
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 5 mag 2025
- 6 giorni
- Class
- Italiano
Progettare strategie di marketing efficaci integrando l'approccio tradizionale e quello digital per valorizzare e personalizzare l'esperienza del cliente.
Il cibo o, all’inglese, il food interessa, piace e appassiona una moltitudine di persone. Il cibo, funzionalmente necessario per nutrirsi e vivere, non è solo questo. Per questo mi sono presa e vi prenderò un po’ più di tempo del solito! Spero non vi dispiaccia.
Il food è uno dei temi, degli argomenti o degli “oggetti” preferiti – soprattutto da noi italiani – su cui:
Ciascuna delle suddette motivazioni che determinano la rilevanza del cibo per noi italiani, meriterebbe un approfondimento e se ne potrebbe trattare per anni, anzi per secoli! Ma, oltre ad esse...
...raccordando il cibo con quanto già anticipato la scorsa settimana, a proposito dei “content creator”, meritano una più appropriata collocazione esemplificazioni e business case “nostrani” che ci evidenziano come il cibo sia a) social, b) espressione creativa, c) immersivo.
Il food è in grado di accomunare e costruire socialità - benché possa essere consumato anche in solitudine - mettendo intorno ad un “tavolo virtuale”, un gran numero di persone su numerosissime tematiche. Ad evidenza in Italia, nel 2020 (fonte: Buzzoole, 2020), i post a tema food sono stati oltre 1,59 milioni (+ 57,4% rispetto al 2019), risultato connesso anche alla permanenza forzata in casa a causa della pandemia; il canale maggiormente utilizzato per la condivisione dei contenuti è stato Instagram (75,64% del totale), seguito da Facebook e Twitter; TikTok, sebbene in coda nel 2020, si dimostrava già in crescita.
Se si dovesse “segmentare” il food-content-creator in funzione del numero di follower, si potrebbe affermare che siano per lo più micro e medium creator con follower tra 10.000 e 100.000 (86% del totale) e donne (60,57%). Tra essi è possibile una suddivisione tra: starry chef, green creator, foodies, foddy & fitness creator, chef celebrity, nutrizionisti e food & artist creator. I contenuti spaziano tra: ricette “casalinghe” traferite - step by step - da poter replicare facilmente a casa; consigli e ricette per evitare gli sprechi in cucina e riutilizzare in modo creativo gli scarti degli alimenti (sostenibilità e zero waste); modalità “ingaggianti” per cimentarsi in ricette divertenti con figli e partner; consigli e ricette fantasiose su intolleranze, allergie e/o orientamenti alimentari (vegetariani, vegani, ecc.); consigli nutrizionali e “mukbang” (trend coreano) con rappresentazioni “realistiche e divertenti” (con video ASMR principalmente su TikTok e YouTube) in cui i creator si abbuffano di cibo masticando rumorosamente vicino ad un microfono.
In un articolo di recente pubblicazione (Weber et al. 2021) si analizzano i food content creator. Si, perché questi ultimi “rifiutano” lo stigma di "influencer", in quanto percepiscono la loro creazione di contenuto orientata a cibo e ricette piuttosto che attenta a follower e ad influenzarne comportamenti e/o centrata sulla propria immagine e personalità, dedicandosi invece alla presentazione del cibo con indicazioni culinarie e ricette “volte a fornire benefici estetici, edonistici e di piacere attraverso i contenuti …e per insegnare qualcosa alla gente”. Spesso questi content creator non sono “chef esperti”; per gli intervistati, il “set” fotografico, fatto di decorazioni e oggetti di scena (piatti, pentole, mestoli, fiori, prodotti etc.) da disporre attorno al cibo divengono basilari sia per rendere più attraente la presentazione sia per alimentare ambizione e aspirazione personali e dei propri seguaci tramite l’impiego della foto, dichiarando che: "…non sempre la fotografia di cibo è solo fotografare, ma è ...arte!"
Mi lego a tale ricerca, riprendendo quanto affermato da Sergio Colantuoni - amico, parte di una grande famiglia, allargatasi sempre di più, di origine napoletana, eclettico e inarrestabile, lifestyler (come viene sovente definito) – che ha imparato ad applicare il suo gusto e la sua capacità di saper scegliere in ogni settore, anche quello del food! E non perché sia un cuoco o uno chef, ma perché “il cibo ha sempre fatto parte della sua vita”, essendo cresciuto in una casa in cui l’affetto e il nutrimento passava per il cibo, la sua preparazione ed il suo consumo, da parte di tutta la famiglia! Ha imparato che il cibo va rispettato, oltre che amato. Da più di 30 anni si occupa d’immagine in senso lato e la sua curiosità lo ha sempre spinto a varcare nuove soglie. Si è interessato agli oggetti, al design e alla cucina quando ancora, all’inizio degli anni Novanta, non era in voga come adesso. Sempre affascinato dall’aspetto, dalla forma e dall’equilibrio delle cose, nonché dalla loro collocazione nello spazio, cercando di coglierne e interpretarne il “bello”. Non è un artista, ma un creativo; cura i minimi particolari nei disegni di una collezione di moda o, in specifico, nella preparazione di una tavola per una cena. Libri, servizi editoriali, blog, fotografie (che per Io Donna sono state realizzate da Federico Miletto) raccontano le “sue” tavole, trasferendo il lavoro di Sergio, che da perfezionista, entra nelle cose e non lascia mai nulla al caso!
Ecco, quindi, che il cibo diviene espressione d’arte e di creatività, intendendo il fotografo come artista per la sua capacità di “cogliere l’attimo”, e il creator come integratore rispettoso del ruolo e della quotidianità che il cibo possiede per la vita e anche l’ispirazione e l’aspirazione delle persone.
Le tradizioni gastronomiche di un luogo spesso ne rappresentano la sua cultura, stratificata in secoli di storia. Chi non ha mai sentito parlare gli stranieri dell’Italia, esprimendo la “magnificenza” del nostro cibo! E’ quindi difficile poter trattare del cibo senza considerarne aspetti culturali come l’origine dei piatti, il nome, il significato dei gesti e delle consuetudini che ruotano attorno all’impiego di specifici ingredienti per la realizzazione delle pietanze o alle fasi dedicate alla preparazione - attenta, curata, metodica oltre che tradizionale – dei piatti (tipici o meno tipici!). Al cibo si riconosce l’indiscussa capacità di alimentare (volutamente utilizzo questo verbo!) cultura, tradizione e relativa rilevanza territoriale, preparando, raccontando e coinvolgendo verso ciò che accade con e “attorno” al cibo.
A ciò si deve poi aggiungere quell’imperativo "A tavola!” che dà inizio alle tavolate italiane, con il richiamo svolto dalla padrona di casa, colei che sa mixare, con la sapienza di uno speziale: arte culinaria, calore familiare e tradizione. E’ solitamente in queste occasioni che le padrone di casa sfoderano i loro piatti inossidabili al tempo grazie ai quali, ad ogni ricorrenza, permettono ai commensali di ripercorre attraverso gli odori e i sapori il rito conviviale (di famiglia): le fettuccine preparate con la ricetta di nonna Clara, l’arrosto preparato con la variante di zia Tilde, le melanzane sott’olio di Vera, e così via, allietando con i diversi manicaretti gli ospiti e i commensali. E così, cibi, ricette (e ricordi) inondano il pranzo con l’andare e venire di piatti e portate.
In questo contesto si inseriscono le Cesarine.
Dal 2004 le “Cesarine” - dell’Associazione Home Food, ideata e voluta dall’antropologa dell’Università di Bologna Egeria Di Nallo, di cui fanno parte oggi oltre 500 cesarine e cesarini sull’intero territorio nazionale - si sono proposte un po’ come “vestali” delle tradizioni, creatrici di contenuti ed esecutrici materiali ed esperte di ricette e pietanze, impeccabili padrone di casa, pronte a trasmettere ai loro ospiti la tradizione del territorio - filtrata e interpretata - attraverso la propria casa e il desco familiare. Obiettivo è la salvaguardia dei cibi della tradizione culinaria locale (spesso dimenticati), in quanto ricchezza delle civiltà, espressione di piaceri e esperienze sedimentate o da sedimentare, tanto in chi cucina quanto in chi consuma! Da ciò la denominazione di “Cesarine”, un omaggio a tutte quelle zie, nonne, dade dai nomi antichi, a volte anche improbabili, che hanno allietato tavole diverse con i sapori altrettanto variegati. Fino a pochissimo tempo fa, prima della “messa in onda” del sito, del blog e di una ben più estesa attività di pubbliche relazioni, nonché con l’impiego di instagram da parte di alcune di loro, il solo passa-parola ha permesso di mettere a tavola 200mila persone, in 10 anni. Leggendo la lista delle Cesarine, attive sul territorio nazionale, quello che colpisce è la loro eterogeneità professionale. Infatti, sovente nella vita svolgono ogni tipo di attività e poi, solo per passione, lasciano assaporare uno spaccato di tradizione a chi lo richiede.
Ciò che accomuna le Cesarine e i Cesarini è la passione e la generosità nel far provare, insegnare e condividere - attraverso riti e tradizioni - i sapori e la cultura di un cibo, di un tempo e di un luogo.
Il cibo diviene una leva immersiva.
In conclusione, modi diversi per esprimere, diffondere e “socializzare” il cibo, e tutto grazie ai food content creator!