Branded World

SOCIAL BRAND

SOCIAL BRAND

Piccoli episodi che ci accomunano

Episodio 1

Camminavo per casa e ascoltavo mio figlio che chiacchierava al suo mobile, rigorosamente con le cuffiette, occhieggiando e scambiando sorrisi tramite lo schermo. Ho capito che erano almeno in 7 o 8 a chiacchierare tra loro. Insomma, un bel gruppo. Passava velocemente dall’italiano all’inglese, parlando con amici in Italia, Inghilterra, Usa e Giappone, contemporaneamente.

Appena chiuso, ho dovuto aspettare almeno trenta minuti prima che si salutassero, gli ho chiesto: “scusa, ma con chi eri in Skype-call?” Infatti, da dinosauro-tecnologico, mi sono immaginata che fosse collegato a Skype a “skype-are” e mi domandavo come avessero fatto a pianificare l’incontro così rapidamente.

La risposta è stata immediata: “Mamma, eravamo su House-Party”.

 

Episodio 2

Ero pronta a ricevere una telefonata di lavoro, quando attraverso un sms mi raggiunge questa domanda: “Zommiamo?”

Al momento non avevo capito, poi ho realizzato che dovevo attivarmi su Zoom, meno male che lo avevo scaricato dall’Apple Store qualche giorno prima.

Ma ciò che mi ha colpito è che, anche in questo caso, Zoom era divenuto un “mondo” in cui l’attività di scambio, conversazione e videoconferenza si svolgeva tra “zoomers”.

Basta con social network o app!

Chiamiamoli per quello che sono: SOCIAL BRAND dell'ECOSYSTEM

2 ore e 23 minuti  (“Report  Q1- Latest trends in social media”, GlobalWebIndex, 2019), è quanto gli utenti della rete trascorrono mediamente sui social ogni giorno. Un terzo del tempo che passano connessi a Internet, un settimo della loro giornata da svegli. In Italia, si stima che su 6 ore trascorse su internet ogni giorno, 1 ora e 57 minuti sia dedicata ai social, in aumento rispetto al dato rilevato nel 2019, che era 1 ora e 51 minuti (Report Global Digital, 2020).

Inutile illustrarvi dati ed evidenze dell’ultimo mese, che sono sotto gli occhi di tutti e che illustrano come si sia modificata la fruizione dei media. E’ interessante soffermarsi su quanto evidenziato da BBC-News: "Facebook ha visto aumentare l'utilizzo su tutte le sue piattaforme nei paesi con il Coronavirus-lockdown, raggiungendo in Italia un incremento nell'ultimo mese del 1.000% delle chiamate di gruppo; il traffico totale di messaggistica su tutte le sue piattaforme è aumentato in media del 50% nei paesi più colpiti. Insieme all'enorme aumento del tempo nelle chiamate di gruppo (tre o più utenti), l'Italia ha registrato un aumento del 70% del tempo trascorso sulle app di proprietà di Facebook: Facebook, Instagram e WhatsApp".

 

Certo che Facebook, già a partire da Novembre 2019, ha ridefinito la sua Brand Architecture, unendo i suoi brand sotto il corporate brand FACEBOOK. Quest’ultimo, infatti, con il suo lettering in maiuscolo e di differenti colori è apparso su tutte le schermate di accesso alle app/social brand con il tag "from Facebook", distinguendosi dal logo blu Facebook, brand name del noto social network. Il nuovo logo si ritrova quindi su Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus (società di realtà virtuale acquistata da FACEBOOK nel 2014), confermando una strategia di branding messa in atto attraverso un brand corporate e un portafoglio di SOCIAL BRAND.

In passato, l’impiego dei social media era finalizzato esclusivamente ad attività puramente sociali, quali il networking e la condivisione di messaggi, post, foto e video - attraverso le principali piattaforme, applicazioni social e, per l'appunto, social network come YouTube e Hangouts (di Google), Instagram, Facebook, WhatsApp, Messenger (di FACEBOOK), TikTok (all’interno di ByteDance, azienda cinese).

Anche Skype, seppur non inserito tra i social network, è uno strumento che ha consentito e consente di connettere più persone tramite i differenti device (mobile, pc o Alexa) con la possibilità di inviare messaggi ed effettuare chiamate vocali o videochiamate gratuitamente nonché svolgere riunioni o videoconferenze,con gruppi di massimo cinquanta persone, anche per le aziende tramite Skype Business.

Si potrebbero citare tante altre piattaforme, ma non vorrei eccedere nella lista e non arrivare al punto.

 

In un momento come questo, in cui un virus ci costringe ad annullare i contatti dal vivo, aumentano le interazioni sociali abilitate dalla tecnologia e molte sono le piattaforme che stanno cercando di modificare la propria offerta, agevolandone la fruibilità e rendendo gratuiti i loro servizi.

House-Party o Zoom un ruolo da SOCIAL BRAND

House-Party e Zoom assumono il ruolo di veri e propri SOCIAL BRAND, le cui brand awareness e l’immagine di marca sono andate affermandosi nelle ultime settimane.

Sono Brand che “promettono” cose diverse già a partire dai brand name e che, nonostante inizialmente fossero rivolti a target diversi con benefici esclusivamente funzionali e differenti tra loro, divengono competitor in risposta a benefici psico-sociali ed esperienziali - necessari a distinguersi all'interno di un ecosistema (è un mercato ed una category!) - fortemente richiesti dai consumatori in un momento di “recessione sociale”.

Zoom

Lanciato nel 2011 da Eric Yuan, ex ingegnere Cisco, è un prodotto/servizio di videoconferenza, che riesce a ospitare fino a 100 persone. La qualità e la easyness hanno reso il brand performante e facile da usare sia per riunioni interne pianificate sia per “aggiunte” dell’ultimo minuto. Lanciato sin da subito con un Freemium Price - una strategie di prezzo che ha assunto rilevanza nel mondo del web e la cui etimologia deriva dalla contrazione di free, gratis-gratuito, e premium, premio-ricompensa –  attraverso due versioni del medesimo prodotto/servizio: una semplice/basic, limitata nel tempo d’utilizzo e gratuita; l’altra, più ricca e a pagamento, fornita completa e corredata di funzioni non presenti in quella gratuita. La scelta del brand name potrebbe dirsi azzeccatissima: breve, facile e verbalizzabile in tutte le lingue, la cui capacità di significazione è riconosciuta e riconoscibile; lo “zoom” inserito quale logo è un obiettivo, comunemente usato per strumenti ottici quali fotocamere, telecamere, binocoli o telescopi per rendere l'immagine più vicina o lontana mantenendo un buon livello di nitidezza. Lo zoom digitale, in particolare, consente l'ingrandimento di immagini o video senza l'utilizzo di lenti ottiche, ma esclusivamente in modo digitale. E’ stato chiaro sin dal suo lancio l’intento di estenderne il raggio d’azione sin da subito da un target business, cui indirizzare la versione “più ricca”, ad un target consumer a cui indirizzarsi con una versione più semplice.

 

In una cultura di quarantena in cui molte attività, dalle lezioni universitarie agli allenamenti di gruppo, vengono svolte tramite Zoom, si sono sviluppati gruppi su Facebook per collezionare i meme realizzati con Zoom (Zoom Memes for Self Quarantines ha quasi 500.000 iscritti); i giovani attendono le costanti nuove versioni di giochi da unire al servizio e con cui sfidarsi con gli amici; si possono trovare prodotti correlati a Zoom su Amazon, tra cui i filtri - Touch Up My Appearance - simili a quelli di Instagram che permettono sfondi personalizzati e, quindi, attraenti per i consumatori (fonte: New York Times).

 

Risultati? Zoom si è quotata in borsa nel 2019 con una valutazione di 16 miliardi di dollari; oggi il valore è di 42 miliardi; affianco alla crescita dei prezzi delle azioni di Netflix,  Blue Apron e Peleton, quello di Zoom è quasi raddoppiato. Al momento vale più di Uber e Lyft messi insieme, e si avvicina al valore combinato delle quattro grandi compagnie aeree statunitensi. L'app mobile è stata una delle più scaricate - se non "la più scaricata" - dall'Apple Store per tutta la settimana. Su scala globale, è passata dai 171.000 dowload di metà febbraio ai 2,41 milioni del 25 marzo, con un incremento del +1.300% (Fonte: Frotune Italia). 

 

Se non lo era già, Zoom si è definitivamente unito al decantato club dei SOCIAL BRAND all'interno dell'ecosystem e si è trasformato in un verbo del quotidiano: "zoom-are", affincandosi ai ben noti "google-are, skype-are".

 

Houseparty

 “Download Houseparty!” nel marzo 2020 è l'invito sociale all'azione per una società che sta vivendo l'isolamento. Houseparty ha rivendicato a sé l'happy hour, il momento divertente e di intrattenimento in cui le persone vogliono "fare" qualcosa di sociale, non usando solo una webcam. L'app, scaricabile su iOS, Android e MacOS, attinge dalla rubrica dell'utente e consente una connessione immediata e diretta con la lista degli amici presenti in rubrica. Fino a otto persone si può accedere (e partecipare al party) in una singola video-chat, contemporaneamente, e quando la "porta" della festa viene lasciata aperta, gli amici di amici possono entrare e partecipare. L'app prevede un sistema d’offerta aumentato dai giochi, per cui gli invitati al “party” possono giocare con i quiz o sfidarsi con le associazioni di parole, condividendo lo schermo del telefono o del desktop. Lore Oxford, Global Cultural Insight Manager di WeAreSocial ha dichiarato che con Houseparty “si è riusciti a ricreare il vero ambiente delle feste: dal potersi “imbucare" se non direttamente invitati dal padrone di casa che lancia la video-chat, alla creazione dell'intimità tipica dei party con gli amici". Come dire che lo spririto e il mood on-line è esattamente identico a quello dell'off-line. A dicembre 2016 la piattaforma aveva 1 milione di utenti attivi ogni giorno, il 60% dei quali aveva meno di 24 anni, ma si potevano ritrovare anche celebrity come Hailey Baldwin (nipote dei noti fratelli Baldwin, moglie di Justin Bieber) e Chandler Parsons giocatore dell’NBA. A settembre 2017 ha registrato 20 milioni di utenti e un utilizzo medio giornaliero di 51 minuti. Nel dicembre 2018 FACEBOOK ha tentato di acquisire Houseparty. Eppure, nonostante quest’ultimo fosse definito come il social più rilevante per  la Generation Z, la crescita degli utenti si è bloccata alla fine del 2018. Altre piattaforme come Snapchat, le storie di Instagram, le storie di Facebook e TikTok hanno vinto la competitività sui contenuti dei feed versus Houseparty. Nel 2019 quest’ultimo è stato ceduto alla società Epic Games (proprietaria del famoso videogame Fortnite).

 

Il beneficio offerto da Houseparty è l’intrattenimento, contenuto anche all’interno del suo brand name ed espresso dai colori e dalla simbologia adottata per il logo, trasferito anche attraverso contenuti volutamente effimeri purché divertenti e ingaggianti. Ma ora, con l'improvvisa ansia di non riuscire a connettere le persone per settimane, questo SOCIAL BRAND assume un ruolo diverso, diventando popolare anche per un mercato più ampio della sola Generation Z.

 

Risultati? Ad inizio 2019 la app era stata scaricata su iOs e Android, circa, 35 milioni di volte, di cui il 40% fuori dagli USA. Houseparty è divenuta una tra le app gratuite più popolari scaricate dall'Apple Store: quattordicesima posizione al 21 marzo, posizionandosi prima di Google Hangouts, Facebook, Messanger e Snapchat. La ricerca delle reviews riguardanti Houseparty sono crescite del 300% in USA, mentre in UK la richiesta “cosa è Houseparty?” è un trend crescente tra le search on-line. Da una classifica in cui nell’Apple store era collocata al 304^ posto, è divenuta seconda nella categoria recensita e riferita alle app per il social networking. La scorsa settimana ha ottenuto più di 2 milioni di download in tutto il mondo.

 

Houseparty è entrato tra i SOCIAL BRAND che si "consumano" in ecosistemi (dilaganti) in cui la distintività assume un ruolo fondamentale, perché in grado di arricchire la vita sociale, invitandoci ai momenti "necessari" di svago e di consivisione dedicati all’happy hour.

 

Ahhh...il potere della tecnologia!

All'uopo, mi è ritornata in mente una frase di Ashton Carter – con esperienza pluriennale nel Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America e attualmente direttore del “Belfer Center for Science and International Affairs all’Harvard Kennedy School”, in cui insegna Technology and Global Affairs – che sintetizzo: “il progresso scientifico e tecnologico, anche quello più dirompente, non è né buono né malvagio apriori, ma va sempre contestualizzato in funzione delle esigenze dell’uomo”. 

 

E allora: Benvenuti SOCIAL BRAND. E basta chiamarli "semplicemente" social network o app!

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