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Decision-making e intelligenza nell'era digitale

Nell'intricato scenario del mondo moderno, è fondamentale disporre di individui capaci di effettuare scelte efficaci, fondate su valutazioni attentamente ponderate. Ma chi sono questi individui? Che caratteristiche e comportamenti hanno?

 

L'esperienza e la credibilità sono elementi chiave che permettono agli esperti di essere considerati affidabili, ma questi non assicurano automaticamente che i loro giudizi siano effettivamente di qualità. Un elemento che sembra influenzare positivamente la capacità di formulare buoni giudizi è l'intelligenza in senso ampio, la quale è da sempre associata a prestazioni superiori sia nel campo accademico che lavorativo. La comprensione e la valutazione dell'intelligenza sono tuttavia complesse. Esiste una tendenza a considerare l'intelligenza come un tratto innato, mentre in realtà questa risulta da un insieme di abilità sviluppate che dipendono tanto da fattori ereditari quanto dall'ambiente, inclusa l'educazione ricevuta. Provate a rispondere a questa domanda:

 

Sei stai facendo una gara di corsa e superi il secondo, in quale posizione ti trovi?

 

Questo indovinello fa parte dell’ampio set di domande su cui si basa il test di riflessione cognitiva (CRT). Le domande del CRT cercano di misurare quanto è probabile che le persone superino la prima risposta (e sbagliata) che viene in mente ("primo" per l'esempio della gara).

Questo test si inserisce in un più ampio dibattito sulla propensione degli individui a privilegiare un pensiero riflessivo rispetto a uno impulsivo, concettualmente distinto in quello che Daniel Kahneman definisce come Sistema 2 (riflessivo) e Sistema 1 (impulsivo). Gli esiti del CRT si sono dimostrati correlati a una vasta gamma di giudizi e credenze nel mondo reale, incluso il grado di credulità verso le cosiddette "fake news", la propensione a credere in fenomeni paranormali e persino l'uso degli smartphone, indicando che coloro che tendono a ottenere punteggi più bassi nel CRT potrebbero essere più inclini ad utilizzare intensivamente i loro smartphone. Questa correlazione potrebbe essere interpretata in vari modi. Prima di tutto, il CRT misura la propensione di una persona a superare risposte intuitive, spesso errate, a favore di un pensiero più riflessivo e analitico. Gli smartphone, con le loro notifiche continue e l'accesso immediato a informazioni e intrattenimento, potrebbero quindi essere particolarmente attraenti per coloro che preferiscono risposte rapide e stimoli immediati, rispecchiando una preferenza generale per il pensiero impulsivo rispetto a quello riflessivo. Inoltre, l'uso eccessivo di smartphone può riflettere una minore capacità o volontà di impegnarsi in attività che richiedono concentrazione e riflessione prolungate, caratteristiche associate a punteggi più elevati nel CRT. La facilità di accesso a contenuti superficiali e l'abitudine di passare rapidamente da un'applicazione all'altra sugli smartphone possono rinforzare e riflettere questa tendenza. Quale sia in questo caso il reale nesso di causalità è ancora da esplorare e definirsi ma certamente pone al centro della nostra attenzione un’importante riflessione circa la relazione tra il contesto in cui siamo inseriti e la nostra capacità di comprensione dello stesso.

Parallelamente, altre misure di autovalutazione come la scala del bisogno di cognizione esplorano quanto gli individui siano inclini a impegnarsi attivamente nel processo di pensiero. Nonostante l'efficacia di tali strumenti, emerge la necessità di approcci più oggettivi che superino i limiti dell'autovalutazione, come dimostrato da scale quali la Competenza Decisionale per Adulti e la Valutazione del Pensiero Critico di Halpern, incentrate sull'abilità di evitare errori comuni di giudizio e applicare il pensiero critico in diversi scenari.

Interessante è la distinzione tra le varie misure cognitive e la loro applicabilità in contesti specifici. Ad esempio, mentre il bisogno di cognizione non sembra predire direttamente una maggiore propensione alla ricerca di informazioni supplementari o a prestazioni superiori in compiti di previsione, un'altra dimensione dello stile cognitivo, definita come pensiero apertamente critico, evidenzia come l'apertura mentale e la disponibilità a riconsiderare le proprie convinzioni in luce di nuove informazioni caratterizzino i migliori analisti e previsionisti.

Queste riflessioni sollevano interrogativi fondamentali sull'importanza della flessibilità cognitiva e dell'umiltà intellettuale, qualità che si rivelano essenziali non solo nella formazione del giudizio ma anche nell’agire una leadership efficace. Contrariamente allo stereotipo del leader deciso e inamovibile, emerge, infatti, come una maggiore apertura a prospettive diverse e la consapevolezza della propria fallibilità possano contribuire a una riduzione degli errori e a decisioni più ponderate. Lo studio degli stili cognitivi tramite strumenti specifici offre una finestra privilegiata sulle dinamiche del pensiero umano, supportando la necessità, nel complesso scenario moderno, di valutare percorsi di sviluppo personale e professionale che valorizzino la riflessività, la criticità e l'apertura mentale come fondamenti per il raggiungimento di un giudizio solido e di decisioni efficaci.

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