
- Data inizio
- Durata
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- 16 Giu 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
Affrontare le sfide attuali della funzione HR a 360 gradi, grazie a strumenti metodologici per attrarre, scegliere e trattenere in azienda i migliori talenti.
Sempre più spesso nei mie corsi per imprenditori mi spendo per incentivare il confronto. Promuovo questo tipo di attività mettendo a paragone casi e testimonianze aziendali che ritengo particolarmente avanti, esempi di ottima gestione di una PMI. Anche nei mesi più duri della pandemia ho sempre cercato di creare occasioni di scambio di esperienze seppure necessariamente a distanza. Sia a voce o per iscritto con questo blog, il confronto, in particolare quello con chi a livello aziendale ha fatto passi importanti, suscita due tipi di reazioni. La prima è tipica di coloro che fanno fatica a reggere questo tipo di esercizio. Sono quegli imprenditori che iniziano ad affermare che il loro caso è completamente diverso da quello proposto, per cui nessun paragone può essere fatto e diventare motivo di apprendimento. Sono anche quelli che sostengono che il termine di paragone – l’azienda o l’imprenditore con i quali dovrebbero confrontarsi – sono stati solo più fortunati, non più bravi, avvantaggiati da situazioni anche personali particolarmente favorevoli e dunque non replicabili. Sull’altra sponda ci sono invece coloro che sanno imparare da chi è più avanti, che si mettono in discussione come davanti ad un specchio per trovare degli spunti di miglioramento prendendo esempio da chi ha già superato con destrezza una serie di prove. Sono quelli che sanno “rubare” le buone prassi ragionando per analogia anche a partire da esperienze in settori molto lontani e quindi diversi dal proprio. I primi, rifiutando il confronto, si attorcigliano su se’ stessi iniziando a puntare il dito verso l’esterno quando qualcosa non va nelle loro aziende, i secondi sono quelli in grado di apprendere e di fare l'esercizio opposto ovvero di portare "a casa" da ciò che sta oltre i confini della propria realtà. I primi rischiano di indebolirsi, i secondi al contrario si rafforzano sempre più.
L'impresa forte si confronta con chi è più avanti
Avendo la fortuna di incontrare da vicino ogni anno tante PMI di successo sento di poter addirittura generalizzare questa idea affermando che l’Impresa Forte, quella “piccola ma non fragile”, ricerca con continuità proprio il confronto con l’esterno. Tutte le imprese operano, devono operare, sui mercati di approvvigionamento, di sbocco, del lavoro e dei capitali. Quella forte, in più e strutturalmente, in quei mercati privilegia il rapporto con attori sfidanti, ovvero con chi ha saputo proporre soluzioni creative a problemi emergenti, con chi ha messo a punto prodotti, servizi, strutture e meccanismi innovativi e con chi ha affermato logiche e modalità di pensiero non ripetitive. In generale, questi attori si propongono come battistrada nel proprio settore di appartenenza: ciò non necessariamente perché pressati da cambiamenti nell’arena competitiva di afferenza, ma spesso per specifica determinazione a cercare e testare il nuovo. Il confronto con questi protagonisti, pubblici o privati, aziende o persone, è ricercato dall’impresa forte nella certezza che è da qui che, anche tramite modalità il più delle volte casuali, può provenire lo spunto per il cambiamento, l’idea per l’approfondimento, il contributo che apre all’innovazione. Solo da un rapporto costante, continuo nel tempo e metodicamente perseguito con realtà di questo tipo si possono creare le condizioni per imparare e per sviluppare novità: è questa innanzitutto una predisposizione mentale dell’imprenditore che finisce con l’interessare ampie parti dell’azienda. Si tratta di “imprese-spugna” che assorbono e metabolizzano quanto l’ambiente loro circostante propone: da questo punto di vista è di conseguenza fondamentale che queste imprese ricerchino con costanza e senza timore un’esposizione continua alle realtà più sfidanti, quelle in grado di porre gli interrogativi più difficili e le problematiche di frontiera. Confrontarsi con chi è più bravo, sia pure limitatamente a singole aree dell’agire aziendale, amplia le opportunità di crescita perché permette di visualizzare un più alto livello di operatività già realizzato e dunque imitabile e in alcuni casi anche migliorabile. Ci si rafforza lottando con i forti, si migliora imparando dai più bravi.
Non è facile accettare i propri limiti
La predisposizione a ricercare il confronto con realtà sfidanti evidenzia, tuttavia, anche i propri limiti e gli insuccessi maturati: ciò, beninteso, non è sempre facile da tollerare, soprattutto da parte di chi non ha una chiara identità di impresa, costruita attorno ad un’idea imprenditoriale adeguatamente messa a punto e ad una storia personale dell’imprenditore che ha permesso per verifiche successive di trasformare ipotesi di lavoro in certezze. Sembra di poter affermare che più l’agire, in questo caso imprenditoriale, è frutto di verifiche successive di un’ipotesi strategica chiara e più la certezza del presente è disponibile ad un confronto con chiunque e, soprattutto, è alla ricerca di un rapporto con chi possa ulteriormente migliorarla; al contrario chi presidia un’attività aziendale meno originale e/o con la minor passione che deriva dall’assenza di un percorso di immedesimazione personale, si trova ad agire in difesa più che in attacco, ad arroccarsi sulle proprie fragili convinzioni più che, sentendosene minacciato, ad aprirsi al confronto. Per questa via certo non riuscirà a migliorare la propria condizione strategica.
Non è realistico pensare che le soluzioni pr affrontare il cambiamento siano presenti all'interno dell'azienda
Al tema di questo post appartiene anche un’altra considerazione. Poiché il cambiamento in corso, quel cambiamento verso cui le imprese forti dimostrano notevole sensibilità e buona capacità di adattamento, arriva da lontano non si può rispondervi innanzitutto lavorando di più e meglio all’interno dell’azienda: la soluzione è fuori dai confini della propria impresa ed è lì che l’imprenditore deve rivolgere tempo ed energie crescenti. Con ciò si intende certo sottolineare la necessità di una rinnovata attenzione al mercato di riferimento e alla componente commerciale dell’attività aziendale, ma non solo. Le imprese forti dimostrano, infatti, molta attenzione verso tutto ciò che si muove al loro esterno e che può aiutarle a riflettere sul loro futuro. Associazioni imprenditoriali, territoriali o di categoria, scuole di formazione, società di consulenza, sono attori con cui le imprese forti entrano in rapporto, direttamente o indirettamente, con sempre maggiore frequenza anche se troppa parte di questo interesse viene tuttora frustrato da una preparazione non adeguatamente mirata da parte di queste infrastrutture manageriali. L’impresa forte è quella che sa cambiare i mezzi per mantenere inalterata, quando tutto intorno cambia, la capacità di perseguire il giusto fine: nel frangente attuale non è realistico pensare che le principali soluzioni per affrontare il cambiamento siano presenti all’interno dell’azienda. Quello richiesto non è un semplice adeguamento quantitativo in termini di tempo, capitali ed energie incrementali, si tratta invece di un’evoluzione del ruolo imprenditoriale e della modalità di fare azienda che può essere appresa soprattutto guardando oltre i confini della propria impresa e imparando da chi ha già percorso almeno una parte di tale processo.