
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 5 Mag 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
Affrontare le sfide attuali della funzione HR a 360 gradi, grazie a strumenti metodologici per attrarre, scegliere e trattenere in azienda i migliori talenti.
Credo che un imprenditore, a maggior ragione in un momento come questo, non possa non avere la capacità di decidere in autonomia. L’abilità di valutare in poco tempo, quasi sempre senza avere il quadro completo delle informazioni, per scegliere tra diverse alternative è un requisito fondamentale. E’ indispensabile essere capaci di portare avanti da soli un’intuizione, che con grande determinazione diventa poi un progetto concreto, sapendo andare controcorrente. L’imprenditore, senza incappare nella retorica dell'eroe solitario, dovrebbe essere in grado di superare degli istanti di grande isolamento, quelli in cui, magari dopo aver sentito i pareri di molti, si troverà a dover decidere o risolvere un problema da solo. E lì, nell’abilità di trovare in prima persona la soluzione giusta, sapendo che nessuno in quel momento può essergli di aiuto, che si misurerà la sua bravura. Un imprenditore deve essere in grado di convivere con la solitudine, altrimenti non riuscirebbe a reggere nel medio periodo, eppure, questo requisito non basta. E’ condizione necessaria ma non sufficiente.
Imprenditori capaci di decidere da soli ma che soli non sono mai
Mi si perdoni l’apparente contraddizione ma non saprei dirlo in altro modo. Incontro imprenditori, anche molto giovani, capaci di decidere da soli ma che soli, in fondo, non sono mai. Nelle loro storie un elemento che ricorre con una regolarità che non si può non notare è quello della presenza del confronto con altri soggetti, della condivisione. Non è un caso che molti di loro siano impegnati in ruoli importanti all’interno delle loro associazioni di riferimento. Questa esperienza è vissuta anzitutto come accompagnamento e affiancamento per affrontare i problemi e le questioni che di continuo si pongono a chi ha deciso di fare impresa. Altri si circondano di un socio o di collaboratori di massima fiducia e professionalità. La compagnia più radicata è però quella del nucleo parentale. Si tratta di imprenditori che sono sostenuti da famiglie con la F maiuscola che, a dispetto dei trend che le danno in via di estinzione, hanno attrezzato i figli per lanciarli con le armi giuste nel mondo. Tocco spesso con mano l’importanza di questi legami primari sulla costruzione della personalità di un giovane. Persone risolte perché hanno potuto contare su punti di riferimento stabili, persone forti e resistenti per via di rapporti di base sani, equilibrati. Non troppo né troppo poco. Non protezione e nemmeno disinteresse. Formula ovvia che si scrive in pochi secondi ma che a volte non basta una vita per tradurla in pratica. Nell’era della flessibilità e della reversibilità dei legami, ma anche di tutte le scelte e di tutti gli impegni, mi pare di vedere più robustezza in chi ha saputo mantenere vincoli affettivi stabili. Si tratta ovviamente di relazioni ingombranti, impegnative, che evolvono nell’arco di anni, che sfociano anche in momenti conflittuali, molto duri, in cui, proprio per il rapporto forte, si arriva fino in fondo. Esattamente l’opposto delle centinaia di legami al tempo dei social network che non vincolano per nulla, lasciando massima libertà di chiudere o aprire la connessione, di essere o meno profondi, veri, reali. Più in generale, siamo agli antipodi di quella visione che ritiene che i legami siano una limitazione, che ogni relazione vincolante possa rappresentare una castrazione dell’io e una penalizzazione delle proprie potenzialità. Incontro più storie al plurale che al singolare nelle quali il “noi” è un elemento arricchente per l’impresa, che fortifica, soprattutto in tempo di pandemia. E’ un “noi” fatto da poche significative persone e non da migliaia di contatti, un “noi” di qualità e non di sola quantità. Capaci di decidere da soli ma attorniati da buoni supporti: questa mi sembra la strada da seguire. Cosa ne pensate?