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- 4 mar 2025
- 40 ore
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Gestire il prodotto in ogni fase del suo ciclo di vita, bilanciare le esigenze dei clienti e garantire la redditività aziendale.
Da sempre il pane, benché dalla lontana preparazione e pratica domestica abbia raggiunto la cosiddetta panificazione urbana - quando non regionale, nazionale e persino globale, giungendo a rappresentare i gusti e la cultura di specifiche località (il pane azimo, il pane francese, il pane di Altamura, il pane di Matera, il pane toscano senza sale, il pane di Prato, etc. etc.) –, è ancora oggi espressione di tradizione, cultura e territorio molto radicate, sino a raggiungere significati elevati ed astratti connessi, ad esempio, alla nostra religione cristiana.
Non ci soffermeremo sul “prodotto” pane, che nel corso degli anni si è tramutato da commodity a prodotto premium se non super-premium (per qualità, farine, grani e lieviti impiegati, lavorazioni, livelli di prezzo, etc.) o che veniva rivenduto nel “generico” Panificio sotto-casa e di prossimità nelle quantità necessarie alla famiglia, soddisfacendo e facendosi condizionare prevalentemente (se non esclusivamente) dal “gusto” del capo-famiglia...
Relph (2009) sottolinea come il "senso del luogo" e lo "spirito del luogo" sono strettamente collegati, anche se possiedono una sottile differenza: il senso del luogo è la nostra esperienza dello spirito del luogo in un luogo particolare.
Parto dal senso del luogo, esperito qualche settimana fa, quando ospite di Davide Longoni nel suo Laboratorio di Panificazione (aperto nel 2015) in via Tertulliano n.68, a Milano - …lì dove tutto è iniziato…a Milano!!! - ho avuto modo di studiare, osservare, illustrare e conversare (…con un gran caldo, proveniente dal forno alle nostre spalle, in cui era infornato il pane per la durata dell’intervista:-)) con il “maestro” Davide (come mi piace definirlo), partendo proprio dal brand e dall’evoluzione che nel corso del tempo è evidenziabile nella nobile attività artigiana del Brand Davide Longoni - quale genius loci - legato per nascita e per scelta al territorio lombardo.
Motivo per cui è oggetto di questa terza puntata.
Tanto si potrebbe raccontare, ma riprendo solo alcune delle sue decise e precise parole, che mi hanno colpito per la fermezza di pensiero, l’ampiezza di visione e il collegamento allo spirito del luogo:
“…io sono brianzolo, esattamente di Monza, nella provincia di Milano, lì sono cresciuto in una famiglia di panificatori, a Milano mi sono laureato e questa è la mia terra…”
“…da qui sono partito, il mio operato è dedicato a questa città lombarda, che amo e che non abbandonerò mai…qui voglio stare e rimanere…”
“…io e la mia compagna Tatiana Moreschi non abbiamo figli biologici, ma tanti figli…”
“…a loro vogliamo tramandare (e insegnare) la cultura del pane e della panificazione, il significato del lavoro artigianale, la necessità di ricercare continuamente, non arrendendosi mai e alimentando la voglia di sperimentazione agricola…”
“…replicare ciò che mio padre ha fatto con me, mio nonno con mio padre, il mio bisnonno con mio nonno...”
Il mio primo incontro con il pane di Davide Longoni
Era fine febbraio 2012, da poco in via Dell’Orso 2 aveva aperto un nuovo ristorante, Refettorio Simplicitas (ha chiuso di recente), in cui si decantavano le ricchezze di una cucina povera, richiamando la semplicità, lo stile francescano e la quiete, nonché l’intento di far mangiare in modo semplice quello che passava il convento! Refettorio non perseguiva la cucina creativa del momento ma non per questo si richiamava ad una tradizione cieca e polverosa; le pietanze, realizzate senza fronzoli, effetti speciali e materie prime costose erano presentate in menù leggeri e saporiti, fatti con materie prime esemplari, con esecuzioni precise e prezzi bassi (da un minimo di 13 a un massimo di 20 euro a menù); vi si poteva accedere anche nel pomeriggio, per la merenda.
Appena entrati lo sguardo ricadeva immediatamente su di una distesa di pane, bellissimo a vedersi…e buonissimo da mangiarsi! Diverse forme e dimensioni, con differenti farine e grani, non troppi, ma giusti! Chiesi subito chi lo facesse e mi dissero: un panificatore brianzolo, un “certo” Davide Longoni.
That’s it!
Ho.Re.Ca.
In realtà, il canale Ho.Re.Ca. era “servito” e “ben presidiato” già da tempo da Davide Longoni, che allora da Monza estendeva il suo raggio d’azione - quale Personal Brand e con un brand-name patronimico - verso la città di Milano e i suoi ristoranti o gli hotel che ne apprezzavano il lavoro “quotidiano”. Ancora oggi in alcuni ristoranti meneghini si gusta il suo pane che, se non è fatto da lui, certamente viene realizzato da alcuni dei suoi “figli” che ne hanno seguito le orme…
Nel tempo…
Davide Longoni arriva in città con le sue produzioni agricole e un numero crescente di punti di vendita, nonché un lessico del pane che aiuti nello spiegare e nel significare ingredienti, origini, luoghi e modalità d’impiego...
Davide Longoni, è ormai un’azienda. Un brand, per quanto qui concerne (!), che ha esteso, si è espanso, ha realizzato retail-brand con differenti format, sviluppa partnership e collaborazioni diverse a monte ed a valle della sua filiera, e detiene in Milano un elevato numero di “veri” brand ambassador che con il “maestro” hanno vissuto per alcuni anni, imparando il mestiere.
Potrei raccontare tanto altro, ma mi fermo qui, non senza alcune evidenze:
Oggi, considerando il genius loci del panificatore agricolo urbano Davide Longoni in termini di “brand dotato di valore”, dovremmo descriverlo come costituito da conoscenze importanti e basilari che si estrinsecano attraverso una sua “gestione” affinché: lo “spirito” continui ad esistere, se ne possa tramandare il significato di generazione in generazione, si mantenga la salda cultura e coltura locale per renderlo una consuetudine quotidiana (non dimentichiamoci il pane!) in termini di esperienza autentica e unica.
Ma per mantenere e valorizzare lo spirito del luogo è stato necessario ripensare, proteggere e trasmettere il luogo e il suo spirito, secondo un triplice movimento non lineare ma incrementale (Fusco Girard, Vecco, 2019), in quanto: per “ri” pensare e prendersi cura di un luogo e del suo genius loci è risultato fondamentale saperne vedere, riconoscere e interpretare i valori, traducendoli in forme sostenibili e capaci di coniugare saperi diversi (contestuali ed esperti) con partecipazione, comunità e condivisione identitaria; per preservarlo, quale identità culturale, è stato necessario assicurarne la rilevanza e la permanenza nella memoria collettiva, nonché la trasmissibilità nel tempo; infine, proprio la trasmissione e la capacità di tramandare sono divenute le “conditio-sine-qua-non”, perché se lo spirito del luogo non viene trasmesso rischia di scomparire, e la trasmissione può avvenire solo in presenza di panificatori agricoli urbani e brand-ambassador che trasformino lo spirito del luogo per meglio conservarlo e appropriarsene. Solo in questo modo lo spirito del luogo ha potuto rinnovarsi e continuare ad esistere.
Bibliografia essenziale
Fusco Girard L., Vecco M., (2019), “Genius loci: the evaluation of places between instrumental and intrinsic values”, Genius loci: the evaluation of places between instrumental and intrinsic values, BDC Università degli Studi di Napoli Federico II, Vol. 19 (2): 473-496
Relph E., (2009), “A pragmatic sense of place.” Environmental and Architectural Phenomenology 20(3): 24-31.
Il panificatore agricolo urbano di Milano assume un ruolo centrale per i luoghi che divengono esperienziali, in cui alle specifiche identità si collegano relazioni sociali quotidiane tra molteplici individui collocati all’interno di specifiche comunità in cui vita, persone, lavoro, spazio fisico e espressione creativa si alimentano reciprocamente per generare e rigenerare lo spirito e il senso del luogo.