SDA Bocconi: Sindaco, partiamo dalla ferita, dal 14 agosto 2018. Dal momento del disastro al momento in cui è stato nominato Commissario, che cosa ha fatto e che cos’è che l’ha convinta che assumere il ruolo di Commissario fosse la scelta da fare?
Bucci: Dalle 11:36, quando ho ricevuto la telefonata, sino alle 12:30 c’è stato il panico più totale. Alle 12:03 ho convocato il Centro Operativo Comunale, lo strumento di coordinamento delle risposte in casi di emergenze di protezione civile. All’inizio abbiamo cercato di capire cosa fosse successo, le immagini non erano chiare, c’erano nebbia e pioggia forte. Nel frattempo si è attivata la macchina dei soccorsi: vigili del fuoco, ambulanze, protezione civile. Alle 12:30 si è cominciato a capire. Alle 14:30 è stata convocata la conferenza stampa. Il Sindaco deve pensare a tutta la città e non solo alle vittime della tragedia: per loro c’erano ovviamente tutti i soccorsi possibili. Bisognava spiegare alla città cosa stava succedendo e come ci stavamo attrezzando per permettere a tutto il resto di continuare a funzionare. Con questo spirito, l’indomani, ho telefonato a Renzo Piano e lui ha cominciato a pensare al nuovo ponte. Nelle tre settimane successive abbiamo fatto tre cose urgenti. Dare a tutti gli sfollati una abitazione e dopo circa una settimana dal crollo tutti avevano una casa. Abbiamo usato gli alloggi sociali, quelli delle forze armate e poi c’è stata anche molta solidarietà da parte dei cittadini. La protezione civile ha organizzato la logistica. La seconda è stata pensare alla mobilità. I pezzi del ponte non crollati interferivano con quattro strade principali della Valpocevera e tre coppie di binari. Pertanto, tutto il traffico ferroviario e stradale che passava dall’area del ponte era bloccato. È quindi iniziata la progettazione della nuova strada, “la Superba”, attraverso il porto, e tre settimane dopo veniva aperta. Poi sono state adeguate strade di prossimità per facilitare il traffico. La terza è stata mettere in sicurezza l’area, la parte del ponte rimasta in piedi poteva crollare da un momento all’altro e costituiva un pericolo. Un’ultima cosa, non caratterizzata dall’urgenza, ma certamente molto importante è stata l’organizzazione dei funerali, assieme all’assistenza e gestione dei parenti delle vittime, alcune di queste straniere. Anche di questo un Sindaco di deve occupare.
Queste tre attività hanno impegnato il Comune sino a fine settembre, 45 giorni dal crollo del ponte.
Nel frattempo, Renzo Piano e ASPI hanno portato avanti il progetto e i primi giorni di settembre Regione, Comune e ASPI hanno proposto il progetto del Ponte firmato da Piano ed eravamo pronti a partire. Il giorno dopo arriva il no del Governo.
SDA Bocconi: Sindaco, cosa significa per una città avere una grave ferita non solo simbolica, ma anche logistica? Ci aiuta a comprendere il senso di questa urgenza?
Bucci: Abbiamo stimato, con il supporto di una società di consulenza, che ogni giorno senza ponte sarebbe costato alla città sei milioni di euro. I sei milioni sono stati calcolati considerando il maggiore tempo di percorrenza sottratto soprattutto all’attività di impresa, i maggiori consumi di carburante, smog e inquinamento. Questa quantificazione mi è servita molto nei mesi successivi per contrastare e sollecitare tutti gli attori che in qualche modo ponevano freni e barriere alla necessità di procedere rapidamente con le decisioni e quindi con il cantiere. A questi mettevo in evidenza come ogni giorno perso costava alla città sei milioni di euro.
SDA Bocconi: C’era il progetto, ma non l’accordo del governo. Poi cosa è successo?
Bucci: Il Governo ha inizialmente stoppato il progetto Piano perché stavano ancora valutando il ruolo di ASPI nella ricostruzione. Intanto, a fine settembre venne approvato il primo decreto Genova che indicava che il Commissario avrebbe dovuto applicare direttamente la Direttiva Europea sugli Appalti. Poi, il 29 settembre ho ricevuto una telefonata dal Presidente del Consiglio, che mi chiese se fossi disponibile fare il Commissario. Ho detto sì in 30 secondi! Con che faccia il Sindaco avrebbe incontrato i cittadini se avesse detto “no, non voglio fare il Commissario per la ricostruzione del ponte”? Non ci sarebbe stato alcun argomento valido per giustificare ai cittadini genovesi la rinuncia a prendersi una responsabilità di questo tipo. Qualcuno potrebbe pensare che siano due impegni importanti, e forse inconciliabili: il Sindaco è una cosa, il Commissario è un’altra. Ci sono “centomila argomenti” a favore dell’incompatibilità, ma c’è un argomento fondamentale, che spiega che la scelta è quella giusta, ovvero metterci la faccia, perché questo è ciò che un Sindaco deve fare per la propria città. Il Sindaco conosce l’amministrazione e i cittadini e ogni giorno, quado esce di casa, si confronta con loro e deve dare risposte, perché altrimenti perde la faccia. Come dicono gli anglosassoni, “we need skin in the game”, bisogna giocare con la propria pelle, bisogna metterci la faccia!.
SDA Bocconi: Questo è un punto interessante. In altre situazioni si è deciso di affidare la guida di progetti critici a figure esterne all’amministrazione; il suo ragionamento è invece diverso.
Bucci: Credo che la vicinanza al territorio e ai cittadini sia essenziale nella scelta delle figure a cui affidare la guida di progetti strategici. Possiamo usare la metafora del breakfast americano, scrambled eggs & bacon, per spiegare la differenza tra coinvolgimento (involvement) e metterci la faccia (commitment). Chicken is involved, pork is committed. Cosa vuol dire questo? Che un Commissario esterno può impegnarsi, ma poi al termine del suo lavoro prende un altro incarico; chi è veramente committed è quello che è sul posto. Il sindaco ci mette la sua faccia e non può dire “ci vogliono sei anni anziché due”.
SDA Bocconi: Sebbene sulla stampa circolasse il suo nome come possibile Commissario già a settembre, la sua nomina venne ufficializzata con il DPCM del 4 ottobre 2018, a cui hanno fatto seguito due proroghe di un anno, il 30 settembre 2019 e il 3 ottobre 2020. Come si organizza?
Sindaco: Sì, io vengo nominato il 4 ottobre, ma il Decreto doveva ancora essere convertito in legge ed è la legge che stabilisce le risorse di cui dispone la struttura commissariale, il team, e quali poteri ha il Commissario. Io comunque comincio già a creare il team e a preparare i primi decreti commissariali e a impostare tutto il lavoro. La conversione avviene il 16 novembre e quello stesso giorno sono pubblicati i decreti del commissario ad acta (DCA), in modo tale che si potesse procedere con le procedure di gara. La città, nel frattempo, perdeva 6 milioni di euro al giorno.
SDA Bocconi: Come ha selezionato la squadra? Con quale approccio?
Sindaco: L’approccio che ho usato è quello che ho imparato facendo il manager.
SDA Bocconi: Ok, ha fatto il manager in America, ma non sono tanti i manager che si sono trovati a gestire un ponte crollato nel cuore di una città, schiacciata tra il mare e le montagne, e l’urgenza di ricostruirlo velocemente. E per di più dentro i vincoli dei poteri commissariali, che non sono così trascurabili. L’esperienza che lei ha gestito è abbastanza extra-ordinary per qualunque sindaco, a prescindere dal suo background.
Sindaco: Sono d’accordo però cerchiamo di dire le cose come stanno. Le cose eccezionali sono fatte da persone normali. È necessario avere delle persone che sanno lavorare nelle situazioni difficili. Quando hai un business da un miliardo e mezzo di dollari e all’improvviso scoppia il prime rate crisis nel 2007 e vedi che le vendite si azzerano per un mese, questa è crisi, eccome. Si chiama crisis management. Questa è esattamente la stessa cosa. Bisogna essere pronti…un ufficiale di marina, un comandante di una nave, deve sapere come si affronta un problema su una nave, invece di dire “si salvi chi può”. Esagero un po’, ma bisogna capire queste cose. Poi è chiaro, un Sindaco quando è eletto non fa scuola di crisis management. E questo secondo me è un problema; servono competenze forti, di management, quando si amministra un ente pubblico. Quando si creano i team, quando si approccia una crisi, o si fa gestione di progetti. Prima di tutto bisogna circondarsi delle persone che sanno coprire i buchi dei singoli. Il capo deve capire i suoi difetti, saperli bene e farsi consigliare da chi è in grado di fare le cose. L’importanza del team l’ho imparata da giovane, quando facevo il ricercatore. In quattro anni ho fatto circa venticinque brevetti, un lavoro eccezionale. Dopo quattro anni il mio capo viene da me e mi dice “Tu sei bravissimo, tu sai lavorare per quattro persone. Però ricordati che io ne assumo cinque e ti frego. Ora devi imparare a lavorare con gli altri.” Questa frase mi è rimasta impressa per la vita.
SDA Bocconi: Molto spesso in questo Paese c’è la tendenza a nominare come Commissari figure di tipo giuridico-amministrativo. Quindi questo in qualche modo può rappresentare un problema nella misura in cui una complessità come la ricostruzione del ponte è stata gestita con un mix di leadership e project management.
Sindaco: La scelta a chi affidare compiti complessi deve tener conto del committment, capacità di fare squadra e capacità di project management.
SDA Bocconi: Torniamo al 4 ottobre quando si insedia come Commissario. Sarebbe passato oltre un mese per la conversione in legge del decreto, ma Lei non ha aspettato questo tempo per creare la squadra.
Bucci: Come dicevo, ho preso le competenze che non avevo. Ho nominato due subcomissari, uno è un ex Magistrato della Corte dei Conti e uno un manager con esperienza di quarant’anni alla guida di aziende pubbliche; poi un Avvocato dello Stato, un Procuratore capo in pensione, poi ovviamente anche i tecnici, molti dei quali individuati all’interno del Comune. La prima cosa da fare era la “manifestazione di interesse” seguendo l’art. 32 della Direttiva 24/2014/EU. Questa è stata l’unica deroga di cui abbiamo beneficiato. Tutti pensano che abbiamo lavorato con “100mila” deroghe, invece no, questa è stata l’unica e prevede che si possa fare una comunicazione diretta con le aziende. Abbiamo ricevuto venti offerte; quindi abbiamo costituito una commissione che ha svolto la selezione e alla fine abbiamo scelto.
SDA Bocconi: Dalla telefonata di Conte [29 settembre] al giorno della sua nomina [4 ottobre] lei aveva già identificato la squadra?
Bucci: All’80% sì, la squadra era identificata; la nomina dei subcommissari è avvenuta il 13 novembre. Il giorno dopo sono stati pubblicati i primi tre decreti; abbiamo guadagnato un mese in questo modo. È necessario essere proattivi quando c’è l’urgenza; è uno dei concetti del project management.