen Z and Future Urban Mobility dello Smart & Sustainable Mobility Lab (mobiUS) di SDA Bocconi racconta una storia parzialmente diversa. Nell’ambito di una rilevazione finalizzata a comprendere meglio le differenze di atteggiamento nei riguardi della mobilità urbana della Generazione Z rispetto a quella immediatamente precedente (la Generazione Y dei nati tra il 1981 e il 1996), il rapporto evidenzia soprattutto l’evoluzione di questo atteggiamento in corrispondenza del ciclo di vita degli individui. 

 

In particolare, con l’ingresso nel mondo del lavoro e la nascita dei figli gli atteggiamenti della Generazione Z tendono ad assomigliare sempre più a quelli dei propri fratelli maggiori. Se, fino ad allora, le considerazioni ambientali e di sostenibilità sono preminenti, quando i vincoli a cui sono sottoposti gli individui si fanno più stringenti, riemerge una forte domanda di flessibilità, dove l’utilizzo dell’automobile resta ancora vincente, e i vincoli tipici dei veicoli a propulsione elettrica non sono trascurabili. 

 

Queste valutazioni non tolgono, però, che la Generazione Z sia effettivamente la più sensibile ed esigente in termini ambientali, né che sostenibilità e flessibilità possano essere coniugate con un’offerta di mobilità urbana innovativa. 

 

Questa generazione approccia le risorse scarse con un’attenzione particolare, ed è particolarmente consapevole che non solo il tempo, ma anche lo spazio diventa una risorsa scarsa e preziosa.  Il tempo è certamente prezioso perché lo si vorrebbe dedicare prima di tutto ai propri cari e agli amici (incontrandoli di persona, nonostante lo stereotipo dei nativi digitali…) e i trasferimenti, in un traffico congestionato, sono per definizione tempi morti. Ma anche lo spazio diventa importante, soprattutto in ambienti urbani dove gli spostamenti sono sempre più congestionati, e la flessibilità di disporre di un mezzo per spostarsi si scontra con la difficoltà di trovare un luogo dove tenerlo in sosta.  

 

Perciò la Generazione Z vorrebbe che tutto fosse a portata di…piede: famiglia, amici, servizi e lavoro devono essere idealmente raggiungibili camminando, con una disponibilità a percorrere tragitti anche piuttosto lunghi. Il modello che emerge non è più quello, già dibattuto, della città 15 minuti (quella, cioè, in cui tutto sia raggiungibile in un quarto d’ora a piedi) ma arriva quasi sempre ai 20, se non ai 30 minuti. Lasciando intravedere lo spazio per una città policentrica, a misura di pedone. Dove l’auto cessa di essere necessaria per il proprio quotidiano. 

 

Di qui, la sensibilità della Generazione Z per le soluzioni alternative di mobilità, che vengono scelte caso per caso analizzandone accuratamente pro e contro, senza pregiudizi, ma anche senza preferenze forti.  

 

Piedi, micro-mobilità, sharing, pooling, mezzi pubblici, auto propria: nessuna di queste soluzioni, al momento, vince. Che la mobilità del futuro, secondo la Generazione Z, debba essere a emissioni zero è indubbio ma non basta. Servono soluzioni che non facciano perdere tempo (una volta utilizzate, ce ne si dovrà liberare in fretta) e non occupino una quantità eccessiva di suolo per il parcheggio.  

 

Ecco che l’enabler tecnologico più promettente potrebbe diventare proprio la guida autonoma: cosa ci sarebbe di più flessibile di un taxi ad emissioni zero, che non debba essere né ricaricato né parcheggiato, e in modo semplice ci sposti dal punto A al punto B? Qui sì la disponibilità a pagare per il servizio sarebbe massima. Per le esigenze della Generazione Z, e probabilmente anche quelle di ciascuno di noi. 

 

Il livello 5 di guida autonoma, quello che richiede solo l'indicazione della destinazione e l'avvio del sistema, tuttavia, è in fase sperimentale solo in Asia e, per ora, solo per il trasporto merci. Come bilanceranno le società occidentali la gestione dei rischi, la necessità di investimenti cospicui e la volontà di soddisfare una chiara esigenza dei cittadini consumatori?  

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