
- Data inizio
- Durata
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- Lingua
- 5 mag 2025
- 6 giorni
- Class
- Italiano
Progettare strategie di marketing efficaci integrando l'approccio tradizionale e quello digital per valorizzare e personalizzare l'esperienza del cliente.
Pensando agli archivi d’impresa (e di marca) e guardando verso il futuro, senza una palla di cristallo (!), provo a sintetizzare tre chiavi di lettura provenienti da alcune riflessioni maturate analizzando alcune fonti da cui ho “attinto” con curiosità, il driver che stiamo seguendo con quest’anno in Branded World!
Studi, ricerche, letture, evidenze…e incontri fortuiti, tecnologici e innovativi, accompagnano il business-case di oggi. Focus: gli archivi storici con uno sguardo al futuro.
L’ordine proposto è quello delle 3S, ma intende legarsi a quanto già illustrato nel pezzo precedente.
Un recentissimo articolo, apparso ad inizio mese su Artribune, dal titolo alquanto intrigante e suggestivo: “Tutti pazzi per gli archivi. Ennesima moda o c’è di più?”, riportava una lunga intervista a Marco Scontini, curatore italiano di importanti e innovative mostre che hanno girato il mondo. Il direttore del dipartimento di Arti Visive e Studi Cuiatoriali al Naba, affrontando il tema dell’archivio - una costante nelle ricerche artistiche e curatoriali - evidenzia come le “classiche” caratteristiche connesse a quest’ultimo: “[...] precisione procedurale, carattere fattuale di voci e registrazioni, ordinamenti e classificazioni neutrali, cura per la conservazione [...] rendono il rapporto artistico curatore-archivio di natura paradigmatica [...]” poiché consentono una riflessione artistica dovuta all’innata capacità di racchiudere la storicità (e non solo sistemi organizzati, organici e organizzativi) da impiegarsi come un grimaldello perché “[...] là dove l’origine, come tale, s’inventa un’identità o la forma inalterabile delle cose [...] proprio lì dove tutto sembra ordinato, salta fuori l’incognito.” Si integra così arte e scienza, capacità interpretativa e creativa, rendendo l’archivio un importante oggetto di riflessione artistica e creativa.
a cui si aggancia…
La definizione di "serendipità" è variegata e di solito si riferisce a caso, fato, fortuna, destino, karma, coincidenza, provvidenza e così via. Il “conio” lo si fa risalire allo scrittore Horace Walpole (1754); il Cambridge Dictionary e l’Enciclopedia Treccani la definiscono come "il fatto di trovare per caso cose interessanti o di valore" ovvero “la capacità o la fortuna di fare, per caso, inattese e felici scoperte mentre si sta cercando altro”, soprattutto in ambiti scientifici.
Da un punto di vista manageriale, ricercatori e accademici, dibattendo sul tema, hanno sottolineato la serendipità come: "[...] fare scoperte, per casualità e sagacia, su cose non direttamente inerenti…alla ricerca [...]" (Merton e Barber, 2004); “una scoperta accidentale o inaspettata di qualcosa che si rivela prezioso” (Cunha et al., 2010), "non solo fortuna, ma sforzo e fortuna uniti a prontezza e flessibilità." (Denrrell et al., 2003). Sintetiche evidenze che sottolineano come non si tratti “solo” di un termine diffusosi e sviluppatori “per caso” negli ultimi anni, riconoscendogli valori intrinseci - seppure a volte metafisici (!!) - ma perché pratiche, attività e metodologie hanno trovato applicazione in innumerevoli contesti e ambiti manageriali.
La serendipity accompagna dunque idee, ricerche, scoperte purché sussistano capacità interpretative (anche, ma non solo intuitive) che accompagnino apprendimento, sviluppo, innovazione ed espressione artistica… anche quando provenienti da un archivio di storicità!
Alcune evidenze, da settori cretivity-based e raccolte da recenti pubblicazioni della stampa internazionale non accademica, confermano non solo il crescente interesse al tema ma anche le potenzialità delle 2 S!
Benché la bibliografia e gli “stralci” dei titoli riportati sembrerebbero sottolineare un orientamento quasi esclusivamente lusso e fashion (!!), recuperando dal pezzo precedente il significato del ruolo degli archivi - così come magistralmente chiarito anche dallo statement e dalle funzioni del Museo Alessi - si può affermare che gli archivi d’impresa divengono “fonti” e “oggetti” di studio (e forse sin qui, niente di nuovo, se non la crescente diffusione in tempi recenti), che prendono dalle ceneri della storia quale costrutto per: collegare passato presente e futuro, nonché valorizzare e generare artefatti, attività, prodotti e/o innovazioni, basandosi anche sulle tecnologie.
Da staticità a ibridizzazione sino alla digitalizzazione può essere un passo estremamente utile per continuare a innovare, da un lato, e alimentare il flusso innovativo in azienda, dall'altro.
Ecco la terza S…per il business-case
Sì, perché, così come affermato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), una “startup innovativa” è un’impresa giovane (che non vuol dire realizzata da giovani) ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita e rappresenta per questo uno dei punti chiave della politica industriale italiana (d.l. 179/2012).
Vi racconto Inmood generation di Never Ending Vibes.
Già nel brand name racchiude la passione “vibrante” che accompagna tantissime start-up e risiede nei suoi fondatori. Nel nostro caso due: Grazia Venneri, past executive in Gucci quale Responsabile e Creatrice dell’Archivio Strorico e della Heritage Digital Platform del brand; Giulio Piana, PhD in Fisica e, come lo chiameremmo in questi ultimi anni, “Data Scientis” che sta più propriamente ad indicare AI e Machine Learning strategist, esperto di python coding. Ciò spinge a considerare come alla passione si accompagna la conoscenza e le competenze, sempre più necessarie, per “mettere a terra” una start-up. Come ben sappiamo e sanno gli “start-upper”, non bastano idee e passione!
Nel product name (di ciò che è un “archi-tech project”), Inmood generation, si cela la business-idea: la generazione di innovazione all’interno del flusso creativo (e di innovazione), partendo proprio dagli archivi storici e applicando intelligenza artificiale e machine learning attraverso l’impiego del moodboard.
Come? Apparentemente, ma solo apparentemente, semplice!
1) Presenza di un archivio digitale, con tutti i suoi innumerevoli materiali visuali, che abbia il suo punto fermo e di partenza nel brand e nella sua storia (contenuta, manutenuta e…digitalizzata), seguendone e considerandone la sua traiettoria di sviluppo (passato e presente ma con lo sguardo al futuro!) e la sua storicità, ma non solo…
2) Rendere l’archivio digitale un patrimonio accessibile da cui attingere contenuti e nuclei di contenuti provenienti dai materiali inseriti, codificati e classificati verso cui indirizzare una ricerca costante con serendipity;
3) Creare una piattaforma visuale generativa cui siano applicati coding, IA, machine learning per gestire flussi costanti di immagini, informazioni, suggestioni in grado di generare nuova creatività e innovazione;
4) Realizzare e utilizzare il moodboard, che si fa risalire agli anni Venti, con la realizzazione dell’Atlante Mnemosyne da parte di Aby Warburg. Strumento divenuto, nel tempo, un oggetto di culto e un elemento cardine di insostituibile valore per storici dell’arte, professionisti della cultura visuale, innovation manager o design-thinker. Inmood, deve svolgere alcune funzioni simili ai moodboard, ma sempre più specifiche tra cui:
5) Coordinare “gruppi creativi” evoluti, innovation o design-thinker, dedicati a creare, preservare e innovare attraverso selezione e sharing dei materiali visuali necessari e disponibili per le specifiche attività.
In conclusione, è evidente la complessità sottesa ai processi creativi, cui si aggiunge la difficoltà nel circoscrivere alla “sola” storicità (una delle S) - abbastanza scontata - gli archivi storici! Per la costante attualizzazione e il futuro di questi ultimi, così come illustrato nel business-case, si devono aggiungere le altre due S. Infatti, applicazione e gestione degli archivi storici, oltre a far leva su ricerca, capacità interpretativa e sagacia, dovranno sempre più “affidarsi” all’intelligenza artificiale per studiare, comprendere, sperimentare, diffondere e trasferire le potenzialità dello strumento per generazione e flusso creativo-innovativo all’interno delle aziende.