In occasione del decimo anniversario del DEVO Lab, SDA Bocconi School of Management ha ospitato l’Annual Event 2025 dal titolo “Towards the Post-AI Era”. Un momento di confronto tra accademici, economisti e manager per discutere come l’intelligenza artificiale stia evolvendo da tecnologia di frontiera a vera e propria infrastruttura abilitante delle organizzazioni.
Nel saluto istituzionale, Stefano Caselli, Dean di SDA Bocconi, ha sottolineato come la missione del DEVO Lab sia “indagare ciò che sta oltre la moda tecnologica: i fenomeni, i modelli organizzativi e i comportamenti che definiscono l’impatto reale del digitale nelle aziende.”
Il Direttore del DEVO Lab, Gianluigi Castelli, ha ricordato i dieci anni di attività del laboratorio: con oltre 40 aziende member, 35 iniziative di ricerca, 12 edizioni dell’HIT Radar e oltre 60 sessioni di think tank, l’attività del DEVO è la testimonianza dell’impegno continuo della Scuola nel comprendere e anticipare le trasformazioni digitali. Con il medesimo approccio, Castelli ha introdotto il tema dell’evento annuale 2025: “L’intelligenza artificiale non è un obiettivo, ma un’opportunità tecnologica su cui costruire valore e competitività. Il compito di chi fa impresa e ricerca è governarne l’evoluzione.”
Un punto che ha trovato in pieno accordo Luigi Speranza, Chief Economist di BNP Paribas, che ha inquadrato l’IA come uno dei tre grandi fenomeni trasformativi dell’economia, insieme ai cambiamenti climatici e alle dinamiche demografiche. Il contesto in cui l’IA si afferma è quello di una crescente multipolarità geopolitica e di una radicale incertezza economica, in cui – ha sottolineato Speranza – “la politica fiscale è tornata protagonista, e la resilienza è diventata la nuova bussola dello sviluppo.” Secondo l’economista, il ritmo di adozione delle nuove tecnologie non ha precedenti storici: “Ciò che alla rivoluzione industriale richiedeva decenni, oggi accade in pochi mesi.” Speranza ha però invitato alla prudenza: l’IA porterà con sé benefici disinflazionistici, ma non in modo uniforme. Alcuni settori – come software, finanza e servizi – saranno i primi a beneficiare della produttività aggiuntiva, mentre altri (energia, trasporti, beni di consumo) subiranno pressioni sui costi e sull’occupazione. La sua conclusione è stata tanto realista quanto ottimista: la storia dimostra che le nuove tecnologie non distruggono lavoro, ma lo trasformano. Tuttavia, la velocità dell’adozione odierna impone ai decisori politici di anticipare gli squilibri e investire in competenze digitali, infrastrutture e capitale umano.
L’appello a una politica matura sull’intelligenza artificiale ha rappresentato il punto di chiusura dell’intervento di Riccardo Zecchina, fisico teorico e Professore di Machine Learning presso il Dipartimento di Computer Science dell’Università Bocconi: “L’Europa deve investire con decisione nella ricerca pubblica e privata sull’AI. Abbiamo bisogno di un CERN dell’AI capace di unire le migliori competenze scientifiche e industriali del continente”.
Il contributo di Riccardo Zecchina ha rappresentato una sintesi affascinante tra il rigore scientifico e la visione di lungo periodo. Partendo da un’analogia con la macchina a vapore di Newcomen del 1712 – simbolo di efficienza minima e di potenzialità inespressa – Zecchina ha mostrato come l’AI di oggi si trovi in una fase analoga: potente ma ancora lontana dai limiti teorici dell’“intelligenza generale artificiale” (AGI). Lontana ma non impossibile, secondo i filoni di ricerca attuali tracciano due possibili percorsi di arrivo all’AGI. Fenomeni come il Chain of Thought reasoning e i World Models mostrano, secondo Zecchina, un nuovo paradigma: “I sistemi non si limitano più a reagire, ma a simulare il mondo, apprendendo per previsione.” Eppure, ha ammonito, da un punto di vista di efficienza la distanza con l’intelligenza naturale rimane abissale: l’efficienza energetica del cervello umano è milioni di volte superiore a quella delle reti neurali più avanzate.
Il tema dell’efficienza energetica è stato trattato nella tavola rotonda “AI Behind the Scenes”, moderata da Gianluca Salviotti con Carlo Vaiti (CTO di HPE) e Ramana Kompella (Head of Research di Cisco). Dal potenziamento delle GPU all’AI distribuita tra cloud ed edge, fino alle sfide della sicurezza e della sostenibilità, i relatori hanno tracciato le prospettive di un futuro in cui le infrastrutture dell’AI saranno “non solo più potenti, ma a loro volta più intelligenti.”
Severino Meregalli, Direttore Scientifico del DEVO Lab, ha sintetizzato gli interventi della giornata ribadendo la necessità di guardare oltre la tecnologia. “Non esisterà più prodotto senza AI, ma il valore risiederà nella capacità di insight umano: nel sapere interpretare, decidere e immaginare.” Il rischio, ha aggiunto, è quello di un’“obesità intellettuale” – un eccesso di informazione priva di sintesi – che può essere contrastata solo con formazione critica.
La Post-AI Era, secondo il DEVO Lab, è dunque una fase in cui la conoscenza di base diventa una commodity, e la differenza la farà la qualità del pensiero. La citazione finale “Think smarter in a world that already does” – ha riassunto lo spirito dell’evento: imparare a pensare meglio in un mondo che già pensa.
SDA Bocconi School of Management
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