La sfida di progettare lavori belli e produttivi insieme

“Dialoghi HR. Costruire legami tra generazioni” accende i riflettori sulla trasformazione radicale del lavoro, una trasformazione che abbiamo il dovere di gestire in modo responsabile, affinché sia generatrice di valori condivisi e sostenibili.

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La trasformazione radicale del lavoro a cui stiamo assistendo racconta di una trasformazione dell’impresa, ma pure di quella delle persone e dei loro modi di stare insieme. Per questo, il cambiamento del lavoro è giustamente percepito come fatto dirompente, dal punto di vista sociale prima ancora che economico.” spiegano Rossella Cappetta, Professore di Organizzazione del lavoro presso l'Università Bocconi e Associate Dean for Open Programs di SDA Bocconi, e Maurizio Del Conte, Professore di Diritto del Lavoro presso l’Università Bocconi.

 

Se adeguatamente governata, la trasformazione del lavoro apre a grandi opportunità, ma se mal gestita rischia di farci tornare indietro all’antico conflitto fra dimensione economica e dimensione sociale. La sfida, che da studiosi e da manager abbiamo il dovere di vincere, è quella di costruire un lavoro che sia bello e produttivo insieme.

 

Nella Masterclass dal titolo Costruire il nuovo lavoro. Generazioni a confronto su bellezza, felicità e senso del lavoro, Cappetta e Del Conte si confrontano con Daniele Rielli, Scrittore, sul senso della trasformazione del lavoro e della sua narrazione. Si è diffusa negli ultimi anni una narrazione tutta negativa (“great resignation”, “quiet quitting”, per citare le mode principali). Come spesso accade per i fenomeni tecnicamente complessi – nel suo ultimo romanzo Il fuoco invisibile Rielli si è occupato della narrazione relativa alla diffusione della Xylella negli oliveti pugliesi – quella che prevale e facilmente si diffonde è una narrazione ascientifica, costruita in modo intenzionale per essere cavalcata da e sui media. È una narrazione antagonista, che alimenta l’antico conflitto fra capitale e lavoro. E riduce ancora una volta il lavoro a mera fonte di sostentamento economico, a un insieme aspecifico di compiti che la persona ripete per riempire le ore settimanali e ottenere un salario.

 

È una narrazione decrescista, costruita in modo intenzionale sul mito arcadico della fuga. Fuggiamo nei borghi interni, verso spiagge sudamericane e isole nascoste, dove vivere di bacche e grani antichi, rigorosamente senza lavorare.  Ed è una narrazione reazionaria, che ci assolve rispetto alla qualità dei lavori che abbiamo progettato e ci evita la fatica di riprogettare lavori migliori. Dire “chi ce lo fa fare” significa dirsi che nulla serve tranne lavorare il meno possibile tanto divani e spiagge vinceranno su qualunque lavoro. E ne seguono, quindi, interventi di marginalizzazione del lavoro, mai di miglioramento.

 

Anche nel caso del lavoro – intervengono Cappetta e Rielli – questa narrazione ha un enorme potenziale distruttivo. Nel suo romanzo L'odio Rielli racconta di un mondo in cui la bellezza sembra soccombere allo sfogo rabbioso. L’odio, appunto, è il risultato dell’asimmetria fra il piano del discorso – reso orizzontale dalla rivoluzione digitale – e quello economico che diventa sempre più verticale. Tutti desiderano cose simili, non tutti possono averle, ma tutti possono sfogarsi in rete perché non possono avere quello che desiderano. Questo assetto informativo si sta rivelando la miccia perfetta per la dinamite delle narrazioni ascientifiche, con un potenziale distruttivo non indifferente. In tutti i campi.

 

Ma a parlare male del lavoro non ci guadagna nessuno. Non ci guadagnano le imprese, ma non ci guadagnano soprattutto le persone, perché il lavoro è identitario. E, quando è un lavoro bello, è salvifico.

La sfida, dunque, consiste nel progettare – e anche saper raccontare – lavori che siano gratificanti e produttivi insieme.

 

Nel confronto con gli HR, Cappetta e Del Conte ribadiscono la necessità di “non distruggere il discorso” e di sfidarsi nella costruzione di soluzioni di gestione delle persone più complesse e generatrici di “shared value” – valori sostenibili e condivisi, sociali ed economici insieme – a beneficio tanto dell'impresa quanto dei singoli e della comunità.  “A questa narrazione dobbiamo rispondere agendo. E agendo tempestivamente con strumenti manageriali e con nuove policy, perché progettare e poi difendere il lavoro – bello e produttivo – è l’unica risposta possibile”.

 

Dialoghi HR. Costruire legami tra generazioni è stata l’occasione per gli HR Manager che hanno partecipato di affrontare le tematiche più rilevanti per la trasformazione sostenibile delle aziende. Ospiti e speaker si sono confrontati su temi come la crescita e la generazione di valore sostenibile, la managerialità competente e una leadership responsabile e inclusiva, che sono inoltre le tre grandi direttrici a partire da cui si sviluppa il portafoglio dei corsi 2024 di SDA Bocconi.

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