Presente e futuro della formazione online (al netto del lock-down)

Formazione Online On Demand

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Milano, 11 maggio 2020
Parafrasando il modo di dire, c’è chi, in questa difficile stagione, sa fare di capacità virtù. Una capacità, un expertise e, più in generale, una cultura dell’innovazione che non si improvvisano, tantomeno nel corso di un’emergenza, ma si costruiscono nel tempo, con una lungimiranza che il lock-down, ora, ha solo reso più evidente.

 

Stiamo parlando dell’offerta di formazione online di SDA Bocconi, concepita, progettata e avviata in tempi, come si dice, “non sospetti”, quando l’obiettivo non era quello (tattico) di tamponare le ricadute del distanziamento sociale sulla didattica in aula, ma quello (strategico) di abbattere le barriere geografiche, economiche e psicologiche per dare a un pubblico più ampio e diversificato la possibilità di fruire di una formazione continua di alta qualità. “La nostra ambizione è diventare la Netflix della formazione”, diceva Gabriele Troilo, associate dean per la Divisione Open Market and New Business di SDA Bocconi, al lancio del portafoglio online on demand avvenuto nel settembre del 2019. È a lui che abbiamo chiesto – a distanza di otto mesi e alla luce di una contingenza che conferma inaspettatamente, ma clamorosamente, il valore di quella scelta – un primo bilancio e le prospettive future di questo progetto.

 

Come si è sviluppata la formazione online SDA Bocconi?

 

La formazione e l’istruzione online sono realtà che hanno preso piede da quasi un decennio nel mondo universitario grazie soprattutto a piattaforme internazionali e ai MOOCs, i Massive Open Online Courses. Rimaneva invece più scoperta l’area della formazione executive. Nel 2017 ho avuto l’incarico di avviare un progetto che ampliasse l’offerta formativa SDA Bocconi con un portafoglio di corsi esclusivamente online. La nostra scelta iniziale è stata quella di orientarci sui corsi online on demand, anche conosciuti come “self-paced”, dove ognuno stabilisce il proprio “passo”, i propri tempi e modi di fruizione: anytime, anywhere, come recita il claim. Abbiamo ritenuto che questo rispondesse a un’importante esigenza pratica di molti utenti. Un anno fa, dopo quasi due anni di preparazione tecnica e didattica, abbiamo lanciato il primo pacchetto di corsi. Siamo partiti con 4 corsi e dopo otto mesi ci troviamo ad averne 17, su diversi ambiti disciplinari della Scuola, e altri in cantiere.

 

Quindi è una sfida che si è dimostrata vincente anche al netto del Covid-19?

 

Sì, siamo molto contenti dei risultati raggiunti finora. In otto mesi abbiamo avuto circa 1.500 iscritti. Se consideriamo che la formazione Open “tradizionale” raccoglie circa 2.000 iscritti all’anno, abbiamo quasi raddoppiato il bacino d’utenza. Sicuramente il lock-down ha portato a un’impennata della domanda, con un tasso di crescita del 100% a settimana, ma stiamo parlando solo degli ultimi due mesi. Il trend era di crescita costante da prima.

 

Ci sono differenze significative tra l’utenza dei corsi online e quella dei corsi on campus?

 

La differenza principale sta nei decisori di acquisto: l’80% dei corsi online sono acquistati da individui, mentre per i corsi on campus gli acquirenti sono principalmente le aziende. Un’altra grande differenza è la distribuzione geografica degli utenti: mentre la maggior parte degli iscritti ai corsi tradizionali viene dal Nord Italia, con un percentuale minima proveniente dal Sud, per gli online la distribuzione è 50-50. Su entrambi i dati ha sicuramente influenza la componente del pricing, dal momento che i corsi online costano meno. Diciamo che rappresentano un modo per rendere accessibile a tutti la qualità della formazione SDA Bocconi.

Per inciso, in questo periodo che evidenzia l’utilità dello smart-working e dello smart-learning abbiamo aperto la piattaforma online a tutti i dipendenti della Scuola i quali potranno accedere gratuitamente ai corsi che desiderano.

 

Che sviluppi sono previsti nel prossimo futuro per l’offerta online?

 

Le direttrici dello sviluppo sono fondamentalmente tre: la prima è sicuramente l’ampliamento del portafoglio, sia in orizzontale, cioè termini di contenuti e di ambiti disciplinari, sia in verticale, nei livelli di formazione, costruendo dei percorsi di progressione didattica dal base all’avanzato.

Il secondo vettore di sviluppo è quello internazionale: stiamo stringendo accordi con grandi piattaforme di formazione online internazionali per ampliare l’offerta anche all’estero. Attualmente circa l’80% dei nostri corsi online è in italiano, vogliamo aumentare i corsi in inglese dedicati soprattutto al mercato estero.

Il terzo grande ambito di sviluppo è quello dei corsi sincroni, cioè “dal vivo”, che ci vengono richiesti sempre di più, soprattutto in questo periodo. Un modo per portare anche online alcuni momenti di interazione diretta con i docenti e con il resto della classe, di grande importanza nel processo di apprendimento, senza perdere però le più versatili parti self-paced. È un processo che è già stato avviato con la formula “blended”, ormai propria di tutti i programmi on campus, che prevedono una parte face-to-face e una parte in distance learning.

 

La maggiore diffusione dei corsi online non rischia di pagare un prezzo in termini di qualità della didattica?

 

Assolutamente no, perché i corsi online non sono una pura trasposizione virtuale dei corsi fisici, né una loro versione semplificata. Dietro l’erogazione di un corso online c’è una progettazione meticolosa in termini di contenuti, metodi didattici, valutazione dei risultati. Ci sono addirittura strumenti che in aula non si potrebbero utilizzare, si pensi ai diversi tool interattivi. E sono previsti sempre assignment e test progressivi per valutare i livelli di apprendimento, solo al superamento dei quali si ottiene la certificazione finale. Insomma, quella online non è una formazione “minore”, ma semplicemente una formazione diversa per gli strumenti che usa. Quanto alla maggiore diffusione, direi che risponde perfettamente alla mission di SDA Bocconi, che è non è quella di essere esclusiva, ma inclusiva.

 

Quindi l’obiettivo di essere il “Netflix della formazione” è sempre valido?

 

La metafora di Netflix ha una duplice valenza: da una parte quella di un’offerta di contenuti ampia e quindi mirata a diversi target; dall’altra quella che riguarda il modello di pricing e di distribuzione. Sappiamo che la Scuola produce molti più contenuti di quelli che finora è riuscita a veicolare sul mercato – si pensi alle ricerche o ai diversi convegni ed eventi – perché è stata vincolata da format didattici piuttosto rigidi. Pensare a una piattaforma sulla quale mettere a disposizione molti più contenuti di diversa natura rendendoli accessibili con nuove politiche distributive – ad esempio con formule modulari di abbonamento – potrebbe davvero essere una nuova linea di sviluppo strategico non solo per i corsi Open ma per tutta la produzione culturale della Scuola. Abbiamo già iniziato quest’anno con SDA Bocconi Insight, il repository virtuale dei principali risultati del lavoro di ricerca e analisi della Scuola. Ma è un modello che va sviluppato e ampliato, proprio nella prospettiva di apertura e condivisione che la Scuola ha scelto di seguire.

 

 

SDA Bocconi School of Management

 

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