Teoria in pratica

La rendicontazione finanziaria nelle imprese familiari: ricchezza socio-emotiva e qualità dell’informazione

Il contesto

Le imprese familiari non quotate rappresentano oltre il 99% delle imprese dell’Unione Europea e generano oltre il 75% del PIL europeo. Le loro scelte strategiche sono influenzate dal relativo livello di ricchezza socio-emotiva: quando prendono decisioni, queste imprese considerano non solo fattori economici, ma anche elementi quali l’identità, la capacità della famiglia di esercitare il controllo sull’azienda, la creazione di relazioni sociali, l’attaccamento affettivo della famiglia all’impresa e la perpetuazione dinastica.

La conservazione di questa ricchezza è alla base delle scelte operate in merito alla rendicontazione economico-finanziaria, dell’eventuale manipolazione dei risultati divulgati e del livello di trasparenza contabile. Le imprese non quotate sono generalmente meno soggette a controlli rispetto a quelle quotate e possono quindi piú facilmente scegliere strategicamente se e come manipolare i risultati di bilancio, sebbene questa non sia mai una decisione priva di rischi, soprattutto dal punto di vista della conservazione della propria ricchezza socio-emotiva.

Per evitare o prevenire possibili minacce, le imprese familiari potrebbero addirittura prendere decisioni operative non ottimali al fine di incidere sulla rappresentazione della situazione aziendale riportata nella rendicontazione economico-finanziaria, la principale fonte di informazioni disponibile per i terzi. Per le società non quotate la qualità del reporting ha infatti effetti significativi sulla reputazione aziendale. Inoltre, queste aziende dipendono fortemente da finanziamenti esterni, prevalentemente bancari, e le banche si basano sulla qualità dell’informativa finanziaria quando valutano il rischio di credito e il costo del debito. Infine, i bilanci sono il principale punto di partenza per impostare strategie come una quotazione in borsa o un’acquisizione. Poiché le imprese familiari non quotate non hanno accesso ai mercati di capitale, è probabile che il loro reporting sia anche significativamente influenzato dalle politiche relative a dividendi e al contenimento del carico fiscale. Infine, in assenza di misure del valore aziendale basate su dinamiche di mercato, un reporting di qualità diventa particolarmente rilevante per valutare le prestazioni di tali imprese.

La ricerca

Un recente studio ha indagato se i diversi livelli di ricchezza socio-emotiva influiscano sulla qualità dell’informativa finanziaria delle imprese familiari non quotate, analizzando in particolare aziende italiane che hanno adottato volontariamente gli International Financial Reporting Standards (IFRS), che richiedono maggiore trasparenza informativa rispetto ai principi contabili nazionali. In particolare, la ricerca si proponeva di indagare se determinate scelte di manipolazione degli utili durante la transizione agli IFRS da parte di alcune imprese non quotate nazionali si potessero inquadrare in un contesto di conservazione della ricchezza socio-emotiva. Per manipolare le informazioni, le aziende possono utilizzare principalmente due diverse strategie:  

 

  1. la manipolazione «cosmetica» degli utili che comporta l’uso, o meglio l’abuso, di modalità di rappresentazione consentite dai principi contabili; 
  1. la manipolazione «reale», che consiste invece nell’implementare transazioni non ottimali con l’obiettivo di influenzare i risultati economico-finanziari.  

 

La seconda manipolazione potrebbe avere un effetto negativo sulla performance finanziaria e sulla redditività futura ed è più difficile da rilevare perché i revisori non esprimono un giudizio sull’opportunità economica delle decisioni prese dall’azienda che esaminano. 

 

Al fine di indagare l’eventuale sussistenza di una relazione tra il livello di ricchezza socio-emotiva e le strategie di manipolazione degli utili, la ricerca ha utilizzato un campione di imprese non quotate italiane che hanno adottato gli IFRS su base volontaria nel periodo 2005-2011. Infatti, le società non quotate in Italia hanno un peso rilevante: le PMI (principalmente a conduzione familiare) rappresentano il 40% del PIL italiano e costituiscono il 93% delle imprese nazionali. Il campione sopraccitato è stato confrontato con un campione di controllo composto da imprese analoghe che, invece, non hanno adottato gli IFRS.  

 

Dallo studio è emerso che esiste una relazione negativa tra il livello di ricchezza socio-emotiva e la manipolazione «cosmetica» degli utili: nelle aziende con basso livello di ricchezza socio-emotiva (per esempio scarso controllo esercitato dalla famiglia e/o nessuna identificazione con l’azienda), i membri della famiglia sono più interessati a preservare la loro (debole) posizione dominante e a legittimare il loro controllo. Tendono, quindi, a non optare per una manipolazione «reale», che potrebbe ridurre la performance futura dell’azienda, ma appunto a scegliere una manipolazione «cosmetica». Inoltre, è emerso che tra il livello di ricchezza socio-emotiva e la manipolazione «reale» esiste, invece, una relazione positiva: le aziende familiari con elevata ricchezza socio-emotiva sono maggiormente interessate a preservare la reputazione dell’impresa. Se decidessero, quindi, di manipolare i risultati sarebbero più inclini a scegliere il secondo tipo di manipolazione che è più difficile da rilevare e quindi meno rischioso in tal senso. In definitiva, in presenza di situazioni che possono modificare gli incentivi per la manipolazione degli utili delle imprese, le aziende familiari non quotate scelgono le strategie di manipolazione tenendo anche conto del potenziale danno che esse potrebbero arrecare alla reputazione dell’impresa.  

 

Conclusioni e implicazioni

Documentare come il livello di ricchezza socio-emotiva della famiglia influisca sulla qualità dell’informativa finanziaria dell’impresa può essere di interesse per i diversi stakeholder che prendono decisioni sulla base di quelle informazioni. Per esempio, le banche potrebbero voler prenderla in esame prima di decidere se concedere o meno risorse finanziarie a un’impresa familiare e a quale costo.  

 

Vi sono inoltre anche possibili implicazioni pratiche per la governance societaria. Poiché i consigli di amministrazione delle imprese familiari tendono a essere meno indipendenti, i membri della famiglia potrebbero far approvare decisioni non ottimali da un punto di vista economico con il solo scopo di manipolare i risultati riportati nel fascicolo di bilancio. Le minoranze potrebbero tener conto del livello della ricchezza socio-emotiva nel valutare e implementare i meccanismi di monitoraggio sulle informazioni contabili fornite agli stakeholder. 

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