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Gli effetti della transizione ecologica sulle imprese

Un fil rouge mette in collegamento il tema del cambiamento climatico e gli impatti derivanti dal rischio di transizione sulle performance economico-finanziarie delle imprese.

Le domande

Uno dei rischi più significativi, e forse più fraintesi, che le organizzazioni sono chiamate oggi ad affrontare riguarda il cambiamento climatico. Molte imprese percepiscono erroneamente le implicazioni del cambiamento climatico come proiettate sul lungo periodo ma i potenziali impatti dei cambiamenti climatici non sono solo fisici e non si manifestano solo nel lungo termine. Il processo di mitigazione del cambiamento climatico richiede la rapida decarbonizzazione dell’economia se vogliamo sperare di evitare impatti catastrofici come il collasso delle calotte glaciali o delle foreste pluviali tropicali. 

 

  • Nel 2019, le concentrazioni di CO2 nell’aria sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e le concentrazioni di metano e protossido di azoto le più alte degli ultimi 800.000 anni. 
  • Dal 1970 la temperatura superficiale globale è aumentata più velocemente rispetto a qualsiasi altro periodo di 50 anni negli ultimi 2.000 anni. Le temperature registrate nel corso del decennio 2010-2020 hanno superato quelle del più recente periodo di caldo plurisecolare, che si è verificato circa 6.500 anni fa. Le emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane sono responsabili di questo innalzamento, che secondo le stime degli scienziati si avvia a raggiungere 1,5 °C.  
  • Il livello medio globale del mare è aumentato più velocemente dal 1900, rispetto a qualsiasi secolo precedente negli ultimi 3.000 anni.  

 

Il processo di decarbonizzazione dell’economia, non più rimandabile, comporterà profondi cambiamenti strutturali. In tale scenario, il supporto di natura economico-finanziario volto a favorire iniziative dedicate allo sviluppo sostenibile rappresenta la sfida del nuovo millennio. Tanto che anche l’UE ha definito una strategia globale sulla finanza sostenibile, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo del settore finanziario nel facilitare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse ed economia sostenibile.  

 

Eppure, nella letteratura accademica che tratta le tematiche connesse al climate change esiste un gap che riguarda proprio il rischio di transizione e il possibile impatto sulle variabili di natura economica, finanziaria e patrimoniale. In questo studio abbiamo provato a indagare questioni ancora poco dibattute, elaborando una valutazione critica del modello di analisi del rischio di transizione ecologica settoriale di CRIF (un’azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, e in soluzioni di credito), in base all’analisi delle variabili utilizzate da altri competitor e in base alle indicazioni regolamentari. 

Lavoro sul campo

I rischi del cambiamento climatico possono influenzare direttamente l’attività caratteristica, la catena del valore, le opportunità di mercato, l’impatto reputazionale e i procedimenti legali. Fronteggiarli può migliorare l'efficienza produttiva e rafforzare la competitività delle imprese. Diversamente, una mancata risposta ai rischi del cambiamento climatico può indebolire le capacità di sviluppo. I fattori di rischio connessi al processo di transizione generano implicazioni economico-finanziarie, modificando i prezzi e la domanda/offerta di mercato a favore di beni e servizi a basse emissioni di CO2 sia nel breve sia nel lungo termine. Le aspettative orientate nel medio/lungo termine possono generare rischi nel breve periodo. I key driver su cui intervenire sono tre 

  • la politica di mitigazione del cambiamento climatico; 
  • la trasformazione tecnologica; 
  • i mutamenti nelle preferenze dei consumatori. 

 

I rischi derivanti dal cambiamento climatico sono rilevanti sia per le imprese sia per gli operatori finanziari. Le prime possono, infatti, rilevare dei rischi rispetto alla propria operatività e sono dunque chiamate a intraprendere un processo di transizione verso un business più resiliente e sostenibile. Gli operatori finanziari, diversamente, rischiano di incorrere sia in rischi fisici sui propri clienti e asset, sia in rischi di transizione quando si opera in settori più green, oltre che alla possibile riduzione dei rendimenti di alcuni investimenti. Per tale motivo è primaria la rendicontazione dell’impatto che il cambiamento climatico può avere sull’impresa (oltre all’impatto che l’impresa ha sul clima), con il duplice obiettivo di: 

  • generare una maggiore consapevolezza in tema di climate change incentivando a intraprendere un percorso di decarbonizzazione;  
  • informare gli stakeholder in merito agli impegni che l’impresa ha assunto rispetto alla lotta ai cambiamenti climatici. 

 

Posti tre diversi scenari climatici (Disorderly Transition, Hot House World, Orderly Transition) un altro driver da tenere in considerazione è la valutazione dell’incidenza che il processo di transizione climatica può avere sulla probabilità di default finanziario per le imprese. In tale prospettiva i KPI da prendere in considerazione sono quelli connessi alla redditività, alla liquidità, all’equilibrio economico-finanziario.  

Guardando avanti

Le imprese dovranno integrare nelle proprie strategie gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità con una modalità che sia coerente e perseguibile rispetto al piano industriale. In particolar modo, l’attuazione di strategie di decarbonizzazione e di transizione richiederanno l’allocazione di risorse finanziare che dovranno essere considerate come un investimento necessario atto al rafforzamento della competitività, della reputazione nonché della resilienza delle imprese. 

 

Il tema dell’accesso a finanziamenti e a nuovi capitali diverrà rilevante rispetto agli sviluppi attuali in merito ai processi di decarbonizzazione poiché le imprese virtuose in tali ambiti potranno divenire maggiormente attrattive e resilienti agli occhi dei mercati e degli investitori. Tema centrale saranno gli investimenti sia in innovazione di infrastrutture e materiali per l’elettrificazione (impianti, trasporti e logistica) sia in fonti energetiche alternative come l’eolico, l’idrogeno, il bio metano. Si renderà pertanto necessario impiegare ingenti fonti di capitali, nella forma di capitale di debito o equity, che possano supportare le imprese nella gestione dei rischi (fisici e di transizione) ambientali. 

 

Per quanto riguarda le metriche, sarà prioritario per le imprese uniformarsi agli standard internazionali ed europei di misurazione per una valutazione più oggettiva delle proprie attività e orientarsi verso una maggiore omogeneità e diffusione dei dati forniti e comunicati, lavorando su indicatori e KPI specifici della decarbonizzazione. 

 

Il processo di transizione dovrà essere considerato una sorta di volano non solo per le imprese operanti nel settore energetico, ma anche per le manifatturiere, della produzione di beni intermedi e di largo consumo e di servizi. La finanza d’impresa dovrà svolgere un ruolo di primo piano diventando il soggetto propulsore della transizione. 

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