Parità di genere nelle posizioni dirigenziali tra norme, volontà e cultura del lavoro

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Una tavola rotonda di esperti in politiche e ricerche sulla diversità e l'inclusione è intervenuta nel campus per l'evento "Verso un equilibrio di genere nelle posizioni dirigenziali. La legge francese Rixain" per riflettere sullo stato dell'equilibrio di genere nel management e discutere ulteriori soluzioni.

 

Continua l’impegno di SDA Bocconi nel mettere a fuoco le più importanti questioni del mondo contemporaneo. Mercoledì 8 giugno ricercatori, docenti, policy-makers e imprenditori hanno ragionato sugli equilibri di genere nelle posizioni dirigenziali, alla ricerca di azioni tangibili per costruire un sistema più equo.

Francesco Billari Rettore dell’Università Bocconi ha dato il benvenuto agli ospiti della giornata con queste parole: “Oggi tratteremo un argomento molto importante per Bocconi, un’Università che ha da sempre l’obiettivo di cambiare il mondo attraverso la ricerca”. Lo stesso impegno viene sottolineato anche dal Dean SDA Bocconi Stefano Caselli, che dichiara: “Su grandi temi come quello della Gender Equality e dell’Inclusion, SDA Bocconi non può permettersi di essere neutrale; bisogna avere il coraggio di prendere posizione e di agire. Tutto questo non può che partire dalla ricerca e dal dibattito, come quello di oggi”.

Per poter ragionare su di un tema complesso come quello dell’equilibrio tra generi nelle posizioni manageriali, è necessario un accurato studio sui dati, raccolti e presentati da Alessandro Minichilli, Full Professor presso l’Università Bocconi e Direttore del Corporate Governance Lab, e da Massimo Milletti, Presidente onorario di EricSalmon & Partners. Risulta fin da subito evidente come l’introduzione della legge Golfo-Mosca, celebre in Italia per la rivoluzione apportata negli organigrammi dei CdA attraverso l’introduzione delle quote di genere, abbia cambiato drasticamente il panorama in termini di uguaglianza di genere. A distanza di 12 anni dalla sua introduzione, si nota un netto incremento di donne in posizioni dirigenziali, che ha portato con sé anche un aumento delle performance. Secondo le ricerche, l’avvento di una leader donna è generalmente correlato da importanti decisioni strategiche, meno debiti e un atteggiamento più conservativo. I dati ci ricordano però che c’è ancora molto da fare: il gap salariale è ancora alto, e i settori in cui le donne sono più presenti tendono a essere quelli legati alla sostenibilità, lasciandole fuori da molti campi centrali del sistema paese. Un segnale positivo arriva dalle nuove generazioni: se tra i Boomers solo l’8% delle donne copre posizioni dirigenziali, la percentuale sale al 13% per la generazione dei Millennials, fino ad arrivare ad un 29% all’interno della GenX.

Al di là delle dichiarazioni di intenti, quindi, si rendono fondamentali delle azioni concrete, come quella testimoniata da Marie-Pierre Rixain, che ha dato il nome alla legge Rixain, approvata in Francia nel 2021 e pensata per raggiungere la parità di genere in diversi settori della società. La legge fortemente ispirata alla legge italiana Golfo-Mosca ha definito obiettivi chiari e raggiungibili e ha impostato sanzioni per le società incapaci di allinearsi. Come tiene a sottolineare Rixain, l’obiettivo della legge non è mai stato quello di penalizzare gli uomini, ma di diversificare il mondo del lavoro rendendo la Gender Equality un’opportunità economica. I primi risultati positivi a pochi anni dall’approvazione dimostrano che includere le donne nel tavolo decisionale delle non-private company è possibile, e che le società guidate da leader che vogliono perseguire questo obiettivo, riescono a farlo. Lo stesso è accaduto con l’introduzione della legge Golfo-Mosca in Italia. A ricordarne gli ottimi risultati interviene Alessia Mosca - promotrice dell’omonima legge – che si sofferma su un punto fondamentale: “oggi bisogna togliere ideologia da questi strumenti di tutela. Le troppe norme rischiano di essere recepite come un fastidio, mentre dobbiamo chiarire che si tratta di strumenti utili per scardinare questioni che fanno arrancare la nostra società”. I benefici della legge sono supportati dai numeri e il prossimo passo sembra essere quello di proseguire sulla stessa strada applicando la legge Golfo-Mosca anche alle aziende che non sono quotate. Appena si esce dalle aziende quotate, infatti, si incappa immediatamente in consigli di amministrazione totalmente al maschile. Il concetto viene ripreso anche da Paola Profeta, Dean per Diversity, Inclusion & Sustainability dell’Università Bocconi, che riconosce gli ottimi risultati ottenuti dalla Golfo-Mosca ma si auspica l’introduzione di nuovi strumenti – come SDA Bocconi ha fatto aprendo un dipartimento dedicato alla Diversity & Inclusion o introducendo il congedo di paternità. “Non si può pensare che questo strumento possa essere l’unico. L’aspetto interessante della legge francese è che apre lo sguardo a qualcosa di più ampio, non si rivolge solo alle imprese”.

Parlando di imprese, prende parola Costanza Musso, Advisory Board Women AldAF, CEO M.A.Grendi from 1828 e Chairwoman WISTA che porta una testimonianza diretta da prima donna nella pluricentenaria storia della sua impresa nominata Cavaliere del Lavoro: “Da grande fautrice della legge Golfo-Mosca, posso testimoniare che i pregiudizi che ancora esistono si scardinano anche nelle storie personali con la forza di volontà, l’ironia e il coraggio di dire “scusate, ma siete tutti uomini”. Secondo me il momento è quello giusto”.
Se l’introduzione di norme viene riconosciuto da tutti come elemento fondamentale per il raggiungimento di una società più equa, l’apporto centrale dei singoli resta indubbio: a guidare i cambiamenti è la volontà di chi prende le decisioni. Con le parole di Alessia Mosca: “se c’è la volontà, anche i contesti più duri da scardinare possono raggiungere risultati oltre le aspettative”.

 

SDA Bocconi School of Management

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