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Buoni propositi e automotivazione

Con l'arrivo del nuovo anno, è inevitabile il sopraggiungere della domanda “quali buoni propositi per i prossimi 12 mesi?”

Per quanto si tratti spesso di una conversazione rituale, la risposta non è immediata. I buoni propositi derivano per ognuno di noi da una combinazione di riflessione e aspirazione. Durante il periodo di transizione verso un nuovo anno, riflettiamo sulle esperienze passate, valutiamo le aree della vita che desideriamo migliorare e identifichiamo obiettivi tangibili. Processo a tratti tutt’altro che semplice. Questa formulazione di buoni propositi è alimentata dalla nostra volontà di superare sfide, perseguire sogni e creare una versione migliore di noi stessi. I buoni propositi fungono da guida, fornendo una direzione chiara e uno scopo significativo. Sono il risultato di una connessione intrinseca con l'aspirazione all'autenticità e al progresso, incanalando il desiderio umano di crescere, imparare e vivere una vita significativa. Spesso, questi propositi sono orientati verso obiettivi a medio-lungo termine, richiedendo impegno continuo e sforzi prolungati. E questo è il motivo per cui a fine anno a volte si sperimenta una certa amarezza nel prendere atto che i buoni propositi di inizio anno siano rimasti solamente, appunto, propositi. Attribuiamo le colpe di questo a innumerevoli fattori, spesso ignorando il fatto che per perseguire con successo tali traguardi, uno degli elementi chiave è l'automotivazione.

L'automotivazione, fondamentale per la realizzazione di obiettivi a lungo termine, trova le sue radici nella stimolazione delle aree prefrontali del cervello. La corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale, componenti cruciali di queste regioni, giocano un ruolo essenziale nello sviluppo e nel mantenimento della motivazione personale. Come riassume in modo estremamente efficace, Pietro Trabucchi nel suo libro Opus: 

Le aree prefrontali ci consentono di mettere in atto tre comportamenti molto recenti nella storia dell'evoluzione: il primo è saper rimandare la gratificazione, una capacità fondamentale per inseguire mete lontane nel tempo. Il principio della gratificazione dilazionata rappresenta il paradigma di una serie di attività tipicamente umane. (…) Studio per anni per arrivare alla laurea. Mi tengo in forma per arrivare in salute alla vecchiaia. Faccio il bravo oggi in cambio della vita eterna domani. Per essere motivati a compiere attività di questo tipo occorre avere un orizzonte temporale che non si esaurisce nell'immediato; e la capacità cognitiva di prevedere risultati e conseguenze delle proprie azioni. Ecco perché gli animali non si allenano. Ecco perché gli animali non sono capaci di sperare a lungo. Il secondo è la capacità di iperinvestire in termini di sforzo e di impegno. Questa capacità presuppone anche l'abilità di regolare accuratamente in modo volontario i livelli di sforzo. E questo rende la nostra capacità di gestione della fatica molto più efficiente rispetto a quella degli altri animali, legata a una serie di automatismi poco modificabili volontariamente. Il terzo comportamento riguarda la capacità di regolare in maniera molto precisa l'attenzione, concentrandosi in modo flessibile sugli stimoli salienti in base alle necessità del momento.

L'allenamento di queste aree può migliorare la capacità di rimanere concentrati sugli obiettivi, gestire le sfide con resilienza e mantenere un atteggiamento positivo durante il percorso.

Diciamocelo quindi: il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine richiede più di una semplice lista di buoni propositi. È un processo che coinvolge la profonda comprensione e l'allenamento delle aree prefrontali del cervello, promuovendo l'automotivazione e sostenendo il successo continuo nel corso del tempo. Questo nuovo anno può essere un nuovo inizio non solo per fissare obiettivi, ma anche per coltivare la forza interiore necessaria per perseguirli con determinazione e successo.

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