#ValorePubblico

Superare il confine tra concorsi e formazione continua? Intervista a Stefano Battini, SNA

Tra pochi giorni si chiudono le iscrizioni all’8° Corso Concorso della SNA, l’unico canale di accesso ai ruoli dirigenziali nella PA aperto anche agli esterni al pubblico impiego. Negli stessi giorni prendono servizio gli allievi che hanno appena terminato la 7° edizione, alla cui formazione – sui temi di management pubblico – abbiamo contribuito in un piccolo gruppo di docenti di SDA Bocconi, grazie ad una collaborazione tra le Scuole, lunga ormai oltre 10 anni. Sullo sfondo, il dibattito sul futuro della Scuola. Ne parliamo con il Presidente Stefano Battini, Prof. di Diritto Amministrativo e avvocato amministrativista.

Partiamo dall’ultimo traguardo raggiunto dalla SNA

Portare a compimento la 7° Edizione del Corso Concorso, nel mezzo della Pandemia e con la PA in smartworking. Com’è andata?

 

Sono soddisfatto di come abbiamo gestito l’emergenza in SNA. In una settimana abbiamo riprogettato tutte le attività didattiche e le abbiamo portate in modalità e-learning. Recentemente, in occasione di un tavolo di confronto con altre scuole internazionali di Pubblica Amministrazione è emerso che siamo tra i pochi ad avere un settore dedicato all’on-line ed esperienza consolidata con questo canale formativo. Un bel punto di forza. Ma più di tutto ci ha aiutato la qualità della programmazione didattica. Abbiamo lavorato alla costruzione di ogni singola sessione della edizione del 7° corso concorso con un anno di anticipo dall’inizio delle lezioni. Così, la riprogettazione attorno ad un programma già molto articolato ha reso la gestione dell’emergenza più agevole. Credo che questa sia una testimonianza di resilienza di un’amministrazione pubblica ed è diventata in sé occasione di apprendimento per i nostri corsisti della 7° edizione: la priorità è stata assicurare la continuità del servizio, senza compromessi sulla sua qualità.

Nel frattempo è in partenza la prossima edizione del CC

La promessa di farne un concorso meno sporadico sembra finalmente mantenuta. Quali saranno le novità? E quali gli elementi in continuità?

 

Alcune novità ci saranno e sono il frutto delle indicazioni di questo Governo, oltre che della contingenza emergenziale, che vuole prove decentrate, accessibili da tutto il territorio nazionale e svolte in modalità telematica. Inoltre, per quanto riguarda le prove pre-selettive, il Ministro Dadone ci ha chiesto che sia valutata anche la capacità di giudizio dei candidati in situazioni critiche. A riguardo, stiamo guardando ai test di EPSO come ad un possibile modello di riferimento, vista la loro grande esperienza e compatibilità della natura pubblica delle loro selezioni. Per quanto riguarda gli scritti, resta l’innovazione introdotta nel 7° CC, il tema è sostituito dal dossier: un elaborato critico, realizzato a partire da un set di documenti e materiali messi a disposizione del candidato durante la prova, che sostituisce il tema, sul consolidato modello ENA.

Stiamo guardando ai test di EPSO come ad un possibile modello di riferimento (...). Per quanto riguarda gli scritti (...) il tema è sostituito dal dossier: un elaborato critico, realizzato a partire da un set di documenti e materiali messi a disposizione del candidato.

Preselettive ispirate ad EPSO, scritti al modello ENA. Due modelli conciliabili? A che modello guarda la SNA per immaginare il proprio futuro?

Faccio una premessa per meglio argomentare questa domanda. Ogni due per tre si legge che il problema della nostra Pubblica Amministrazione è che non abbiamo l’ENA, l’Ecole Nationale d’Administration di Francia. Questa affermazione mi lascia sempre un po’ perplessa per il provincialismo con cui idolatriamo modelli stranieri che conosciamo poco. L’ENA in Francia è considerata la causa di tutti i mali, un’istituzione elitaria, conservatrice, desueta: nonostante i successivi sforzi di riforma, è sempre sull’orlo dell’abolizione. Eppure resta nell’immaginario dominante il modello di riferimento. Non è forse il momento di abbandonare modelli troppo novecenteschi e puntare verso soluzioni più contemporanee?

 

Ogni modello risponde ad un contesto, non credo ai “trapianti”. Noi abbiamo progettato gli scritti ispirati dalle prove dell’ENA, ma siamo consapevoli che partiamo da condizioni nemmeno paragonabili. Sai quanti sono i candidati ogni anno al concorso dell’ENA? Mille. Mille sono per noi un ventesimo dei nostri numeri. In Francia il concorso dell’ENA avviene dopo la frequenza di una scuola di preparazione: su 40 vincitori di concorso, 39 avevano frequentato una scuola di preparazione, in 25 venivano da Science-Po. La preselezione, quindi, avviene ben a monte del concorso dell’ENA (con tutti i limiti già citati che il modello comporta). Qui, prima del concorso non c’è niente e le preselettive diventano lo strumento – inadeguato – per portare agli scritti un numero più contenuto di candidati. Per questa ragione penso che chi ha già passato scrupolose selezioni per accedere a e superare percorsi formativi specializzati – come master o dottorati accreditati – dovrebbe poter accedere alle prove senza passare dalle preselettive.

Penso che chi ha già passato scrupolose selezioni per accedere a e superare percorsi formativi specializzati – come master o dottorati accreditati – dovrebbe poter accedere alle prove senza passare dalle preselettive.

Qual è il futuro delle Scuole di Pubblica Amministrazione, come la SNA?

Se la formazione specialistica avviene a monte del concorso, ha ancora senso che la selezione sia affidata ad una Scuola? O il futuro è di istituti di reclutamento e selezione più simili ad EPSO?

 

Oggi siamo abituati a pensare al reclutamento e alla formazione come a due momenti in sequenza. Ma sono convinto che sarà sempre meno così. Il tema chiave della PA è come assicurare competenze aggiornate e coerenti a servizio del funzionamento amministrativo. Quando si rileva un gap di competenze, si può intervenire a colmarlo attraverso il reclutamento di figure specialistiche, innesti laterali che devono diventare possibili anche a metà carriera con modalità anche position-based, oppure con investimenti formativi ad hoc, finalizzati a potenziare un’area specifica. Per fare fronte alla rapida obsolescenza delle competenze specialistiche, ci serve tenere insieme queste due leve e integrarle con sapienza, in maniera meno sequenziale e più combinata: occorre presidiare forme di selezione diverse e di formazione non solo in fase di ingresso o di aggiornamento, ma finalizzata alla riqualificazione delle risorse umane. Le Scuole di Pubblica Amministrazione sono le candidate ideali per svolgere questa missione.

Quando si rileva un gap di competenze, si può intervenire a colmarlo attraverso il reclutamento di figure specialistiche, innesti laterali che devono diventare possibili anche a metà carriera con modalità anche position-based, oppure con investimenti formativi ad hoc

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