Sotto la lente

Il fintech dopo l’Apocalisse. Che non c’è stata

Negli ultimi decenni, il fintech è passato da outsider del sistema finanziario a catalizzatore della sua evoluzione. Inizialmente percepito come una minaccia per le banche tradizionali, il fintech ha finito per integrarsi con esse, dando vita a un ecosistema ibrido che riesce a coniugare agilità e innovazione con stabilità e fiducia. Il risultato è una finanza più efficiente, competitiva e centrata sull’utente.

 

La narrazione apocalittica di startup pronte a spazzare via le istituzioni finanziarie si è rivelata infondata. Le banche hanno risposto con prontezza, investendo in tecnologie, collaborando con nuove realtà digitali e, in alcuni casi, acquisendole. Le fintech, a loro volta, hanno beneficiato dell’accesso a risorse, competenze e clientela. Il panorama che ne emerge è quello di una coevoluzione più che di una sostituzione, una dinamica che rafforza l’intero sistema.

 

Che cos’è, esattamente, il fintech?

 

Secondo la definizione della Banca d’Italia, il fintech è “innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica.” Non si tratta semplicemente di nuove app per pagamenti digitali, ma di una trasformazione strutturale che rimodella servizi, prodotti e modelli di business nel settore finanziario.

 

Il fintech è, in sostanza, la convergenza tra finanza e tecnologie come intelligenza artificiale, blockchain, big data e cloud computing, con l’obiettivo di rendere i servizi più veloci, accessibili e personalizzati.

 

Un percorso che parte da lontano

 

La storia del fintech affonda le radici ben prima dell’avvento di internet. Negli anni Cinquanta, con le prime carte di credito, e poi con l’introduzione degli sportelli ATM nel 1967, la tecnologia ha iniziato a cambiare la relazione tra cittadini e finanza. Una svolta fondamentale è arrivata nel 1971, con la nascita del NASDAQ, primo mercato azionario elettronico, che ha ispirato lo sviluppo di piattaforme di trading online anche in Italia.

 

Negli anni ’90, internet ha accelerato la globalizzazione dei servizi finanziari, rendendo le operazioni più rapide e accessibili. Poi, nel 2008, la comparsa della blockchain ha introdotto un nuovo paradigma di sicurezza e trasparenza con ricadute potenziali in ambiti come la finanza decentralizzata (DeFi).

 

L’Italia, rispetto a Paesi come Francia e Germania, ha mostrato un certo ritardo nello sviluppo del fintech, causato in parte da una digitalizzazione infrastrutturale non omogenea e da una cultura finanziaria ancora legata ai canali tradizionali. Tuttavia, negli ultimi anni, complice anche la pandemia, si è registrata una crescita significativa nella diffusione dei servizi fintech.

 

Milano ha assunto un ruolo di primo piano come hub dell’innovazione, con aziende come Satispay e Scalapay a trainare il settore.

 

Il quadro normativo si sta evolvendo: oltre alla direttiva PSD2, in attesa dell’entrata in vigore della PSD3, in Italia è in corso l’adeguamento normativo al MiCAR per regolamentare l’uso dei cryptoasset, e l’IT Wallet rappresenta un primo passo verso un ecosistema digitale dei servizi pubblici e finanziari.

 

L’ecosistema del fintech italiano, come quello degli altri paesi, si compone di:

 

  • Startup fintech, motore dell’innovazione.
  • Tech company, che forniscono infrastrutture e soluzioni.
  • Istituzioni finanziarie tradizionali, sempre più coinvolte tramite investimenti, collaborazioni e acquisizioni.
  • Investitori, cruciali per la crescita delle startup.
  • Regolatori, che devono bilanciare innovazione e tutela del consumatore.
  • Consumatori e aziende, che con le loro esigenze guidano l’innovazione.

 

Tra i segmenti in maggiore espansione troviamo i pagamenti digitali, ormai parte della quotidianità, e il Wealth Management, la gestione patrimoniale ha adottato strumenti digitali avanzati, rendendo più accessibili i servizi finanziari personalizzati.. Cresce anche l’InsurTech, che sta ridefinendo le modalità di erogazione e personalizzazione dei servizi assicurativi. In parallelo, tecnologie come intelligenza artificiale e big data stanno rivoluzionando la gestione del rischio, la personalizzazione dell’offerta e la prevenzione delle frodi.

 

Prospettive future e leve di sviluppo

 

Il fintech italiano ha davanti a sé un futuro promettente, ma per consolidarne la crescita servono interventi mirati. È fondamentale migliorare l’accessibilità alle tecnologie, abbattere le barriere all’investimento per le startup, rafforzare l’educazione finanziaria e garantire un quadro normativo stabile ma flessibile.

 

La regolamentazione deve riuscire a stare al passo con l’innovazione, promuovendo un equilibrio tra protezione e progresso. Il fintech è il futuro della finanza. E l’Italia ha ancora l’opportunità di esserne protagonista.

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