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Incredibile ma vero: da creatività a misurazione della creatività

La creatività è stata oggetto di numerosi pezzi all’interno di Branded World seguendone angolature diverse e necessarie, essendo un argomento quanto mai complesso, multiforme e sfaccettato.

 

Risulta difficile, infatti, riuscire a racchiudere la creatività in termini definitori all’interno di un confine; pensare poi di poterla misurare appare un “atto assassino” con cui sembrerebbe apprestarsi ad ucciderla completamente!

 

Eppure…

 

…di recente, alcuni ricercatori (Olson, Nahas, Chmoulevitch e Webb, 2021) delle Università di Melbourne, Harvard e McGill hanno intrapreso questa strada, misurando la creatività verbale, ossia proveniente dalla/e parola/e e automatizzando molte misure tradizionali della creatività che, in precedenza richiedevano un notevole dispendio di tempo e procedure per l'ottenimento e la valutazione di un punteggio soggettivo.

 

Il processo sottostante all’attività richiesta a chiunque si voglia sottoporre al test è affatto simile a quanto Rodari - nel suo Grammatica della Fantasia (del 1973 la prima edizione) – già nei primi capitoli del libro (es. “Il sasso nello stagno”, “La parola ciao”, “Il binomio fantastico”) descrive e trasferisce quali tecniche e modalità di lungo periodo e sistematiche per apprendere, stimolare, sperimentare e avviare percorsi di immaginazione, così utili a piccini (dal 6 al 10 marzo del 1972, a Reggio Emilia, su invito del Comune, Rodari svolse una serie di incontri con insegnanti delle scuole materne, elementari e medie per condividere “i ferri del mestiere” e da cui deriva il testo del 1973) e adulti!  

 

La grande differenza tra i due metodi sta proprio nella possibilità applicativa, prevista dai giovani ricercatori, di automatizzare alcune misure tradizionali di creatività verbale, ritenute macchinose e dispendiose per tempo di svolgimento e procedure necessarie, nonchè sottoposte a valutazioni non oggettive ma soggettive. E quello che ha “colpito la mia “fantasia” è proprio l’attualità del tema, considerando come in periodi in cui big e small data, algoritmi, intelligenza artificiale, machine learning, social media, accoutability, etc. – giusto per citare alcuni termini di impiego corrente - divengono attività, forme e modalità che invadono i nostri mondi e per cui riferirsi a creatività, fantasie e fantasticherie potrebbe apparire quanto mai umano e rilevante ma al contempo desueto e anacronistico!

 

Eppure…

Creatività, arte, innovazione...

Non è semplice cercare di racchiudere la creatività in una unica definizione sintetica, che potrebbe apparire quanto mai riduttiva. Ed è ancora più complicato se si considera che la creatività va considerata un tratto saliente del comportamento umano per cui un po’ tutti sono o “si sentono” creativi (!), a cui si accompagna "l’inflazione" terminologia, l’etichetta discutibile e sovente negativa attribuita a creatività o creativo, tanto da rendere il termine desueto a favore di altri come artistico, artista, arte, etc.

 

Difficile, poi, non considerare, da un lato, l’attuale crescente fascinazione verso i cosiddetti creator, cui si riconosce il ruolo di trasferire novità e originalità con comportamenti e comunicazioni spesso percepite come diverse, strane, bizzarre, trasgressive e/o spettacolari, giungendo ad influenzare atteggiamenti e comportamenti altrui; e dall’altro lato, la presenza stabile, costante e storica della creatività in numerosi ambiti (es. arte, scienza, tecnologia, moda, design e impresa), settori (cd. creative-intensive) e Paesi (es. Italia, Francia, etc.), cui è riconosciuto un rilevante ruolo per la sottostante capacità di consentire innovazione e incidere dunque su progresso, conoscenze, cultura e pratiche manageriali per numerose e diverse attività.

 

Ad evidenza, nell’inevitabile volano e nel susseguirsi tra creatività e innovazione, l’osservazione del Global Innovation Index 2022 (GII) - la classifica annuale delle economie mondiali per capacità di innovazione e produzione - indica: l’Italia, con un passo avanti rispetto agli anni precedenti, al 28° posto; Svizzera, Stati Uniti, Svezia, Regno Unito e Paesi Bassi, in testa alla lista quali economie più innovative del mondo; Cina a ridosso della top 10; India e Turchia, risultanti economie emergenti, che con ottime performance entrano per la prima volta nella top 40.

Un doppio salto mortale: creatività e misurazione della creatività

Nel tentativo di definire la creatività, rifacciamoci a due matematici, fisici e importanti scienziati: Poincaré e Einstein (e già questo dovrebbe dirci qualcosa!!). Al primo si deve l’aver riconosciuto la creatività come la capacità di osservare qualcosa di esistente immaginandone nuove relazioni e individuando una nuova soluzione (perché deve essere utile, appropriato ed efficace ciò che si raggiunge) ad un problema noto (avvalorando l’utilità di realizzare nuovi processi), da cui la definizione più largamente condivisa (e accettata come più esaustiva) secondo cui: “la creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. Einstein, da parte sua, invece, ha messo insieme intelligenza e creatività, aprendo verso le tante situazioni e i numerosi problemi che possono risolversi e affrontarsi attraverso tipi di ragionamento e pensiero complementari, asserendo che “la creatività è intelligenza che si diverte”.

 

La creatività, quando attribuita al singolo individuo (ma anche alla collaborazione tra singoli individui: es. il team, la squadra, il complesso musicale, etc.), va intesa come una capacità, un’abilità orientata al conseguimento di un obiettivo per risultare efficace e “produttiva”, che detto in altro modo significa rivolta alla risoluzione di un problema, alla ricerca di una soluzione, etc.

 

Si può giungere alla soluzione di un problema tramite diverse forme di pensiero e di ragionamento (la connessione per analogie, il pensiero induttivo, il pensiero deduttivo) ma il “ragionamento creativo” evidenzia due componenti psicologiche principali: il pensiero convergente e il pensiero divergente, che funzionano insieme durante la generazione di un output creativo e la risoluzione del problema. Il pensiero convergente, applicato a situazioni che permettono un’unica risposta plausibile e corretta nel rispetto di regole già definite e codificate, misura la capacità di valutare diversi stimoli e di arrivare alla risposta più appropriata per una soluzione ottimale; il pensiero divergente, inteso come la capacità di trovare risposte alternative, nuove e creative a un problema, misura la capacità di generare varie, diverse e nuove soluzioni.

 

Ed è proprio basandosi sulle diverse teorie che ipotizzano come le persone creative siano in grado di generare idee più divergenti, espressione del pensiero artistico e creativo (Guilford, 1967), che con i recenti studi (Olson et al., 2021) si è addivenuti al metodo Divergent Association Task (DAT) - ispirato proprio a un gioco dell'infanzia (Rodari torna sempre!) connesso a pensieri e idee non correlate - molto semplice e volto a esplorare solo un aspetto della “magnitudo-creativa”: il pensiero divergente connesso alla creatività verbale. Pertanto, un metodo poco adatto a valutare la creatività e le abilità di natura procedurale e processuale, ma in grado di misurare il pensiero creativo e il connesso potenziale creativo di un individuo.

 

Semplicemente nominando parole non correlate e quindi misurando la distanza semantica tra di loro si è giunti ad una misura oggettiva del pensiero divergente. Per verificare la bontà del DAT si è lanciato il progetto di ricerca “The Aha Challange” nell'agosto 2019, nell'ambito della National Science Week, in collaborazione con Australian Broadcasting Corporation, a cui hanno preso parte circa 15.000 persone di tutte le età, provenienti da più di 100 paesi e di diversi ceti sociali e, in seguito, si è testato il metodo, chiedendo a 8.914 partecipanti di citare 10 parole diverse tra loro.

 

Un algoritmo ha quindi stimato la semantica e la distanza-media tra le parole; le parole correlate (es. gatto e cane) hanno ottenuto distanze limitate rispetto a quelle non correlate (es. gatto e libro); ed è stato così verificato che le persone che mostravano maggiori distanze semantiche ottenevano anche punteggi più elevati nelle “tradizionali” misure di creatività.

 

L’ipotesi “forte” sottostante alla ricerca è che le persone più creative oltre a recuperare, più facilmente di altre, gli elementi distanti residenti nel proprio mindset, impieghino il pensiero divergente, modificando il punto di vista e risolvendo il problema in un modo sino ad allora sconosciuto.

“Puoi dirmi tre parole completamente estranee l'una all'altra?”

“E quattro? Cinque?" "Che ne dice di dieci?”

 

 

Il test è molto semplice.

Provare per credere: https://www.datcreativity.com/

I risultati ottenuti, sebbene focalizzati solo su un tipo di pensiero e sulla creatività verbale, evidenziano come tale capacità sia fondamentale per l’individuo e che proprio la facilità di applicazione può fare accrescere l'apprezzamento per la multiformità della creatività.

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