Venzin: innovatori si diventa. Condividendo esperienze e mettendosi in gioco

Parlano i protagonisti della nuova squadra SDA Bocconi

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Probabilmente chiedere a Markus Venzin di parlare di prospettive di cambiamento e innovazione è quello che si dice un invito a nozze. Il Professore del Dipartimento di Management e Tecnologia presso l’Università Bocconi, nonché Prorettore per l’Innovazione, torna ora nel nuovo Comitato di Direzione di SDA Bocconi voluto dal Dean Giuseppe Soda alla guida di ICE, l’Innovation and Corporate Entrepreneurship Center, il braccio di B4i – Bocconi for Innovation nella scuola, progettato per le imprese che vogliono aumentare la loro energia imprenditoriale anche in tempi di grande incertezza e attingere alle potenzialità innovative interne ed esterne traducendole rapidamente in progetti operativi.
 

“L’ICE aiuta le aziende ad affrontare le sfide poste dalle trasformazioni digitali e tecnologiche, prendendo in osservazione le start-up e valutando le idee interne alle aziende stesse che hanno un potenziale per plasmare l’evoluzione del settore di riferimento”. Quella di Markus Venzin è una carriera dedicata a immaginare, progettare e attuare nuovi modi di fare impresa e cultura manageriale e organizzativa. Un “mestiere” strategico in un’epoca che vede sfaldarsi rapidamente molte verità e know-how consolidati. Gli abbiamo chiesto quale sia la sua prospettiva del biennio che lo attende nel suo nuovo incarico.
 

Quali sono le principali direttrici di cambiamento della formazione manageriale? 

“La prima è senza dubbio la crescente importanza dell’experiential learning, cioè un approccio di learning by doing – ovvero dell’imparare facendo”, dichiara Venzin. “ICE punta a lavorare su progetti concreti: io non intendo spiegare ai manager come si fa un business plan, ma insieme costruiremo il business plan adatto alle loro esigenze strategiche e operative; questo è ciò che noi chiamiamo fase di ‘preaccelerazione’. Altra direttrice di cambiamento è la contestualizzazione della didattica che è fondamentale: devo conoscere i miei interlocutori e i loro bisogni, in questa relazione io non sono il docente in cattedra ma il co-manager o il co-imprenditore”.
 

Esperienza non significa solo essere “in presenza”, soprattutto di questi tempi. “Un’altra importante direttrice di innovazione è senza dubbio l’online learning, che integrerà sempre più la didattica face-to-face con momenti di formazione sincrona e asincrona, rendendo la formazione più elastica nella fruizione”. E non si tratta solo di trasferire in rete le lezioni in aula ma di valorizzare tutte le potenzialità dello strumento digitale: “ad esempio tramite la gamification”, continua Venzin, “propongo delle simulazioni attive in cui mi metto in gioco – letteralmente – e posso valutare la mia performance, ricevere feedback dagli altri ecc. Questa rappresenta un’altra forma di apprendimento esperienziale”.
 

Qual è la questione per te prioritaria e più critica nel tuo ruolo di promotore dell’innovazione? 

“Credo che il punto più critico e delicato sia la creazione del team aziendale con cui lavorare. Non è facile fare innovazione, servono motivazioni, competenze, immaginazione, capacità di lavorare insieme. Penso sia errato pensare di entrare in un’azienda dicendo ‘adesso vi insegno come si fa innovazione’: il processo e il gruppo di lavoro vanno costruiti insieme, io mi propongo piuttosto in qualità di co-imprenditore”. Inoltre è questione di usare gli strumenti adatti: “In alcuni casi”, sottolinea Venzin, “si riescono a superare più facilmente le resistenze politiche interne partendo dal confronto con realtà esterne, avvalendosi di uno strumento come lo ‘start-up radar’, che consiste nella mappatura di aziende innovative che hanno la potenzialità di provocare un cambiamento forte nel proprio settore”.
 

Quale sarà il principale contributo personale, la tua cifra stilistica che ritieni di poter dare in questo nuovo ruolo? 

“Nel mio lavoro è fondamentale innanzitutto la condivisione delle idee”. Non ha dubbi Markus Venzin, convinto che l’innovazione aziendale sia un processo collettivo che parte dalla capacità di raccogliere e integrare punti di vista diversi. “Credo poi che siano importanti altre due cose: il leading by example e la capacità di dare autonomia al gruppo di lavoro e di non rendersi indispensabili”. È la saggezza che viene dall’innovazione, destinata inevitabilmente ad andare oltre il suo creatore.



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