Dal valore ai valori: il futuro degli investimenti tra profitto e benessere collettivo

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Come si stanno muovendo i mercati e gli investimenti finanziari a livello globale? Se guardiamo i numeri, le prospettive appaiono incoraggianti. Infatti, il PIL mondiale ha raggiunto la dimensione dei 110 trilioni di dollari nel 2022, le attività finanziarie (azioni e obbligazioni) hanno raggiunto quota 870 trilioni di dollari nel 2022, le attività immobiliari sono passate dai 220 trilioni del 2010 ai 420 trilioni di dollari del 2022. Dunque, la ricchezza finanziaria è oggi 7,9 volte il valore del PIL mondiale.

Ma, al di là dei numeri, c’è un denominatore comune che riguarda trasversalmente tutte queste tendenze: la responsabilità. La disponibilità di liquidità e la ricchezza finanziaria sono opportunità che devono essere colte per generare impatto, per la creazione di sviluppo, occupazione, benessere sociale. Come afferma Mark Carney nel suo il libro Value(s), “la sfida più grande è quella di collegare il valore ai valori.” In altre parole, connettere il rendimento finanziario a un rendimento sociale più ampio.
Che cosa possiamo fare affinché tutto ciò avvenga? Si intravedono tre direttrici principali. La prima è investire a lungo termine. Se vogliamo avere un impatto rilevante, è necessario destinare molte risorse alle iniziative che creano valore nel tempo. Infrastrutture fisiche e digitali, ricerca e innovazione, iniziative pubblico-private: sono solo alcuni esempi di come la forza della liquidità e delle attività finanziarie può essere messa “al lavoro” per generare valore per l’intera collettività.
La seconda è investire in capitali di rischio, i soli che permettano alle aziende di affrontare le grandi sfide di oggi. Acquisizioni per aumentare la massa critica in un mondo sempre più caratterizzato da aziende di grandi dimensioni, nuove start-up, innovazione, attrazione dei talenti: non può esserci sviluppo senza queste condizioni. Gli investitori, dunque, devono dare sempre più equity e sempre meno debito.
La terza è quella della finanza ESG. Perché è un fenomeno sotto gli occhi di tutti: sono in atto cambiamenti che mettono in discussione l’esistenza stessa del nostro mondo. Scarsità di cibo e acqua, inquinamento, cattiva governance di aziende e istituzioni, povertà e mancanza di democrazia, cambiamento climatico: i principi ESG nelle decisioni aziendali sono una risposta organica a queste sfide, uno dei pochi strumenti a nostra disposizione per invertire la rotta e garantire un futuro migliore.
Rispetto a tutte queste azioni, naturalmente, esistono rischi e difficoltà che abbiamo il dovere di affrontare. Pensiamo al costo dell’adeguamento alle norme ESG, alla strumentalizzazione dei temi ESG come elemento di scontro politico, alla guerra che incombe sull’Europa. Sono tutti elementi che possono mettere in discussione la realizzazione di iniziative sostenibili. Per questo diventa decisivo il ruolo delle istituzioni pubbliche, degli intermediari finanziari e delle istituzioni universitarie. Non solo per definire le regole, ma anche per creare gli incentivi necessari ad attrarre nuovi investimenti. Uno strumento potente, per esempio, è la leva fiscale: sarebbe un fattore che permetterebbe di avere aziende più capitalizzate e più adeguate rispetto ai principi ESG.
Anche gli intermediari finanziari hanno il compito di gestire e indirizzare la straordinaria massa di ricchezza disponibile. Una responsabilità enorme che il sistema finanziario deve sempre ricordarsi di avere. Infine, le istituzioni universitarie e i centri di ricerca hanno il compito decisivo di creare consapevolezza e spiegare in modo diffuso le ragioni per cui conciliare ritorno finanziario e impatto non solo è possibile, ma soprattutto necessario. Saremo in grado di tagliare tutti questi traguardi? Sì, se riconosciamo che le scelte di investimento riguardano tutti e tutte, perché rappresentano una modalità attraverso cui riutilizzare la ricchezza a favore del benessere collettivo. Collegare il valore ai valori, dunque, è un esercizio non solo eticamente responsabile, ma anche socialmente intelligente.

 

SDA Bocconi School of Management

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