- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 9 mag 2024
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Definire e sviluppare strategie di mercato vincenti in contesti ipercompetitivi e iperconnessi, rafforzando creatività e metodi di analisi della domanda.
Pochi giorni fa, il titolo attribuito ad un incontro – tra i tanti offerti free – realizzato da Martech, mi ha particolarmente interessato: “Come raccontare storie usando i dati”, che in buona parte vuole significare mettere insieme Art & Science, Human & Tech, Personal & Machine, e così via, come attualmente piace coniugare questa integrazione e collegare gli estremi, attività divenute rilevanti per il marketing e, in particolare, per il branding.
I dati sono stati definiti il “nuovo petrolio” dell’economia, tanto che già nel maggio 2017, The Economist aveva affermato come i dati rappresentassero – e avrebbero rappresentato, ancora di più nel futuro - un vero motore di crescita e cambiamento. Di fatto, le cosiddette tracce digitali prodotte "praticamente per ogni attività” evidenziano come i flussi di dati alimentino una nuova economia. Non desta meraviglia, quindi, che proprio mappando l'evoluzione digitale e la competitività digitale di diversi Paesi in tutto il mondo, alcuni autori (Chakravorti, Bhalla, Shankar Chaturvedi, 2019) abbiano identificato una nuova misura o un nuovo PIL: il “Prodotto di Dati Lordo", volto a catturare una misura emergente della ricchezza e del potere delle nazioni.
Oltre alla quantità e al volume dei dati generati e da gestire, ne risultano modificate accessibilità - connessa a strumentazione, canali (owned, paied, earned), media e devices, che aprono verso flussi di dati con crescente usability e fruibilità – utilizzo, inteso come numero di utenti con comportamenti, esigenze e contesti di utilizzo estremamente vari e ampi (aziende, brand, provider, player, social media, OTT, ecc.), nonché la complessità dell’attività digitale che costringe verso una crescente sofisticazione di modalità di analisi e interpretazione. Del resto, i flussi divengono rapidi e real-time; i dati - nei diversi formati: foto, video generati dagli utenti (UGC) dei e nei social network, informazioni raccolte dai pendolari mentre si recano al lavoro o “pazientano” in auto nel traffico - risultano in buona parte destrutturati; e i numerosi e diversi dispositivi – dallo smartphone al tostapane, dai treni all’auto - divengono fonti inesauribili di dati. Il “mondo dei sensori”, sempre più connessi, carpiscono la scia digitale lasciata dalle persone che, detto in altri termini, evidenziano come i dati possano essere generati da qualunque cosa si faccia.
L’espressione big data diviene il grande cappello all’interno del quale si cerca di accogliere quanto sin qui evidenziato.
Difficile semplificare quanto dianzi illustrato, benché Martech, “felicissima” crasi tra marketing e technology, è un termine che aiuta e rende l’idea.
La crasi è stata coniata dal ricercatore informatico Scott Brinker, portando al suo interno quell’ampio ambito di tecnologie e soluzioni-tech impiegate per creare o supportare lo sviluppo di esperienze e percorsi esperienziali di brand che guidino l'acquisizione, il coinvolgimento e la fidelizzazione dei clienti. Il panorama tecnologico recensito nel 2020 – certamente sottostimato, nonostante i “grandi” numeri riportati - evidenzia una ampiezza tecnologica ben otto volte maggiore, oggi, rispetto al 2014, raggiungendo le 8.000 soluzioni versus le 150 del 2011 (crescita stimata 5.233%).
Tra esse, quelle che crescono maggiormente sono connesse a dati, processi, procedure e social media management.
Quindi big data, flussi, sistemi interpretativi, algoritmi soluzioni diverse e martech evolvono, divenendo sempre più complesse e tecnologiche, nonché “capaci di imparare” (AI, Machine Learning, etc.). Tale prospettiva evidenzia come oltre ai data scientist, siano necessarie competenze in grado di orchestrare competenze analitiche e creative - copywriter, content management, video making, ecc. - con intuito manageriale in quanto "…i dati non parlano da soli, ma hanno bisogno di un buon narratore e di una buona narrazione. Perché le presentazioni dei dati rappresentano la migliore opportunità per raccontare storie e ispirare le persone ad agire, pensando come la costruzione di presentazioni visive divengano funzionali ad ogni occasione e momento o micro-moneto di contatto con la vita di altre persone” (Nancy Duarte, CEO di Duarte Inc., communication-big-tech della Silicon Valley).
Lo spostamento pronosticato è il passaggio dall’essere data-wrangler e data scientist, con capacità analitiche e statistiche “magiche”, all’essere più data-sense-maker (attributori di senso dei dati). Ciò implica uno spostamento a soryteller nel:
I dati non fanno più paura se osservati come fonte della narrazione; per cui è utile ragionare pensando che partire dai dati permette di narrare storie convincenti nei confronti di pubblici diversi.