Teoria in pratica

Costruire progetti nelle comunità locali

L’inclinazione alla cura concepita dalle organizzazioni, insieme allo sviluppo di un sistema di giustizia maturo, riesca a creare una cultura etica in grado di incoraggiare le singole attività a livello locale.

Il contesto

L’emergere di pratiche di inclusività rivolte alle comunità locali, e attuate dalle organizzazioni che operano nell’industria del gas e del petrolio nei Paesi in via di sviluppo, è un fenomeno relativamente nuovo. Eppure, in un periodo relativamente breve, queste attività si sono affermate in maniera stabile nei progetti delle organizzazioni del settore, trasformando – potremmo dire – queste stesse organizzazioni nei «paladini di un impegno comunitario».

 

Queste pratiche non sono tuttavia sempre percepite in modo del tutto positivo dalle comunità locali. In alcune aree del mondo l’impopolarità dei progetti, le proteste della comunità e la resistenza opposta alle organizzazioni stanno aumentando drammaticamente in termini di intensità e scala.

 

La maggior parte delle ricerche condotte finora presentano due limiti:

 

  • il primo risiede nell’adozione di un approccio centrato esclusivamente sull’organizzazione, che conduce a una rappresentazione delle relazioni con gli stakeholder diadica e indipendente, in cui la prospettiva è inevitabilemnte sbilanciata: la voce degli stakeholder, in particolare di quelli più deboli, finisce per risultare depotenziata e sottorappresentata;
  • il secondo ha a che vedere con la percezione di sé dell’organizzazione, che si concepisce come unità focale autonoma, isolabile dagli altri e dal più ampio contesto. Gli stakeholder, soprattutto quelli meno potenti, sono costretti in una posizione inattiva e sono impossibilitati a partecipare a processi decisionali che li riguardano direttamente. Tra questi stakeholder figurano le comunità locali a cui sono forniti spesso programmi di sviluppo non democratico imposti e non negoziabili.

 

Entrambi i limiti di questo approccio teorico e pratico, ancora prevalente, sono connessi a un insieme di caratteristiche storicamente incarnate dagli uomini.

 

Possiamo sostenere che le premesse maschiliste della teoria degli stakeholder esercitino un impatto profondo sul modo in cui le comunità locali sono concettualizzate sia dalle aziende dell’industria del petrolio sia dal mondo accademico che si occupa degli stakeholder. In entrambi i casi vengono premiati l’autonomia e il potere delle organizzazioni che abitualmente emarginano i soggetti più deboli, vale a dire le comunità locali.

La ricerca

Un recente studio ha esaminato le attività di assistenza fornite da alcune organizzazioni che operano nell’industria del petrolio e del gas in tre Paesi in via di sviluppo, nell’ambito dell’attuazione di quattro progetti e a partire dalla descrizione delle esperienze vissute dalle comunità locali.
L’obiettivo iniziale era quello di applicare la teoria degli stakeholder per esplorare l’influenza del comportamento delle organizzazioni sulla percezione dei progetti di sviluppo da parte delle comunità locali. Tuttavia, le mie osservazioni empiriche sulle attività di due organizzazioni con piani di azione molto diversi hanno rivelato che i punti di vista delle comunità locali non possono essere direttamente collegati agli orientamenti delle organizzazioni verso gli stakeholder.
Questo ha portato a interpretare i dati empirici attraverso la lente dell’etica della cura e dell’etica della giustizia, così come vengono teorizzate dal modello di Kohlberg, secondo il quale la giustizia nel ragionamento morale implica lo sviluppo della capacità di pensare in astratto. Sempre mutuandoli da Kohlberg, ho usato i tre livelli di maturità che incarnano la giustizia (dal più immaturo al più maturo): i costrutti morali riflettono le esigenze dell’individuo; l'equità nel processo decisionale è fondata su una comprensione condivisa delle norme sociali; la giustizia si incarna in alcuni principi universali.
Ho selezionato due organizzazioni con due orientamenti verso gli stakeholder opposti ed estremi: la società multinazionale del petrolio (MNOC), con sede in Europa che presenta programmi di sviluppo rivolti alle comunità locali articolati e supportati da consistenti investimenti finanziari; la compagnia petrolifera nazionale (NOC), di proprietà del Governo, che non ha all’attivo alcun progetto di sviluppo sistematico.
Per quanto riguarda la metodologia, ho usato la triangolazione per combinare metodi e fonti di dati. I dati primari consistono di 37 interviste semistrutturate e visite dirette sul campo. Ho inoltre condotto un’indagine sui social media, alla ricerca di video, notizie, tweet e articoli sui casi che ho indagato.
Attraverso alcuni attivisti mi sono messa in contatto con i membri delle comunità locali che hanno preferito rispondere alle mie domande tramite registrazione vocale. Grazie a queste interviste ho potuto conoscere la condizione dei villaggi e le relazioni con le organizzazioni. Ulteriori fonti di dati includevano quelle contenute nei documenti dell’organizzazione, nelle note raccolte sul campo, in articoli e documentari.
Per dare un senso ai risultati sulla distribuzione del potere tra le organizzazioni e le comunità locali, ho analizzato i dati empirici facendo riferimento alla struttura gerarchica o decentralizzata dell’organizzazione a livello locale.
L’analisi empirica ha rivelato che il processo di cura può essere influenzato dalle dinamiche di potere che attraversano la rete degli stakeholder. Attraverso una stretta comunicazione con le comunità, i responsabili delle decisioni di progetto a livello locale raccolgono la richiesta di assistenza che proviene dalle comunità locali, riportano queste istanze all’interno dell’organizzazione e rendono possibile lo sviluppo di più efficaci servizi di cura.

Conclusioni e implicazioni

  • Questa ricerca sottolinea il successo di un approccio bottom-up nel rapporto con le comunità locali e fa luce sulla capacità delle grandi organizzazioni di prendersi cura dei propri stakeholder distali. Inoltre, indica che la giustizia e la cura hanno entrambe alcune caratteristiche utili, sono complementari, socialmente costruite e non mutuamente esclusive.
  • Ho potuto osservare che individui con rapporti di potere diseguali, se chiamati a collaborare, riuscivano a costruire nel tempo un comune senso di appartenenza. Riconoscendo la multidimensionalità dell’organizzazione, delle comunità locali e del personale di progetto e frammentando i ruoli predefiniti nella gerarchia in molteplici identità, ogni individuo risultava arricchito. E ogni individuo arricchito otteneva o dava potere ad altri individui altrettanto arricchiti caratterizzati da una sé simile dal punto di vista relazionale.
  • Il senso di appartenenza a un particolare gruppo identitario produceva una maggiore vicinanza tra stakeholder: il potere risultava dunque più uniforme quando distribuito in rete.

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