
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 14 mag 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
Per ampliare la propria visione attraverso soluzioni ad ampio spettro in grado di generare valore.
Progettato per favorire l’accesso al credito e sostenere la crescita economica delle micro, piccole e medie imprese italiane, rappresenta il maggior sistema di garanzia pubblica del credito del nostro Paese
È ampiamente documentato che le PMI hanno capacità di finanziamento esterno ridotte rispetto alle imprese di grandi dimensioni, nonostante dipendano in misura maggiore dai prestiti bancari. Asimmetria informativa, elevati costi amministrativi per il prestito su piccola scala, percezione di alto rischio e mancanza di garanzie sono le ragioni principali per cui l’accesso al credito è più critico per queste imprese.
I sistemi di garanzia pubblica possono costituire una soluzione a questi problemi. Si tratta di programmi finanziati con denaro pubblico, finalizzati alla riduzione delle perdite da parte delle banche in caso di inadempienza del debitore. Sebbene la carenza di dati renda difficile misurare la loro reale efficacia, si tratta di uno strumento molto utilizzato a livello globale, a fianco di altre misure di sostegno, tra cui sussidi, credito agevolato o co-investimento nell’equity. Lo sviluppo delle PMI è da sempre, infatti, una delle priorità per i policy maker, in considerazione del loro contributo allo sviluppo economico e sociale.
Il Fondo Centrale di Garanzia (FCG) è il principale strumento di garanzia in Italia, con l’obiettivo di sostenere la crescita economica delle micro, piccole e medie imprese che notoriamente costituiscono il tessuto economico-produttivo italiano.
Sebbene ci sia un sostanziale accordo sulla capacità dei sistemi di garanzia pubblica di generare addizionalità finanziaria, ovvero la capacità di generare maggior disponibilità di credito nel sistema, i contributi accademici sul fine ultimo di uno schema di garanzia, ovvero l’addizionalità economica, sono sostanzialmente assenti, data la difficoltà di accesso ai dati da parte dell’accademia e al noto gap accademia-policy making. L’addizionalità economica significa miglioramento delle condizioni economiche del sistema, generalmente misurate da un incremento del PIL e dell’occupazione. Quando un‘impresa accede al credito, grazie alla garanzia può realizzare investimenti, che, se produttivi, generano esternalità positive, come un aumento delle performance e/o maggiori ricavi. Una maggiore redditività può a sua volta generare maggiori livelli di occupazione, più ricchezza per la società in generale, e anche più gettito fiscale per il governo.
Ma qual è stato il contributo all’addizionalità economica del FCG?
La crisi economica globale determinata dal Covid-19 ha riportato alla luce il dibattito sulle forme più adeguate per sostenere le imprese, specie le PMI. Quali fattori dovrebbero tenere conto oggi i policy-maker nella definizione di schemi di garanzia?
Per valutare la reale efficacia del FCG occorre concentrare l’attenzione sulla redditività – e in particolare sul ROI – delle PMI come misura dell’addizionalità economica.
Questo studio ha analizzato l’impatto del FCG sulla redditività delle imprese garantite, considerando un periodo di due anni dal rilascio della garanzia, tra il 2007 e il 2009. I dati delle imprese beneficiarie vengono confrontati con quelli di un campione di controllo, formato da imprese che non hanno usufruito della garanzia pubblica nello stesso periodo. L’analisi è stata possibile grazie a una collaborazione tra Università Bocconi e il FCG.
Dall’analisi dei dati, risulta evidente che il FCG italiano ha sostenuto la redditività delle PMI in un contesto di forte flessione dell’economia, quando, in media, il ROI delle PMI italiane è sceso dal 9,4 per cento del 2007 al 6,5 per cento del 2009. Tuttavia, lo studio dimostra anche che gli effetti variano sensibilmente a seconda delle dimensioni dell’azienda e del settore: mentre l’impatto del FCG sulla redditività si è dimostrato positivo per le micro e le piccole imprese, con risultati particolarmente brillanti nel settore manifatturiero, al contrario, non si sono registrati effetti concreti sulle medie imprese. La ragione del particolare successo del manifatturiero è probabilmente legata al suo essere il settore a maggiore intensità di capitale, richiedendo più fondi per alimentare la redditività.
Non sorprende che i benefici del Fondo siano stati più significativi per le micro e piccole imprese, ovvero le più colpite da problemi di asimmetria informativa e di carenza di finanziamenti: in questo contesto, il FCG è stato in grado di ridurre gli ostacoli al finanziamento e di migliorare la capacità di accesso al credito bancario. L’effetto della garanzia pubblica non è invece altrettanto statisticamente robusto per le medie imprese, la cui capacità di assicurarsi l’accesso ai finanziamenti è, come detto, maggiore rispetto alle aziende di dimensioni più piccole.
Nel complesso, il Fondo centrale di garanzia ha indubbiamente generato addizionalità economica durante il periodo analizzato, ovvero nei primi anni della crisi finanziaria globale del 2007/2008; tuttavia, dallo studio sono emerse differenze significative tra le aziende in base alle dimensioni e al settore.
I risultati dello studio, nonostante i suoi limiti, dovuti soprattutto al breve periodo temporale osservato, sono estremamente informativi per il policy maker. In particolare quando i fondi sono limitati ed è quindi necessario ripartirli nel modo più efficiente possibile, è fondamentale analizzare attentamente le esigenze finanziarie dei diversi tipi di PMI, sia per quanto riguarda le loro dimensioni sia in base al loro settore, al fine di progettare e realizzare sistemi di garanzia o supporto finanziario adeguati. Infatti, lo studio chiaramente dimostra che i fondi di garanzia non sono un one-fits-all. Le garanzie pubbliche, in particolare, dovrebbero essere finalizzate alle aziende che devono affrontare maggiori ostacoli ai finanziamenti e ai settori in cui gli investimenti sono a più alta intensità di capitale, come ad esempio quello manifatturiero. Va notato che questo settore non è solo quello che, generalmente parlando, richiede più investimenti per alimentare la redditività, ma è anche quello che, in Italia, si è dimostrato davvero cruciale nel sostenere la ripresa in seguito alla precedente crisi finanziaria.
Progettare programmi più personalizzati, concentrando la spesa pubblica sui programmi e sulle aziende più efficienti e che possono effettivamente guidare la crescita economica, anche se più complesso e probabilmente meno gratificante in termini di consenso politico, è una condizione indispensabile per ottenere una maggiore efficacia nelle politiche finanziarie a sostegno dello sviluppo economico delle PMI. È auspicabile che i risultati di questa ricerca possano guidare le scelte del policy maker nazionale e regionale nell’affrontare l’emergenza economica generata dal Covid-19.