Lavoratori nell'arte al tempo del Coronavirus

MAMA, Master in Arts Management and Administration

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A cura di Andrea Rurale, Direttore di MAMA, Master in Arts Management and Administration

Se concerti, opere, spettacoli e visite a musei sono sempre e comunque garantiti gratuitamente on line a tutti anche in condizioni di crisi sarà ancora più difficile ottenere la tutela che da anni gli operatori culturali legittimamente reclamano per il loro settore.

 

L’arte ai tempi del Coronavirus c’è e vuole farsi sentire. E lo fa perché chi ha fatto dell’arte un lavoro sta dimostrando in queste settimane una generosità e altruismo straordinari, nonostante il precariato, i contratti a chiamata e le scarse tutele siano all’ordine del giorno. Questa situazione dove senza paga per i lavoratori che non sono assunti ma vivono di chiamate o scritture, senza acquistare i biglietti di ingresso di un museo e senza incassi di un concerto, l’arte viene comunque diffusa, rischia tuttavia di essere un pericolo per il futuro. 

 

Di questi momenti nei quali la comunità artistica degli operatori culturali sta dimostrando la massima generosità nel proseguire a produrre e promuovere l’arte, bisognerà tenere conto. Quando si parla di chiusura di fabbriche, la produzione viene interrotta e nessuno si aspetta che gli operai producano comunque, se i servizi vengono chiusi non è possibile beneficiarne ugualmente: nel caso dell’arte invece si è trovata una soluzione per proseguire a diffonderne, ciascuno come può, i benefici e le esperienze positive che genera.

 

Dalle visite on line delle sale infinite degli Uffizi alla scoperta dei tesori del Museo Egizio di Torino, passando per i concerti ora gratuiti delle piattaforme digitali delle migliori orchestre, fino a spettacoli teatrali registrati con una camera fissa immobile verso il palcoscenico. Da quando l’emergenza del Covid 19 si è intensificata assistiamo a una ondata di spettacoli in streaming anche di singoli artisti che usano le fotocamere dei cellulari per entrare in contatto con il pubblico. Come se i contatti personali che tradizionalmente alimentano scritture e ingaggi possano venire sostituiti da promozioni on line di concerti realizzati a casa.

 

Le preoccupazioni sul futuro di festival, teatri, musei e orchestre sono quotidiane: le attività vengono rinviate, le strutture chiuse e i festival e le stagioni verranno riprogrammate quando sarà possibile. Ciò che invece non si ferma è la creatività, la passione e la vena artistica di chi svolge una professione in questi settori che in questi momenti, nonostante le difficoltà per tutti, continua a emergere.

 

Ecco la situazione che ci si presenta oggi: direttori che presentano on line le opere delle collezioni dei musei (che suppliscono al lavoro delle guide ora a casa perché tipicamente ingaggiate a chiamata), musicisti che offrono concerti tramite social (bypassando il lavoro di chi tecnicamente permette la realizzazione di un concerto in un teatro o auditorium), orchestre che permettono l’ascolto in streaming di concerti (prescindendo da biglietti e servizi aggiuntivi) e spettacoli teatrali di teatri che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. Tutto avviene gratuitamente in un ennesimo regalo che i lavoratori del settore culturale fanno a tutti, indiscriminatamente, perché si è tutti consapevoli che l’esposizione al bello faccia bene, che l’arte sia considerata addirittura terapeutica e aiuti in momenti come questi.

 

Si tratta di una manifestazione di generosità di cui tutti sentono il bisogno e che sta facendo ipotizzare anche un nuovo modo di interagire con l’arte, che può essere avvicinata e apprezzata anche on line. Un approccio, quello virtuale, fino a poche settimane fa lontano anni luce dalla considerazione purista che la visita o l’ascolto dal vivo non potesse essere paragonabile con altro. Ora cambia il paradigma e ci si interroga come sarà l’interazione e il consumo culturale dopo questa emergenza che ci auguriamo non duri così tanto: le persone avranno ancora voglia di ritrovarsi insieme in massa a un concerto o in un museo? Varrà la pena andarci di persona se anche da casa o dal proprio device si può accedere a tutto?

 

Quando tutto questo sarà finito bisognerà tuttavia fare i conti il rischio che si tornerà a relegare gli operatori dei beni culturali in un settore di cui tutti parlano e che tutti apprezzano ed elogiano ma che nessuno seriamente pensa di proteggere e tutelare perché, sempre e comunque, l’ardore per l’arte e la cultura è così forte in chi ci lavora che sarà comunque sempre garantita grazie un altruismo così estremo che rischia di essere addirittura controproducente per il riconoscimento del proprio lavoro.

 

SDA Bocconi School of Management

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