Teoria in pratica

Rispondere alle disruption di conoscenza: i medici di fronte alla pandemia

Il contesto

La conoscenza è fondamentale nel guidare i professionisti nello svolgimento del loro lavoro. Costituisce la base per i processi inferenziali che consentono loro, in quanto esperti, di trovare le soluzioni ai problemi, ed è la base per rivendicare la propria competenza su compiti, status e autorità. La conoscenza è fondamentale per il lavoro professionale perché consente ai professionisti di agire con un certo grado di certezza e razionalità su problemi complessi e incerti. Questa centralità della conoscenza testimonia l’aspetto cognitivo-razionale della professionalità e ha effetti importanti sui singoli professionisti. Se infatti è la conoscenza a consentire ai professionisti di agire con certezza e razionalità, è probabile che le cosiddette «disruption di conoscenza» – eventi o cambiamenti sociali a lungo termine che la mettono in discussione – siano avvertite e sperimentate a un livello molto profondo.

 

La teoria precedente si è concentrata sulle «interruzioni» di conoscenza che sono accompagnate dall’emergere di un corpo di conoscenze alternativo. In questi casi, quando l’inadeguatezza del corpo di conoscenze di una professione appare evidente e l’autorità e l’efficacia delle competenze esistenti risultano compromesse, i meccanismi attraverso i quali i professionisti rispondono sono essenzialmente due:

 

  • ripristinare, almeno parzialmente, l’adeguatezza delle loro conoscenze – e mitigare l’incertezza creata dall’interruzione di conoscenza – espandendo la loro base di conoscenza per incorporare selettivamente elementi dal corpus alternativo di conoscenze;
  • impegnarsi in politiche che delegittimino il corpo alternativo di conoscenze e difendano di conseguenza la propria base di conoscenza.

 

Potrebbero, tuttavia, verificarsi interruzioni di conoscenza che rendono incerta l’adeguatezza della conoscenza di una professione senza che emerga allo stesso tempo un corpus di conoscenze alternativo. È il caso, per esempio, di sfide sociali rappresentate da minacce alla salute pubblica, recessioni economiche e finanziarie o cambiamenti naturali a lungo termine. Si tratta di interruzioni della conoscenza – caratterizzate da incertezza radicale e difficile da mitigare, complessità, ed evoluzione non lineare – di fronte alle quali la conoscenza professionale specializzata si dimostra del tutto inadeguata.

 

La pandemia di Covid-19 rappresenta un caso esemplare di disruption della conoscenza, un evento imprevedibile, complesso sia per le sue cause sia per le sue manifestazioni in ambito economico, ambientale e sociale, difficile da prevedere nella sua evoluzione non lineare e, come tale, intrinsecamente difficile da risolvere.  

La ricerca

Questa ricerca si basa su uno studio approfondito del modo in cui, in Italia nel 2020, alcuni medici hanno affrontato la pandemia di Covid-19 (l’Italia è stato il primo Paese occidentale a sperimentarla). È stata condotta in uno dei più grandi ospedali della città di Milano, in Lombardia, un centro medico accademico ad alta intensità di ricerca con 600 posti letto, che è diventato una struttura dedicata al Covid-19 e ha ammesso pazienti provenienti dall’intera regione. I medici della struttura sono stati pionieri nello sperimentare e rispondere all’interruzione della conoscenza data dalla pandemia di Covid-19 nel contesto del loro posto di lavoro.

 

Abbiamo triangolato diverse fonti di dati primari e secondari che ci hanno permesso di ricostruire il complesso contesto sociale in cui i medici hanno lavorato durante la prima fase della pandemia.

 

  • 81 interviste semi-strutturate. Con il supporto del dipartimento delle risorse umane, abbiamo reclutato e intervistato 74 medici, che rappresentano quasi l’80 per cento del numero totale di medici attivi durante la prima epidemia di Covid-19. Queste interviste hanno permesso non solo di ricostruire i principali cambiamenti avvenuti nell’ospedale, ma anche di apprezzare il ruolo svolto dai medici nella risposta all’epidemia.
  • Comunicazione interna e materiali d’archivio dell’organizzazione. Per studiare come le azioni dei medici fossero integrate nella più ampia comunità professionale medica, abbiamo rintracciato i materiali scientifici (273 articoli) su Covid-19 prodotti nel tempo dai medici della struttura, nonché le loro presentazioni video a conferenze mediche (15 video).

 

Ci siamo spostati iterativamente tra dati, teoria emergente e letteratura, seguendo un approccio di astrazione graduale che prevede quattro passaggi.

 

  1. Analisi del Covid-19 come interruzione della conoscenza professionale e raggruppamento temporale basato sull’impatto dell’incertezza sull’inferenza dei medici.
  2. Codificazione sistematica delle dinamiche emotive dei professionisti legate alla disgregazione della conoscenza dovuta al Covid-19.
  3. Analisi e categorizzazione delle risposte dei professionisti e del meccanismo motivante.
  4. Rapporto tra costrutti ed elaborazione di modelli.

 

L’analisi induttiva delle risposte dei medici italiani ha messo in evidenza l’inadeguatezza delle conoscenze specialistiche per la diagnosi e il trattamento dei pazienti, il sorgere di emozioni epistemiche negative (emozioni che si riferiscono alla conoscenza e ai processi di conoscenza) e l’emersione di un senso professionale del dovere morale (di cura). Per compensare l’inefficacia del lavoro basato sulla conoscenza, i medici hanno avviato e dato priorità a una serie di pratiche orientate al servizio, privilegiando la dimensione collaborativa e umanistica del lavoro

 

Conclusioni e implicazioni

La nostra ricerca descrive le soluzioni attraverso le quali i professionisti, nel normale svolgimento del loro lavoro, rispondono alle interruzioni di conoscenza associate a sfide sociali talmente complesse da minare l’adeguatezza della conoscenza di base stessa. Contribuisce alla letteratura sulle professioni e sulle organizzazioni in due modi.

 

  1. Concettualizza la categoria distintiva delle interruzioni della conoscenza ed estende la teoria precedente. Mette in relazione le interruzioni della conoscenza con le dinamiche emotive dei professionisti, introduce la categoria delle emozioni epistemiche dando loro rilevanza nel contesto del fallimento del lavoro professionale.
  2. Scopre le dinamiche a livello micro con le quali i professionisti possono rispondere alle interruzioni della conoscenza dovute a una situazione di incertezza assoluta. A differenza della letteratura precedente che ha enfatizzato le pratiche cognitive di espansione della conoscenza e le strategie di difesa giurisdizionale, noi teorizziamo che le pratiche di lavoro collaborativo e umanistico, lontane dalle pratiche tradizionali incentrate sulla conoscenza, possono consentire ai professionisti di sviluppare una risposta alternativa ma comunque praticabile e costruttiva.

 

I professionisti, incapaci di mitigare l’incertezza generata dalla interruzione di conoscenza attraverso strategie basate sulla conoscenza e nonostante le forti emozioni epistemiche negative sperimentate, appaiono motivati da un accresciuto senso del dovere morale, e si impegnano in pratiche orientate al servizio del lavoro collaborativo e umanistico, molto diverse da quelle incentrate sulla conoscenza a cui sono abituati. Pratiche ispirate dalla necessità di rispettare una funzione professionale di servizio, piuttosto che da una comprensione della professionalità radicata nella conoscenza e nella razionalità.

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