Il Meglio del Piccolo

Un caso di diversificazione "buona": Fra Production S.p.A.

Nel post precedente vi avevo promesso esempi concreti di imprese che per competere hanno scelto la strada della diversificazione correlata. Mi riferisco a quella scelta strategica che mi piace definire “buona” perché non segue voli pindarici ma si fonda sull’utilizzo di competenze specifiche in ambiti diversi. Radici forti sulle quali si costruisce per poi ramificare in business differenti come nel caso di Fra Production, una PMI astigiana che vi voglio far conoscere perché è un esempio calzante di questo indirizzo strategico. Non solo. E’ anche un ottimo modello di coerenza tra strategia e organizzazione e di equilibrio tra proprietà e management, cose che non guastano mai.

Così viene presentata l’azienda in un comunicato stampa dello scorso 10 maggio: “FRA Production continua a crescere: 13,3 milioni di euro di fatturato, un margine operativo lordo (E.B.I.T.D.A.) del 18,07% e un utile di esercizio prima delle imposte dell’8,21% che attesta la migliore profittabilità degli ultimi 12 anni. FRA Production, società leader mondiale nei prodotti tessili tecnici, ha chiuso il 2020 confermando un percorso di crescita che prosegue ormai da tempo. Il risultato dell’anno fiscale da poco concluso supera infatti in termini di fatturato di oltre due punti percentuali quello del 2019, e di quasi otto punti (+7,7%) quello del 2018. La difficile congiuntura economica non ha quindi rallentato l’azienda, che, in seguito all’emergenza sanitaria ha ampliato la propria offerta cominciando a produrre e a commercializzare anche filo elastico per mascherine”.

 

Qual è la scelta strategica che sta dietro queste prestazioni? E quali sono le soluzioni organizzative adottate per generare risultati così buoni in tempo di pandemia? Ne ho parlato in una piacevolissima conversazione con Andrea Colombo, AD di Fra Production.

 

 

L’idea, messa a punto originariamente dai coniugi Giuseppe Mignone e Vittoria Cherio nel 1962, poi portata avanti dalla loro figlia e oggi dal nipote Patrick Bosco Mignone con il suo management, è quella di approfondire al massimo una tecnologia (impianti tessili per la produzione di fili elastici) sviluppando una gamma di prodotti che si utilizzano in mercati completamente differenti. Da queste solide radici di competenze sono nati rami altrettanto forti che rispondono ad ambiti di utilizzo distinti: dalle reti alimentari per arrosti e salami, alle reti tubolari per trattenere garze e bendaggi in ambito medico, dagli elastici per confezionare il pollame alle mutande per incontinenza e per uso ginecologico, fino alle borse in rete per la spesa per arrivare, di recente, ai cordini elastici delle mascherine. FRA Production si è quindi evoluta nel tempo fino a diventare un punto di riferimento internazionale nella creazione di articoli innovativi, sia nel settore alimentare (che ha rappresentato, nel 2020, il 55% delle vendite) che in quello medicale (45%), in cui è leader nelle reti tubolari elastiche per medicazioni. I mercati serviti - in ben 66 paesi nel mondo - sono quelli della lavorazione delle carni e dei salumi, del confezionamento della carne ma anche delle farmacie, degli ospedali, delle grandi multinazionali e della grande distribuzione. Si tratta di settori di sbocco lontanissimi tra loro che consentono potenzialmente di ridurre il rischio legato ad una congiuntura in un comparto specifico ma che originano da una medesima base, chiara espressione della mentalità di chi è consapevole che non si possa fare di tutto. L’export rappresenta il 62% del fatturato. I principali mercati di riferimento sono attualmente Stati Uniti e Francia per le reti alimentari. In ambito medicale, invece, nel 2020 l’azienda è cresciuta soprattutto in Inghilterra, in ragione di un accordo di fornitura di presidi medici stretto con il sistema sanitario inglese. L’azienda sta guardando anche a nuovi mercati, come testimoniato dal recente ingresso in India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tunisia e Panama, dove è presente con diverse referenze di punta fra cui Surgifix, la rete tubolare elastica per trattenere garze e medicazioni progettata e brevettata nel 1962.

Da solide radici di competenze accumulate negli anni nascono ramificazioni forti

L’approccio in Fra Production è esattamente questo: siamo una industria tessile, cerchiamo di fare sempre meglio il filo elastico e facciamo continue innovazioni incrementali per portare il nostro know how in tutti gli ambiti in cui può essere utilizzato, ovunque nel mondo. La crescita è avvenuta sempre per linee interne fino al 2018 anno in cui, anche e soprattutto per rafforzare la presenza nel mercato americano è stata acquisita BeoCare (azienda che realizza articoli tessili per ospedali e farmacie complementari a quelli prodotti in Italia) che ha portato Fra Group a circa 21 milioni di euro di fatturato con 230 dipendenti. Questo indirizzo è passato senza cedimenti dalla prima generazione alla terza e dall’attuale azionista al management. Lampante il caso delle mascherine. Quando un anno fa, all’inizio della pandemia, si è reso evidente e urgente il bisogno di mascherine, la decisione più facile per un’azienda impegnata nel settore medicale (e per giunta nel comparto tessile) sarebbe stata quella di gettarsi a capofitto nella produzione dei dispositivi di protezione. Per molte società è apparso come un piatto ricco al quale solo degli sciocchi potevano rinunciare: la grande abbuffata. I vertici di Fra Production, invece, coerenti alle loro competenze di base, hanno deciso di starne fuori, intuendo che sarebbe diventato un mercato un po’ drogato e dunque poco sano. Si sono concentrati quindi sul filo elastico, ovvero su quella componente che conoscono molto bene sia dal punto di vista produttivo che da quello commerciale e, così facendo, sono entrati tra i fornitori di un primario gruppo impegnato nella produzione di mascherine. Proprio da questo cliente riceveranno, di lì a poco, un ordine di migliaia di chilometri di filo elastico, quantità inimmaginabile che, inizialmente, ha fatto presumere ai tecnici della Fra che ci fosse un problema di equivalenze e si dovesse trattare di metri. L’errore non c’era e da allora ad oggi l’impresa astigiana ha prodotto l’incredibile cifra di 150.000 chilometri di cordini elastici.

Con un tale equilibrio sia strategico che organizzativo il futuro sarà roseo

Questo percorso di crescita fondato sull’ampliamento della gamma prodotti e sul rafforzamento del posizionamento internazionale, è stato supportato da scelte organizzative coerenti. L’azionista Patrick Bosco Mignone ha scelto per tempo di managerializzare l’azienda di famiglia delegando prima a due e poi ad un solo amministratore non familiare la gestione operativa. Andrea Colombo, AD dal 2013, in accordo con la proprietà ha preferito far evolvere gradualmente la struttura funzionale originaria piuttosto che optare per una netta divisionalizzazione (reti alimentari e reti medicali) ritenendo quest’ultima scelta troppo dirompente rispetto agli equilibri esistenti. Oggi l’azienda è gestita da un team di sette responsabili e organizzata su tre stabilimenti (uno per ciascuna area d’affari e il terzo per il magazzino) con due responsabili commerciali (uno per l’alimentare e uno per il medicale) che riportano ad un direttore commerciale mondo. “La tradizione deve essere rispettata. Se il manager che arriva dall’esterno si dimentica cosa è stata l’azienda negli anni precedenti la crisi di rigetto verso gli strumenti e verso le logiche da lui importate è molto probabile. Gli interventi con la “motosega” non sono sempre la scelta obbligata e la miglior opzione. Il manager non deve ragionare da manager ma da persona intelligente, con buon senso. Deve capire che la PMI familiare è un animale strano, con le sue caratteristiche peculiari che vanno prima di tutto comprese”. Seguendo questo approccio, più omeopatico che chemioterapico, nel solco della diversificazione correlata, Andrea Colombo vede un futuro promettente: “Siamo molto soddisfatti dei positivi risultati ottenuti in un anno così complesso come quello appena concluso, che ci ha visto pronti a riorganizzare parte del nostro business per offrire un prodotto di utilità collettiva. Relativamente al triennio 2021/2023 prevediamo ricavi di vendita in crescita fino a 25 milioni di euro a livello di Gruppo, e una redditività del business costante e ulteriormente consolidata”.

 

Mi espongo a dire che, con un tale equilibrio nella strategia e nell’organizzazione, altissima sarà la probabilità di vedere attuate queste rosee previsioni.

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